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(S)punti di vista. Elogio di Franceschini, che quando fa il ministro fa contare l’Italia

Su iniziativa di Franceschini presentata al Consiglio dei ministri europei della Cultura, l’Unione Europea ha accettato di reinserire la cultura nel portafoglio della commissaria Gabriel

Pensoso e preoccupato Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini, ministro della cultura
Pensoso e preoccupato Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali
Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali

Se poi ne scaturirà qualcosa di buono, questo lo si potrà constatare soltanto nel tempo, come sempre quando di mezzo c’è la politica e i delicati equilibri con le dinamiche comunitarie. Ma intanto va registrato che quando l’Italia riesce a far sentire la sua voce sulla scena dell’Unione Europea, spesso accade per iniziativa di Dario Franceschini, nel ruolo anche attuale di Ministro per i beni culturali. Era successo quando il politico ferrarese si fece promotore a livello continentale dell’istituzione dei Caschi Blu della Cultura, riuscendo a ritagliare all’Italia un ruolo preminente nella neonata struttura. Accade oggi, quando si apprende che l’Unione ha accettato di reinserire la cultura nel portafoglio della commissaria Marija Gabriel, un’iniziativa di Franceschini che presentata al Consiglio dei ministri europei della Cultura aveva ricevuto il sostegno di Germania, Spagna, Francia, Polonia, Slovenia, Grecia, Portogallo, Slovacchia, Estonia, Ungheria e Cipro. “La decisione della Presidente Ursula von der Leyen, che ringrazio per sensibilità e intelligenza politica, restituisce dignità alla cultura, riparando così all’errore commesso nel non aver previsto una delega specifica per un settore fondamentale”, ha commentato il ministro. “Il nostro continente è il principale produttore e consumatore di contenuti culturali e creativi, parte determinante della nostra economia e pilastro fondante della nostra identità culturale. Adesso anche in Europa dobbiamo avere la capacità di passare da politiche difensive a politiche coraggiose per esportare i nostri contenuti e creare piattaforme europee. Nel contesto globale la dimensione europea è quella minima per avere forza contrattuale davanti alle grandi multinazionali e ai giganti della rete”.

Massimo Mattioli

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