L’inversione di marcia di Trump è arrivata dopo le condanne diffuse e dopo che i funzionari della difesa hanno assicurato l’opinione pubblica che i militari avrebbero rispettato il diritto internazionale
“Loro uccidono il nostro popolo, fanno esplodere il nostro popolo, e noi dobbiamo essere rispettosi delle loro istituzioni culturali? Ma a me piace obbedire alle leggi, per cui mi va bene: dirò solo che se l’Iran fa qualcosa che non dovrebbe fare, subirà le conseguenze e molto fortemente“. Se siamo abituati alle sparate spesso istintive del focoso presidente USA Donald Trump, non siamo abituati alle sua marce indietro: e invece stavolta anche lui ha dovuto cedere alle reazioni che gli sono arrivate a 360 gradi, dopo la sua dichiarazione secondo la quale ad aggressioni contro obbiettivi USA – nella guerriglia scatenata dall’uccisione del generale Soleimani – gli States avrebbero risposto attaccando siti culturali iraniani.
L’inversione di marcia di the president è arrivata dopo le condanne diffuse e dopo che i funzionari della difesa hanno assicurato l’opinione pubblica che i militari avrebbero rispettato il diritto internazionale. In particolare sono stati il segretario alla Difesa Mark Esper e il Capo di Stato Maggiore Mark Milley a garantire ai giornalisti che l’esercito americano avrebbe “seguito le leggi del conflitto armato”, che proibisce tali attacchi al patrimonio. Lo stesso segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato alla stampa che qualsiasi ulteriore azione contro l’Iran “sarà sempre condotta all’interno delle leggi internazionali di guerra“. Una lettera aperta firmata da studiosi e istituzioni di tutto il mondo pubblicata dal Guardian chiedeva ai politici di “condannare esplicitamente qualsiasi dichiarazione o azione che minacci crimini di guerra riconosciuti a livello internazionale contro il patrimonio culturale dell’Iran”.