Mostre dedicate, innovazione tecnica, influenza culturale: queste le tre principali linee guida che la redazione di ArtsLife ha seguito per stilare una piccola classifica degli artisti più influenti del 2019. La partecipazione alla Biennale di Venezia e l’attenzione per le questioni sociali, oltre che artistiche, si sono rivelati gli aspetti maggiormente ricorrenti negli artisti selezionati.
Angelica Mesiti (Sydney, Austrialia, 1976)
L’artista australiana quest’anno è stata la protagonista assoluta del Palais de Tokyo a Parigi con una mostra personale davvero commuovente e coinvolgente. Non bastasse ciò la sua presenza alla Biennale di Venezia nel proprio padiglione nazionale ha contribuito a farla conoscere ulteriormente a livello internazionale. La sua indagine coniuga armonicamente l’utilizzo del video con un’indagine profonda e quasi antropologica sul linguaggio non verbale, i rituali tradizionali, l’uso della musica, del corpo e la spiritualità
Kara Walker (Stockton, California, Stati Uniti, 1969)
Era dai tempi di Olafur Eliasson con il suo The Weather Project che non si vedeva alla Turbine Hall della Tate un’opera così dirompente e iconica. Stiamo parlando Fons Americanus dell’artista afroamericana Kara Walker che per il monumentale spazio dell’istituzione londinese ha creato una fontana di 13 metri ispirata al Victoria Memorial davanti a Buckingham Palace. Solo che nella sua opera la Walker invece che celebrare i trionfi dell’impero britannico ha descritto i rapporti tra Europa, Africa e America, tracciando una storia e una narrazione completamente diversa da quella concepita dal punto di vista Occidentale.
Arthur Jafa (Tupelo, Mississippi, Stati Uniti, 1960)
Cineasta, visual artist, uomo simbolo della cultura afroamericana. Arthur Jafa è questo e altro ancora: il 2019 l’ha consacrato anche oltre i confini statunitensi – dove racconta per immagini le vicende della comunità afro da ormai trent’anni – arrivando da protagonista alla Biennale di Venezia, dove ha conquistato Leone d’oro come miglior con il video The White Album (2018). Love is the Message, the Message is Death (2016), forse la sua opera più celebre, quest’anno è stata esposta a Chicago, Liverpool, Sydney e, durante Artissima, anche a Palazzo Madama, a Torino.
Hito Steylerl (Monaco di Baviera, Germania, 1966)
L’influenza dell’Intelligenza artificiale è ormai dilagante e anche il mondo dell’arte è entrato nella sua sfera. Sfruttandola e allo stesso tempo criticandone le possibili derive (per esempio il loro utilizzo all’interno dell’industria bellica), Hito Steyerl ne sperimenta le possibilità inserendole nelle sue opere video. Onnipresente con i suoi lavori alla Biennale di Venezia, l’artista è salita alla ribalta con un discorso tenuto in giugno alla Serpentine Sackler Gallery di Londra, in occasione dell’inaugurazione della sua mostra, quando ha aspramente criticato la famiglia Sackler per i suoi affari nell’industria farmaceutica – denunciando, tra l’altro – i conflitti morali che lei stessa ha vissuto collaborando con loro.
Kerry James Marshall (Birmingham, Alabama, Stati Uniti, 1955)
Probabilmente si tratta dell’artista contemporaneo dove maggiormente si riscontra un’efficace miscela di competenza tecnica, spessore contenutistico e innovazione stilistica. Kerry James Marshall è principalmente conosciuto per le sue tele di grandi dimensioni, grazie alle quali ha inserito il mondo Afroamericano e africano all’interno di una tradizione pittorica pienamente strutturata. Per questo la sua arte – quest’anno l’esposizione di maggior rilievo è stata alla galleria di David Zwirner a Londra – ha assunto una forte connotazione sociale e la sua figura una grande influenza culturale.