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Lo strano (e bellissimo) caso di Robert Rauschenberg in asta da Blindarte

Robert Rauschenberg Robert Rauschenberg
Robert Rauschenberg
Robert Rauschenberg

La casa d’aste Blindarte ha registrato una sorprendente vendita con Parsons’ Live Plants Ammonia (Cardboard) di Robert Rauschenberg. ll risultato è rilevante non solo per il successo economico in sè, ma anche per la rarità con cui opere di questo tipo si presentano in asta in Europa.

Quando nel 1971 Robert Rauschenberg realizzò Parsons’ Live Plants Ammonia (Cardboard) erano passati sette anni dal momento di svolta della sua carriera artistica. Nel 1964 diventò infatti il primo artista americano a vincere il Gran Premio alla Biennale di Venezia, riconoscimento che gli concesse un importante credito istituzionale e contribuì a spostare l’interesse del mondo dell’arte verso il Nuovo Mondo. Dunque un possibile momento cardine della storia dell’arte recente, di cui Rauschenberg si è fatto spartiacque.

In particolare il suo merito fu quello di cavalcare il destriero del Dadaismo e condurlo al trotto verso i terreni della Pop Art. Dopo un esordio votato al puro estetismo dei monocromi (White paintings, Black paintings, Red paintings), l’indicazione del ready-made gli suggerisce la svolta verso un’arte più concettuale. Questa strada – che sorge nella piazza dadaista di Marcel Duchamp – finisce, nella landa americana della spettacolarizzazione, per incrociare l’immediatezza del sentimento Pop. Quale punto di incontro tra queste due correnti all’apparenza così distanti? Lo spiega bene l’artista in un’affermazione datata 1960:

“Desidero integrare nella mia tela qualsiasi oggetto legato alla vita”

Robert Rauschenberg, Parsons' Live Plants Ammonia (Cardboard), (500.000/700.000 euro)
Robert Rauschenberg, Parsons’ Live Plants Ammonia (Cardboard), (500.000/700.000 euro)

La Pop Art condivide infatti con il Dadaismo un particolare affinità con la vita: la prima si ciba dell’inesausta macchina consumistica e di teatralizzazione della realtà, ripetendo in modo ossessivo e decontestualizzato i suggerimenti iconografici forniti dalla cultura di massa; il secondo si muove sulla stessa linea decontesualizzante, abbandonando però la tentazione per l’immagine nota e volgendosi piuttosto a quella quotidianità esaurita in se stessa e improvvisamente nobilitata dal procedimento artistico. In poche parole Rauschenberg eredita il messaggio di Duchamp traslandolo nel circo americano della Pop Art.

E lì ha conseguito la maggior parte dei successi espositivi (Betty Parsons Gallery, New York, 1951; Jewish Museum, New York, in 1963; Smithsonian American Art Museum, Washington D.C., 1976; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1997; Metropolitan Museum of Art, New York, 2005) ed economici (Buffalo II, 96.618.900 €, Christie’s, 2019; Johanson’s Painting, 14.727.900 €, Christie’s, 2015; Rigger, 9.749.840 €, Sotheby’s, 2017; Overdrive, 8.383.700 €, Sotheby’s, 2008); anche oggi le vendite per Rauschenberg si concentrano sul suolo americano (68%), con UK, Germania e Francia che seguono, decisamente staccate, tutte intorno al 5%.

Robert Rauschenberg, Buffalo II
Robert Rauschenberg, Buffalo II

Per questo il risultato conseguito da Blindarte nell’Asta di Arte Moderna e Contemporanea del 4 dicembre 2019 appare ancora più sorprendente e di valore. La vendita di Parsons’ Live Plants Ammonia (Cardboard) per 628.400 €, seppur in linea con la stima di 500.000/700.000 €, segna un ottimo risultato nel panorama europeo e riporta Rauschenberg all’attenzione del mercato continentale. Non un record assoluto, ma certo una grande aggiudicazione se si pensa che, nel vecchio continente, i martelli si sono spinti a battere vendite superiori solo in due occasioni: 4.614.000 € (Transom, Christie’s , Regno Unito, 2017) e 1.600.000 € (Parliament Borealis, Sotheby’s, Francia, 2008). Un terzo posto dunque, che testimonia la crescita dell’artista e la consapevolezza crescente nei confronti della sua opera.

Parsons’ Live Plants Ammonia (Cardboard), in particolare, è emblematica della pratica artistica di Rauschenberg, che come detto si muove tra Dadaismo e Pop Art. L’artista si è qui servito di un oggetto comune, dozzinale nella proposta commerciale, come i cartoni contenenti una nota marca di candeggina intervenendo su di loro il meno possibile. Rauschenberg ha assemblato la composizione calibrando ogni spazio e tenendo presente anche ogni intonazione cromatica della materia. Come un pittore che seleziona e colloca i colori sulla tela così lui ha messo insieme le scatole che diventano l’unico soggetto dell’opera.

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