Nel cuore della Spagna, in un’antica e piccola città che, tempo addietro, fu capitale, si cela nell’edificio Casa del Sol uno spazio interamente dedicato a Joan Mirò. Siamo nella fredda e uggiosa Valladolid, dove lo scorso 30 settembre ha inaugurato, in una delle sedi del Museo Nacional de Escultura, l’esposizione Mirò. La Musa Blanca.
In questo antico palazzo la sala al pian terreno è dedicata all’artista Joan Mirò, pittore, scultore e ceramista d’origine spagnola. Nato a Barcellona nel 1893, inizia a disegnare già in età infantile rendendolo il suo medium prediletto, anche se durante il suo percorso artistico non abbraccia solo la pittura. Infatti, durante un ritiro a Mont-Roig (Tarragona), scoprì e cominciò a sviluppare la sua passione per la scultura. Lo stile utilizzato in questo ambito si discosta molto da quello da lui utilizzato precedentemente con il pennello: un approccio molto più furioso e radicale ma comunque poetico. Difatti, poesia e pittura per lui diventeranno due mondi inseparabili.
Inizia così a frequentare scrittori surrealisti come Artaud, Bataille o Éluard da cui prenderà ispirazione per le sue composizioni, avviandosi verso una ricerca del linguaggio onirico e di creature fantastiche, presto trasformate in un’attrazione per gli oggetti di origine popolare, domestica o naturale. Comincia a circondarsi di oggetti comuni che, nel loro insieme, creano un museo particolare.
Nel 1927 Mirò dichiara il suo desiderio di “assassinare la pittura” e comincia, quindi, a lavorare con materiali particolari come sabbia, mattoni, legno, pece e carta vetrata che presto suscitano in lui l’attrazione per il volume, e quindi per la scultura. Approccia temi come la crudeltà, l’esasperazione e la catastrofe. Inizia quindi a modellare a tre dimensioni il suo universo immaginario:
“Modellare con le mani mi provoca un piacere fisico che non raggiungo con la pittura”
Inizia a sperimentare le tecniche più varie, usando però, prevalentemente, quella del bronzo a cera persa. Parte da oggetti reali che riproduce prima in argilla o in gesso e poi fonde nel bronzo e li accatasta in verticale per dargli una forma monumentale, ironica e assurda. I titoli delle sue composizioni si ripetono in continuazione lungo tutto il suo percorso artistico: Teste, Personaggi, Donne, Uccelli…
I 30 modelli che possiamo ammirare nell’esposizione portano proprio questi nomi. Realizzati principalmente in gesso, pochi di questi sono stati poi trasportati nel loro stadio finale in bronzo.
La sala dove sono esposte le sculture sembra forse un po’ troppo piccola per ospitarle tutte. I modelli hanno infatti una collocazione a prima vista molto disordinata e casuale che dà un senso di confusione, ma è forse proprio questo ammassamento che ci trasporta in una realtà parallela: quella dello studio di Mirò.
Questo fa si che l’immersione possa essere totale, mettendo in prima linea non solo i modelli e lo spazio, ma anche lo spettatore che, circondato dalle sculture, riesce a immedesimarsi nel ruolo dell’artista. Un alternarsi di modelli classici e opere innovative che intende far riflettere sulla differenza tra copia e originalità. Durante il percorso ci troviamo davanti copie di famose sculture greche e romane come Dione e Afrodite, per poi vedere subito accanto un’opera del tutto singolare, ispirata probabilmente all’arte classica. È anche sorprendente notare come durante il corso della storia le cose siano cambiate tanto, un confronto continuo tra passato e attualità, due dimensioni apparentemente diversissime ma in realtà collegate.
L’esposizione sarà aperta fino al 15 Marzo 2020 alla Casa del Sol, dal martedì al sabato dalle 11.30 alle 14.30 e dalle 16.30 alle 19.30, domenica aperta solo la mattina. Entrata gratuita.