Mina Fossati, finalmente insieme nel nuovo progetto della Tigre di Cremona. Dal 22 novembre
Mina Fossati: un titolo minimale, scarno, che fa leva sulla potenza roboante dei protagonisti di questo progetto – un album di inediti in uscita il 22 novembre- ed è tutto un programma.
I due avevano in mente di incidere un disco insieme già nel 1997 ma il progetto naufragò a causa di un mancato accordo tra le rispettive case discografiche. Ma l’idea piaceva troppo a Mina, che a distanza di vent’anni ha richiamato Ivano Fossati per chiedergli di tornare a lavorarci su. Nel corso di quei quattro lustri, però, il cantautore ha deciso di abbandonare il palcoscenico e ritirarsi: era il 2011 quando Fossati annunciò il ritiro dalla scene, ritirandosi e limitandosi a scrivere per qualcun altro (Laura Pausini, Giorgia, Fiorella Mannoia, Loredana Bertè). Ma, si sa, quando la Tigre di Cremona chiama è difficile dirle di no.
Così Fossati nel corso della presentazione dell’album alla stampa: «Ho raccontato la cosa a mia moglie: “Sai, Mina pensa ancora a questo progetto ma io sono combattuto, in dubbio”. Lei mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “se dici di no a Mina chiedo il divorzio”». I coniugi Fossati vissero felici e contenti e Mina, con il suo intuito ineguagliabile, è riuscita a dare vita a un progetto prezioso.
Undici tracce (ne è rimasta fuori solo una, giudicata da entrambi troppo zuccherosa) in cui emergono le due personalità marcate, così diverse eppure così gradevoli nel loro accostamento. Da un lato lo stile ruvido e permeante del cantautore genovese, le sue parole capaci di costruire sceneggiature intense nel giro di quattro minuti (secondo più, secondo meno); dall’altro una, nessuna e centomila Mine diverse, tutte quelle che abbiamo amato nel corso della sua carriera: quella ironica e sfacciata, quella romantica, quella delusa e arrabbiata. C’è persino la Mina giocosa di Pioggia di marzo e Sacumdì sacumdà in questo disco: la troviamo in Farfalle, una filastrocca leggera ma piena di sfaccettature (Profumo di spiaggia / Di cinema all’aperto / Di baci sulla spider / Con il clima ancora incerto).
È un album che pone l’attenzione sull’importanza del presente, del “qui e ora”: d’altronde, come confermato dallo stesso autore dell’intero progetto, è proprio l’interesse verso il presente la cosa che lo unisce in maniera netta a Mina. Per quanto riguarda il futuro, invece, Fossati torna alle vecchie promesse/premesse: «Dopo otto anni la mia decisione non cambia: non torno a fare dischi né concerti, ma per niente al mondo mi sarei negato la gioia di scrivere questo album. Nessun musicista sano di mente direbbe no a Mina».
Gli arrangiamenti dell’album sono curati in maniera magistrale dall’immancabile Massimiliano Pani che, sempre nel corso della presentazione, ha ammesso di aver realizzato un sogno d’infanzia lavorando a questo progetto: «Sono da sempre un grande fan di Ivano Fossati: con i soldi della mia prima paghetta comprai La casa del serpente». Era il 1977 e da quell’album di Fossati Mina avrebbe poi rubacchiato per sé Stasera io qui e Non può morire un’idea per Mina Live ’78, e la title track per Caterpillar del 1991.
Una menzione speciale la merita Celso Valli, che ha curato gli arrangiamenti degli archi in L’infinito di stelle e Luna diamante, due dei pezzi forti dell’album. Una particolare attenzione si può notare nella scelta di legare i vari pezzi del disco -così come i loro umori, tutti diversi- con degli strumenti-chiave quali la fisarmonica e la chitarra blues.
Nell’album, proprio come per gli strumenti musicali, le voci dei due si alternano, si toccano, si sfiorano, si rincorrono: ci sono brani pensati per essere cantati in due (la maggior parte) ma anche intimi spazi che Mina e Fossati si sono ritagliati da solisti, riservando però -quasi come un easter egg, una sorpresa, una piccola chicca- un po’ di spazio per qualche doppia voce, frase o bisbiglio dell’altro.
Non si lasciano mai, Mina e Fossati, in questo disco: giocano insieme.
Giocano al melodramma con Luna diamante, che presto ascolteremo anche in sala nel nuovo film di Ozpetek, La dea fortuna (in uscita al cinema il 19 dicembre). Un brano in cui l’interpretazione di Mina porta alla luce la sofferenza di una donna alle prese con un amore dall’andamento stanco, un grido d’amore, di sofferenza, di passione sfiancante.
Giocano agli indiani in Tex Mex, singolo dal sapore latineggiante (già in rotazione nelle radio) che racconta di un uomo e una donna che si rimproverano la reciproca sfuggevolezza.
A chi ha chiesto all’autore se la carrettera citata nel pezzo fosse la stessa di Non sono una signora, altro brano di culto di Fossati, quest’ultimo ha risposto di averci fatto caso ma no, questa è un’altra carrettera: è una strada nel New Mexico, quella che lo vedeva in viaggio con la Tigre.
Si divertono a ridere degli equivoci dell’esistenza in L’uomo perfetto, brano dal ritmo tribale (tra i più trascinanti del disco).
La guerra fredda è il duetto per eccellenza: un dialogo a due voci sull’ineffabilità del perdono, nella vita personale come nella grande Storia (La guerra fredda è fuori moda, si è spenta, è passata / Le nostre guerre non esistono più / Ma c’è una goccia di speranza / Dentro parole come queste / Che ti mando).
Sembra tratta da un altro album-capolavoro della Tigre, Bula Bula (2004), Ladro: un r’n’b in cui ritroviamo la Mina sfacciata e grintosa nei panni di una donna che, dopo alcune traversie, ritrova sé stessa. Anche in questo caso incombe -ma in maniera lieve, sottile, in punta di piedi – la presenza di Fossati che qui pare quasi sussurrare, quasi ossequioso verso la presenza esplosiva della compagna di viaggio.
Alla fine di questa giostra di umori si insinua un pensiero: e se tra le proposte (sempre più numerose) dell’indie italiano, che troppo spesso nasconde dei testi poverissimi dietro a melodie tanto accattivanti quanto capziose e arrangiate “alla Battisti” o “alla Fossati”, i più indipendenti -e onesti- fossero proprio questi due giganti della musica? Sgomberato il campo dall’indipendenza dalle case discografiche (anche perché, a dirla tutta, gli artisti della scena indie italiana tanto in voga oggi sono quasi tutti prodotti dalle major), la vera libertà risiede nella capacità degli autori e degli interpreti di liberare il proprio genio nel proprio lavoro. E attualmente, in circolazione, non c’è niente di più indie (almeno nello spirito creativo) di “Mina Fossati”.