La breve ma intesa stagione di Corrente ha rappresentato per il mondo culturale e pittorico dell’Italia tra le due guerre un momento d’apertura alle influenze europee, un’evasione dall’autarchia intellettuale imposta dal regime. A Milano fino al 19 marzo una mostra ne racconta la genesi, lo sviluppo e la precoce fine.
“Credo al Romanticismo senza prefisso, perciò credo a Delacorix contro Ingres; a Rosso contro tutta la scultura Italia del suo tempo. Non alludo a nessun ritorno al Romanticismo nella sua accezione storica. La questione non è storica ma estetica”. Queste parole di Renato Birolli apparse su Domus nel 1936 fungono da perfetta introduzione al complesso sistema di influenze culturali a cui Corrente faceva richiamo: dal 21 novembre presentate nella loro complessità e completezza nella mostra Corrente e l’Europa alla Fondazione Corrente. L’ambientazione è tutta milanese, dove nel 1929 giunge da Torino, Edoardo Persico, figura chiave per la nascita e lo sviluppo di un movimento europeista.
La sua azione di agitatore fece confluire nel capoluogo lombardo un vento internazionale che a sua volta dispiegò lo sguardo di molti artisti verso quella che era la capitale mondiale dell’arte del momento: Parigi. Basti pensare al suo biennio, 1930-31, come direttore della Galleria del Milione dove ospitò le esposizioni di Légere, Marcoussis, Ernst, Picasso, Braque, Derain, Chagall e Dufy. Di poco successive furono due fondamentali conferenze: L’Ottocento nella pittura Europea e Mistica dell’Europa. Ma Persico non era il solo a volgere il suo sguardo oltre le alpi nel tentativo di creare un vivace stimolo internazionale all’interno del panorama culturale milanese. Fondamentale fu Ernesto Treccani che nel 1938 fondò la rivista Vita Giovanile, poi diventata Corrente, alla quale contribuirono Luciano Anceschi, Remo Cantoni, Giosue Bonfanti, Raffaele De Grada, Dino Formaggio, Enzo Paci e Vittorio Sereni. Nel 1940 la pubblicazione venne chiusa, al suo posto venne aperta la Bottega di Corrente, che in seguito diventò la Galleria della Spiga e Corrente, esperienze, anch’esse, di breve durata.
Questo turbinio intellettuale influenzò radicalmente un gruppo di artisti come Arnaldo Badodi, Renato Birolli, Giuseppe Migneco, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Aligi Sassu, Emilio Vedova, Italo Valenti. La comunanza, tra loro, non era tanto stilistica quando morale e attitudinale: ciascuno di loro distillò dal romanticismo lo spirito partecipativo della pittura al sentimento umano, dall’espressionismo la libera espressione coloristica e le iconografie, dal realismo lo sguardo lucido rivolto alla vita quotidiana. Così ritroviamo in Cacciatori di Lucertole di Migneco un tonalismo ombratile, quasi soffocante, con un andamento pittorico vangoghiano e delle figure schiettamente reali. Nel Circo di Badodi una volontà di piegare e deformare il visibile al proprio sentire sentimentale restituendo così una versione più umana e partecipata della vile materialità. La somma degli spunti volgeva prima a Ensor, Soutine e Matisse per Birolli, poi a Renoir, Delacroix e Goya per Sassu, influenze visibili rispettivamente nello Studio per gli Zingari e nel Concilio di Trento. E la fagocitazione fu così intensa e proficua che ciascuno dei membri Corrente riuscì a individuare dei propri punti di riferimento e allo stesso influenzarsi vicendevolmente. Queste breve e intesta stagione rappresentò un momento estremamente felice per il mondo culturale e artistico dell’epoca che a poco diventò sempre più claustrofobico per poi ricominciare ad aprirsi al mondo solo a guerra terminata. Ma quello che venne dopo è un’altra storia.
Corrente e l’Europa 1938-1945
a cura di Nicoletta Colombo, Roberto Dulio, Deianira Amico
21 novembre 2019 – 19 marzo 2020
Fondazione Corrente, Milano
Ingresso Libero
www.fondazionecorrente.org
info@fondazionecorrente.it