Riparte con una nuova edizione la storica rivista Critica d’Arte, fondata nel 1935 da Ludovico Ragghianti. Tra tradizione e novità, i contributi proposti si distinguono per qualità e taglio critico.
Dalla preistoria fino al contemporaneo; di storia e critica d’arte; su architettura, design, museologia, restauro e cinema. Queste le ampie linee guida su cui la rivista Critica d’Arte si rinnova ciclicamente e torna nel 2020 con la nona serie della sua storia. Il nuovo ciclo fa seguito ad importanti cambiamenti istituzionali – dopo la cessazione dell’attività dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze, che ne deteneva la proprietà, questa è stata trasferita alla Fondazione Ragghianti – e ad alcune innovazioni nell’assetto della pubblicazione.
Se il ritorno di Critica d’Arte sotto l’egida della Fondazione Ragghianti – era stato proprio Carlo Ludovico Ragghianti a fondarla nel 1935 – sottolinea un rinnovato legame con le proprie origini, l’apertura a testi più brevi e il lancio di una call for papers permanente segna un nuovo capitolo per la storica rivista.
Questa la nuova configurazione del volume: si conferma la sezione dei Saggi, per i testi lunghi e di ampio respiro; si aggiunge Note, per raccogliere articoli brevi, puntuali precisazioni o messe a fuoco di tipo filologico; novità anche per la sezione Osservatorio, che propone interventi su temi di politica e attualità culturale; infine si conferma Biblioteca, dedicata a recensioni di libri e cataloghi.
Come anticipato la Call for papers apre le porte in via permanente alle proposte di contributi di studiosi interessati, valide sia in Italiano che in Inglese, Francese e Spagnolo. Tutti i testi che appaiono nella rivista sono sottoposti al vaglio preventivo del Direttore e del Comitato editoriale, che svolge anche funzioni operative e di indirizzo. I testi della sezione Saggi e della sezione Note sono sottoposti a double-blind peer review.
Nella nuova uscita (qui i dettagli per acquistarla e contribuire) si segnalano gli importanti contributi di Ezio Bassani (Antichi strumenti musicali dell’Africa Nera) e Matilde Stefanini (Per filo e per segno, dall’arazzo alla Fiber Art. Il filo conquista lo spazio) per la sezione Saggi; Mattia Patti con Chiarificazione su un dipinto astratto di Osvaldo Licini per Note; una Recensione di Gigetta Dalli Regoli della mostra Verrocchio, il maestro di Leonardo, da molti considerata la migliore mostra del 2019.