133 gallerie arrivano a Bruxelles per l’edizione 65 di BRAFA. La fiera dell’antiquariato, ormai aperta anche all’arte moderna e contemporanea, riconferma la sua natura multiforme con una proposta che spazia dal reperto archeologico ai moderni capolavori pittorici.
Le forme mutevoli dell’arte entrano l’una nell’altra a Tour & Taxis. Ex stabilimento industriale rivestito da moquette a linee policrome – realizzata da una locale scuola di design – e avvolto da un’atmosfera surreale. Caos calmo sotto la luce calda di BRAFA, nè un collezionista nè un giornalista osano rompere il serafico idillio della due giorni di preview (23-24 gennaio) che inaugura la settimana della fiera antiquaria (aperta fino al 2 febbraio) di Bruxelles. Solo a tratti il cielo plumbeo si affaccia nella sua pesantezza alle leggere vetrate che costellano il tetto, come volessero assistere alle discrete compravendite che le 133 gallerie partecipanti sembrano certe di poter concludere senza scostarsi da questa placida impostazione. Eppure in questa serena operosità, tutto sembra cambiare ad ogni passo: dopo aver ammirato tratteggiate macchie di luce impressioniste può accadere di penetrare d’un tratto nelle scure tribalità dell’arte africana – sempre presente in maniera massiccia alla fiera belga – per riaffiorare in coloratissimi stand ricchi di oggetti di design e forme morbide all’occhio come eleganti silhouette orientali. Vi è una sorta di indefinibile uniformità che regna in questa esplosione di eterogeneità. Non c’è arte o periodo storico che le sfugga, BRAFA accoglie e restituisce antichi armadi antiquari e splendidi gessi rinascimentali, incredibili reperti archeologici e le impensabili sperimentazioni contemporanee.
Gli occhi si perdono oltre le 15.000 opere che affollano i corridoi senza fine della fiera, ma alcune considerazioni non sfuggono nemmeno al primo sguardo. Varia e divertente, accogliente e tranquilla, BRAFA continua la crescita che da qualche anno l’accompagna saldamente nel percorso di ampliamento della proposta. Se le sue origini da fiera antiquaria continuano a manifestarsi nella densità espositiva (spesso gli stand risultano carichi ai limiti dell’horror vacui, vedi Galerie Theunissen & de Ghellinck, Bruxelles) e nella proposta sempre massiccia, gli sforzi di aprirsi al moderno e al contemporaneo iniziano a dare i suoi frutti: accanto a Gladstone (sempre affascinante nell’allestimento), Cortesi Gallery e Guy Pieters Gallery, tra le altre, provano a snellire la proposta puntando sulla forza delle loro opere. A questo proposito, sono proprio due opere d’arte moderna a segnare le valutazioni più elevate. Parliamo del dipinto dai toni rosa Fin de Fiesta di Fernando Botero, proposto da Boon Gallery a 1.500.000 euro, e di The Secret Life di Renè Magritte, valutato dalla galleria De Jonckheere 750.000 euro. In calo, sembra, l’offerta di gioielli e arti applicate, con solo due o tre gallerie a esporre una coerente proposta di design. All’arte africana si affianca con sempre più insistenza quella asiatica e di stampo egizio, con una selezione dal punto di vista archeologico che spesso sfiora la qualità museale. Nel complesso la fiera appare discreta, scevra di orpelli eccessivi, concreta nell’aprirsi a tutte le varietà possibili annettendo tappezzeria, libri antichi, cimeli zoologici e tutte le stramberie più affascinanti che il visitatore spera di scovare.
Edizione numero 65 che rinuncia ad invitare ospiti speciali – artisti, istituzioni, musei – come spesso accade, in favore di un’iniziativa benefica che coinvolge cinque sezioni del Muro di Berlino. Imponenti e ricche di graffiti di write sconosciuti, le cinque lastre in cemento rinforzato svettano come totem all’ingresso della fiera. Simbolicamente ribaltati, i pezzi di Muro superstiti rappresentano unione e partecipazione, speranza e fratellanza. L’idea di averli a BRAFA nasce da un viaggio del Presidente della fiera Harald t’Kint de Roodenbeke in Canada, dove in paese di pescatori si è imbattuto proprio in una sezione del muro. Questa scoperta improbabile l’ha portato a recarsi a Berlino, dove ha acquistato i cinque pezzi oggi proposti in un’asta di beneficenza (base di partenza 15.000 euro) a cui tutti i visitatori possono partecipare. Ciò che un tempo divideva, oggi finisce quindi, inaspettatamente, per unire.
Ciò che indubbiamente da sempre lega le diverse anime di BRAFA è invece la curiosità con cui, che sia un’antica statuetta indù o una bizzarra riproduzione in bronzo di una chimera, varchiamo la soglia di Tour & Taxis senza mai sapere cosa aspettarci. Ecco una selezione tra le opere più importanti (o pazze? forse a BRAFA sono sinonimi) che abbiamo trovato in fiera.
Deletaille Gallery, Flying Panel Metate (1-500 a.C.)
Omer Tiroche Gallery
Gladstone Gallery, Ugo Rondinone
Galleria Cybèle, Head of an Egyptian
Guy Pieters Gallery, Christo – L’Arc de Triomphe, Wrapped
Gokelaere & Robinson
Galerie Le Tout Venant, Posti suggestivi del Tokaido (1863-1865)
Galerie Berger, Carillon clock (1793)
Simon Studer Art Associates, Sopra Ruby Anemic – All you need is love. Sotto Paul Delvaux, Les confidences
didier CLAES Gallery, Maschera africana
Francis Maere Fine Gallery Arts, Eugène Dodeigne, Relief, 2019
Whitford Fine Art, Clive Barker – Magritte’s new shoes, 2016
Cornelis van Cleve – Madonna and child with the infant Saint John the Baptist
Dalton – Somarè, Sambandar
Grusenmeyer Woliner, Mummy musk (I sec. b.C. – 1 sec. a.C)
Christophe Hioco, Buddha Sakyamuni