Dalla tragedia greca all’ironia più sprezzante, dalla pornografia alla favolistica infantile, la pittura di Maurizio Bongiovanni ritorna, per la seconda volta a Milano, negli spazi dello Studio D’Arte Cannaviello, invitando ad entrare in una dimensione onirica, fatta di tutti questi elementi mescolati in sfumature pastello dal forte impatto estetico ed emotivo.
Dalle tele di varie dimensioni presenti in mostra, emerge un’autorialità originale che non si limita a un genere binario, ma che riesce ad includere qualsiasi persona nella propria storia tramite rappresentazioni a gender. Bongiovanni, non ama definirsi “artista queer”, pur ammettendo che l’elemento queer emerge dalle sue opere come forma di libertà espressiva dell’individuo. Il suo lavoro ha origine dal suo sentire e dalla quotidianità, che elabora in un processo artistico che ha inizio dal disegno digitale e si traduce in elemento pittorico. La pittura è considerata dall’artista un atto rivoluzionario, ma anche un gioco infantile ed allo stesso tempo una prostituta che seduce e conquista.
I soggetti di Bongiovanni sono chiassose maschere dalla fisionomia ambigua e coperta dal make-up “che diventa uno strumento di narrazione per personaggi apparentemente spavaldi ma tragici”, come spiega lo stesso. La sua ritrattistica ha uno sguardo pieno di solitudine, ma che richiama l’altro in cerca di un dialogo aperto e continuo. È un lavoro intimistico da cui emerge la ricerca della propria identità nell’era del mondo digitale e della cosiddetta “società liquida”.Liquida, come vuole essere la pittura di Bongiovanni, che si ispira alle letture di Bauman e rifiuta categoricamente ogni etichetta, che sia applicata allo stile o alle sue tematiche.
La sua frammentarietà diventa fondamentale e testimonia l’eterogeneità delle fonti a cui attinge. Queste ultime si mostrano a chi osserva, come se uscissero dal proprio subconscio in un flusso di riferimenti che sembrano prendere spunto dall’era di internet, somigliando a degli ipertesti che danno all’utente un accesso infinito ad informazioni e mondi virtuali. Inoltre, l’artista delinea il corpo umano con un aspetto erotico con nudi che riescono ad essere delicati, sensuali ed animaleschi allo stesso tempo. Egli lotta contro i diversi tentativi di classificazione del suo lavoro per sottolineare la propria libertà di espressioneche si rivela essere un perfetto ponte di congiunzione tra passato e presente, naturale e artificiale, comico e tragico.
Le tele presenti nello Studio D’arte Cannaviello, dal 21 Novembre 2019 al 14 Gennaio 2020, raccontano l’investigazione degli ultimi anni dell’autore che reinterpreta il contemporaneo egregiamente, rivelandone le sue qualità reali e fittizie insieme alle sue contraddizioni.
Maurizio Bongiovanni è nato a Tettnang nel 1979. Vive e lavora tra Milano e Londra. Bongiovanni ha esposto i suoi lavori presso The Guildhall Art Gallery (Londra); EveLeibe Gallery (Londra); The Century Club (Londra); Studio d’arte Cannaviello (Milano). Ha partecipato a diverse residenze internazionali quali: Vermont Studio Center in America, La Napoule Art Foundation in Francia, IARB Residency in Cina e la SIM in Islanda. Nel 2018 e 2019 è stato invitato dalla Fondazione Lac o Le Mon. Nel 2013 e 2014 ha partecipato alla Fondazione Spinola Banna per l’arte, con gli artisti Doug Ashford, Liliana Moro e Mario Airò. Nel 2014 ha frequentato l’InternationaleSommerakademie di Salisburgo con l’artista Felix Gmelin. Nel 2012 vince il premio GAI – Giovani Artisti Italiani e partecipa alla Fondazione Valparaiso in Spagna. Le opere di Bongiovanni sono state riportate in pubblicazioni come Nature Morte di Thames& Hudson, L’Uomo Vogue, Artribune e Queen&Country Magazine.
Maurizio Bongiovanni – Peacock’seyes
Studio d’arte Cannaviello
Dal 21 novembre 2019 al 14 gennaio 2020
Piazzetta Maurilio Bossi, 4 – 20121 Milano
martedì – sabato, h 11:00-19:00