“Constructed situations” è l’esposizione inaugurata il 21 novembre a Venezia all’Istituto S. Maria della Pietà. Curata da Masha Sergeeva, la mostra studia il processo di allontanamento dell’uomo dalla natura poiché, preso dal timore, si inventa situazioni inventate pensando di poterle controllare. Che ruolo ha l’uomo nell’ecosistema globale? Fino che punto può intervenire nel recesso di evoluzione attraverso la tecnologia? E tutti questi eventi catastrofici, che colpirono in primis la città di Venezia, sono solo un’altra fase nella crescita naturale dell’ecosistema o sono stati creati dall’uomo? Sicuramente è impossibile negare la crisi dei rapporti tra l’ambiente creato dall’uomo e la natura. Già i filosofi Adorno e Horkheimer videro nell’uomo l’aspirazione di dominio, causa della catastrofe odierna. La cieca sete di predominio e “il progresso ad ogni costo” sta portando l’uomo alla distruzione.
Gli artisti del Moscow City Project Alexandra Paperno, TatyanaAkhmetgalieva, Margo Trushina, KirillGarshin, Vadim de Grainville (Grigoryan), IlyaFedotov-Fedorov e Aljoscha cercano di creare situazioni ed ecosistemi muovendo, spostando, sviluppando e dando vita agli elementi che li costituiscono ma senza intervenire per controllarne il comportamento. Il loro obiettivo è di indagare la natura della nascita alla sua evoluzione. Vogliono ricostruire le condizioni originarie degli eventi piuttosto di inventarne di nuovi, illusori e fini a sé stessi. La loro arte tenta di costruire mondi e universi per poi rimanere a contemplarne lo sviluppo.
Lo spettatore visitante si troverà di fronte a tre video installazioni: la prima, DrawingLesson di Paperno,gioca con i canoni della produzione teatrale classica per cui ogni elemento in scena riporta ad un significato simbolico. Qui i suoi riferimenti rimandano all’educazione artistica, alla storia dell’arte e alla rappresentazione: una mano, che viene dall’alto, dispone in fila dei cavalletti in uno spazio illusorio. Evidente la critica alle scuole d’arte. Il secondo video, Fragile Island di Akhmetgalieva, ci pone alcuni interrogativi: come immaginiamo il nostro rifugio ideale? Come immaginiamo la nostra isola personale? Lo spettatore si ritrova immerso uno spazio racchiuso tra scale, armadi e sale riempite con palme solitarie poste in una condizione di serra. Immagini a noi familiari ci trasmettono disagio, il tutto condito con effetti sonori meccanici, creati dal filosofo e psicoanalista Viktor Mazin. Il terzo, Eclipsedi Trushina, è un video dal formato circolare in cui l’artista studia le correlazioni ed i flussi invisibili che legano i corpi umani e “disumani” alla terra. Facendo riferimento all’immagine dell’eclissi, riflette sulle esperienze individuali di ogni uomo connesse alla natura ed i problemi globali: dalle crisi ecologiche al post umanesimo come nuova forma di pensiero. Osservando il moto della luna e dei corpi celesti, Trushina indaga nuove forme di connessione con la natura e la possibilità di cambiare il nostro modo di pensare. Lo scopo è ricercare un punto in comune che possa fare da riferimento sia per la specie umana che tutti gli altri abitanti del pianeta.
In mostra sono esposti anche olii su tela ed acquerelli a tecnica mista su tavola dell’artista Garshin: con Nocturnal Animals ci troviamo immersi in un paesaggio selvaggio e tetro. I soggetti dipinti sembrano essere stati disturbati e colti di sorpresa da un lampo improvviso. Una narrazione semplice è intrisa di mistero. Il bestiame dipinto con mucche e capre rappresenta la personificazione dell’essere umano e la sua incapacità di vivere nella “natura selvaggia del domani incerto”.
La serie di incisioni SpiceOrgy di Grigoryan, che richiamano il libro “Ritratti di morale e d’amore”, sono invece il simbolo della nostra capacità di imparare da esperienza passate e trovare un equilibrio tra il “troppo” e il “non abbastanza”. L’artista utilizza pagine scollegate, acqueforti e stampe a mano e citazioni senza tempo di Spinoza, il tutto accompagnato con illustrazioni contemporanee, che palesano il risultato dell’avidità umana: l’Amazzonia distrutta, la taiga siberiana vittima del riscaldamento globale e gli oceani ormai senza vita.
Infine, nella sala centrale lo spettatore incontrerà la scultura di Fedotov-Fedorov, o meglio un acquario abitato da pesci, il quale simboleggia il non-controllo, nonostante gli sforzi dell’uomo, alle forme vitali che si adattano velocemente ai nuovi ambienti, mutano ed evolvono e il sitespecific di Aljoscha, che attraverso le forme biomorfiche tenta di produrre nuovi mondi creando col plexiglass organismi sconosciuti. Riuscirà l’uomo a fare pace con la natura?
Informazioni utili:
“ConstructedSituations” sarà visitabile dal 21-26 novembre 2019 all’Istituto S. Maria della Pietà, di Venezia,a cinque minuti da piazza S.Marco.