Risale al 2017 l’inizio della controversa vicenda legata ad un flusso di opere d’arte false provenienti dalla Russia. Ad inizio 2020 la svolta: la polizia belga ha arrestato due collezionisti rei di aver ingannato il Museum of Fine Arts di Ghent.
I collezionisti Igor e Olga Toporovsky, che presumibilmente hanno prestato opere false al Museum of Fine Arts di Ghent per una mostra del 2017 dedicata alle avanguardie russe (Russian Modernism, 1910-30) sono stati arrestati in Belgio. La coppia era stata trattenuta dalle autorità per sospetto di frode e riciclaggio di denaro sporco già il mese scorso, a seguito di una denuncia penale presentata da un gruppo di dealer e collezionisti con sede negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa.
Geert Lenssens, l’avvocato che rappresenta i querelanti, ha fornito al quotidiano ArtNewspaper la seguente dichiarazione: “I Toporovsky sono stati arrestati all’inizio del mese scorso dalla polizia federale belga dopo una denuncia penale depositata diciotto mesi fa dai nostri clienti. Entrambi sono tenuti in custodia; il tribunale penale ha prorogato il loro arresto per un mese venerdì 20 dicembre”
I Toporovsky sono entrati per la prima volta nell’occhio del ciclone quando una lettera firmata da un corposo numero di curatori, studiosi e commercianti ha messo in dubbio l’autenticità di 24 opere – di artisti come Wassily Kandinsky e Kazimir Malevich – che erano state concesse in prestito a lungo termine al Museum of Fine Arts Ghent dalla Dieleghem Foundation, di proprietà della coppia. L’inevitabile contraccolpo sulla mostra è cresciuto ulteriormente nel momento in cui il museo non è riuscito a rendere conto delle informazioni sulla provenienza dei pezzi.
Mentre le critiche all’esposizione si susseguivano, il ministro della cultura fiamminga, Sven Gatz, ha istituito un comitato di esperti per valutare le opere, che sono state poi ritirate dalla mostra. Tuttavia, un mese dopo, il gruppo di esperti è stato sciolto e le opere restituite alla fondazione. Nonostante le affermazioni del museo che sostiene di aver “seguito le procedure standard per rivedere i prestiti prima della mostra”, la direttrice dell’istituzione, Catherine de Zegher, è stata sospesa dalla sua posizione.
Mentre ancora mancano dei capi d’accusa ufficiali, l’intrigo attorno al flusso di opere d’arte false provenienti dalla Russia – che il Belgio si porta dietro dal 2017 – sembra arricchirsi di un nuovo capitolo.