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Scomodare la routine: le intelligenti provocazioni di Biancoshock da Wunderkammern Milano

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Dopo la personale di Dan Witz, la sede meneghina della Wunderkammern prosegue la propria programmazione con Disturbe del milanese Biancoshock, lo street artist che getta luce sulle contraddizioni del nostro secolo. Fino al 21 dicembre.

Bianco in quanto non-colore, duttile e trasformabile, come i ribaltamenti di prospettiva che l’artista suggerisce su oggetti del quotidiano. Shock perché i suoi interventi sull’arredo urbano sono semplici e immediati, come piccole scosse che spingono il passante a distrarsi per un attimo dalla routine. In entrambi i casi, si tratta di scomodare l’osservatore dalla monotonia del quotidiano, da questioni o situazioni scontate, per generare una riflessione più profonda. Fino al 21 dicembre, la sede milanese della Wunderkammern, in via Edmondo de Amicis, prosegue la ricerca nell’urban art con Disturbe, la personale di Biancoshock a cura di Giuseppe Pizzuto.

Biancoshock, Horizons, Ulm, Germany, 2017

Prendete un cartello stradale, un cassonetto della spazzatura, un tombino, un materasso sfasciato e privatelo o arricchitelo di un dettaglio in grado di cambiarne l’aspetto e il significato, il tutto con una buona dose d’ironia e, perché no, un po’ d’irriverenza.  Questo il modus operandi di Biancoshock quando stende le sue provocazioni sulla tela di un ambiente urbano, da Milano a Praga, da Londra a Malta. Tra i temi ricorrenti, la povertà in ambiente cittadino e il suo essere ignorata dalla società, il consumismo, la supremazia dei social network, o ancora, lo stato di abbandono di alcune aree urbane o il fragile rapporto tra uomo e natura nelle grandi città.

Biancoshock, Bank of dreams, Milano, 2017

Come molti colleghi, lo street artist milanese mantiene l’anonimato per porre in primo piano l’intento comunicativo delle sue opere. Di lui sappiamo che è nato a Milano nel 1982, e che è già nel 1995 che si affaccia all’arte urbana, esplorando il mondo del Writing e della Graffiti Art. Ma è il 2004 a sancire l’inizio del suo percorso di Urban Hacking, focalizzando gli interventi su oggetti quotidiani che passano generalmente inosservati: una foto e alcuni mazzi di fiori ai piedi di un tronco tagliato commemorano l’ennesimo albero tagliato per far spazio al cemento ((Fo)rest in peace, 2011), cartoni, bottiglie rotte e una coperta sporca ricoprono la statua di un angioletto, che assume le sembianze di un senzatetto alcolizzato (Welcome, 2011). Il 2014 è invece l’anno della svolta: rendendosi conto di come non esista una categoria in grado di contenere la sua attitudine urban e il suo côté performativo, l’artista conia il termine di Ephemeralism, un non-movimento che include tutte le opere di urban art che esistono nello spazio per un periodo limitato ma persistono grazie alla documentazione fotografica e video.

Biancoshock, WEB 0.0, Civitacampomarano, 2016

Nel bianco immacolato della Wunderkammern di Milano, inaugurata a ottobre, Disturbe consacra il quindicesimo anno di attività dell’artista, ripercorrendo tutte le fasi che hanno contrassegnato la sua produzione: ci sono le stampe fotografiche che documentano alcuni interventi avvenuti in varie parti del mondo, come nel caso di Borderlife, progetto svolto in alcune aree dismesse tra Milano e Lodi, in cui l’artista ha arredato alcuni tombini a mo’ di casa per riflettere sulle condizioni disagiate in cui molte persone continuano a vivere nelle nostre città. Oppure l’installazione9 sec show, un acquario di pesci rossi arredato come fosse un museo. Di fronte, una sedia invita lo spettatore a prestare 8 secondi di tempo alla scena (la soglia media dell’attenzione ai tempi dei social dimostrata da Microsoft nel 2015). Poiché i pesci rossi hanno una memoria di 9 secondi, che possano apprezzare una mostra d’arte meglio di noi? O ancora, i giochi e le scomposizioni letterarie che riflettono sul ruolo della cultura, da un libro completamente riscritto su un’unica riga senza mai andare a capo, opera che ben rappresenta la difficoltà per un artista di portare avanti un percorso autonomo a un’intera tesi riscritta su un’unica pagina utilizzando una macchina da scrivere, un foglio nero in cui a malapena si distinguono i contorni delle parole: come sulla pagina non c’è spazio per il bianco, nella società non c’è spazio per la cultura.

Biancoshock, 9 sec show, 2019 | Foto: ArtsLife
Biancoshock, Graffititricks (dettaglio), 2014-2019 | Foto: ArtsLife
Biancoshock, Borderlife, Lodi-Milano, 2016

Informazioni

Wunderkammern Milano

Via Edmondo de Amicis 43

Martedì-Sabato 11-19

 

*Biancoshock, Social Reich, NUART Festival, Stavanger, Norway, 2014 | Foto: Frank Shortt

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