Il mercato dell’arte in Italia nel 2019 vale oltre 260 milioni di euro. Le 14 case d’asta prese in considerazione per questa analisi parlano chiaro: gode di buona salute e crescono quasi tutti i fatturati.
Come lo scorso anno le due maison che si sono conteste i primi posti sono state la milanese Il Ponte e la fiorentina Pandolfini. Quest’ultima, al primo posto, ha chiuso l’anno con quasi 44 milioni di euro realizzando uno dei migliori risultati mai ottenuti in Italia da una casa d’aste nostrana.
«E’ stato un anno record per Pandolfini. La nostra strategia commerciale ci ha reso la casa d’aste italiana più internazionale e ci ha portato a realizzare un’asta come “Tesori Ritrovati” (Collezione Tanzi, nda), che, con l’eco mediatica e i numeri registrati, ha reso indimenticabile il nostro 2019 ma anche quello di tutto il mercato dell’arte italiano. Penso che per noi stia cambiando il “campo di battaglia” e che il nostro obiettivo per il futuro più prossimo si estenda a livello europeo» ha dichiarato Pietro de Bernardi, AD della casa d’aste.
I dipartimenti che hanno ottenuto le performance migliori sono stati quello di “Gioielli e Orologi” (oltre 6.750.000) e quello di “Arte Moderna e Contemporanea” grazie anche all’eccezionale risultato dell’asta sopracitata “Tesori Ritrovati, Impressionisti e Capolavori Moderni da una Raccolta Privata” che nel complesso ha incassato 12.408.000. Molto bene i “Dipinti Antichi e del XIX secolo” e “Vini Pregiati e da Collezione”. Si sono distinti anche i dipartimenti più “giovani”, come l’archeologia e l’arte orientale. Proprio da questo dipartimento arriva il top lot dell’anno, un Vaso Imperiale della Famiglia Rosa, marchio Qianlong che ha superato i 2,5 milioni di euro (terzo posto nella top ten delle aggiudicazioni).
Anche Il Ponte ha chiuso in crescita sul 2018. Il fatturato totale, che le ha regalato la medaglia d’argento, è stato di 32.320.000(+5%). Quello dei moderni e contemporanei, si è riconfermato il dipartimento leader della maison con un fatturato record di 15,4 milioni, il 30% in più dell’anno scorso. Top lot delle vendite sette ceramiche di Lucio Fontana che hanno ottenuto complessivamente 2,2 milioni di euro seguite da Hans Hartung (“T1955-16”, €350.000), Victor Vasarely (“GIZEH-K”, €300.000) e i record price mondiali per Enrico Baj (€162.500) e Kenjiro Azuma (€72.500). Ottimi risultati anche per i “Gioielli” che hanno chiuso l’anno con 5 milioni di euro.
Se nel 2018 aveva visto una leggerissima perdita, in questo 2019 Wannenes ha invece tirato fuori i muscoli. Con 22.106.182 si posiziona al 6° posto e cresce di ben il 23.5% sullo scorso anno. Guido Wannenes ha dichiarato: «Sono stati due i record price superiori a 1 milione di euro in questo 2019. Gioielli, Design e arte moderna sono i settori che hanno ottenuto le migliori performance e tutti gli altri dipartimenti hanno consolidato le loro quote di mercato». I due top lot sono stati realizzati entrambi nel II semestre. Una coppia di orecchini pendenti con zaffiri Kashmir (taglio cuscino, 17 e 18 carati, senza trattamento termico), è stata aggiudicata a 2.976.000 euro lo scorso luglio. Non solo è stato il top price della maison, ma anche il lotto più caro venduto in questo 2019 in Italia. L’olio di René Magritte, “Le civilisateur” del 1944, è stato venduto invece a Milano poche settimane fa, il 12 dicembre, per la cifra inusuale per una casa d’aste italiana di ben 1.625.100 euro.
Tra le Auction House che hanno visto una grande crescita sull’anno passato segnaliamo il caso di Finarte, che ha visto un +43,8% per un totale di 21.747.828. Il buon risultato è dovuto principalmente al costante sviluppo di una clientela nuova, grazie anche alla crescita di nuovi dipartimenti tra cui “Luxury Fashion”, “Vini e Distillati” e “Automotive”. Anche la romana Bertolami Fine Art ha visto un incremento di fatturato del 47%, anche se i maggiori ricavi arrivano dalle private sale. Per le aste, i migliori risultati arrivano dai dipartimenti di gioielli, glittica e numismatica.
Ciò che colpisce di più guardando la “Top Ten” delle aggiudicazione, è l’assenza del predominio incontrastato delle due major straniere Christie’s e Sotheby’s come accadeva fino a qualche anno fa. Se la maison di Pinault, già da qualche tempo, ha visto un arretramento nella classifica dei fatturati (da considerare però che organizza una sola asta all’anno), ha sempre dominato per quella delle aggiudicazioni. Quest’anno invece occupa una sola postazione, il settimo posto con una natura morta di Giorgio Morandi (1.570.000). Sotheby’s, che chiude il 2019 con +20,5% sul 2018 e un totale di 31.924.750, vede i suoi due top price comparire nella classifica generale al 2° e al 10° posto: un “Untitled” di Cy Twombly del 1954 venduto per 2.772.500 e una natura morta di Giorgio Morandi del 1945 battuta a 1.068.500.
E’ di Farsetti la sesta posizione per “l’aggiudicato” con una “Combustione Plastica” del 1957 di Alberto Burri (1.574.750). La casa d’aste toscana ha visto un volume d’affari complessivo di 11 milioni di euro, +10% sul 2018, trainata dall’arte italiana del Novecento che piace ancora, sia nel nostro Paese che all’estero. Per quel che riguarda le altre case d’asta prese in considerazione, rimangono tutte più o meno stabili.