Taddeo di Bartolo è stato maestro del ‘300 italiano, specializzato nella realizzazioni di polittici a tema religioso. Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ne riunisce alcuni e ne ricostruisci altri, andando così a comporre una mostra monografica alla riscoperta di un pittore forse troppo poco conosciuto.
Ricerca o riscoperta? Forse non c’è poi tanta differenza tra due prospettive all’apparenza agli antipodi, soprattutto quando ci troviamo di fronte alla sorpresa e alla gioia per qualcosa di non ancora conosciuto. Non fa allora molta differenza se questa scaturisce dall’incontro con qualcosa di non ancora accaduto o se dal ritrovamento di qualcosa che, seppur già passato da questa terra, si perde tanto dietro nel tempo e negli anni tanto da riapprocciarsi ad esso come qualcosa di inedito.
A questa seconda categoria di elementi sembra appartenere la mostra dedicata a Taddeo di Bartolo (1362-1422), organizzata dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Un percorso che promette di condurci a ritroso fino al 1300, quando il maestro senese era riconosciuto come una delle principali presenze artistiche. Toscana, Liguria, Umbria e Lazio: Taddeo di Bartolo è stato pittore itinerante, artista che al servizio di famiglie e istituzioni potente ha disseminato la sua arte lungo l’Italia.
Accompagnata da una precisa ricerca storico-scientifica (curata da Gail E. Solberg, la più accreditata studiosa del pittore), l’esposizione vuole essere un’epifania per chi non conosce il pittore e un solido approfondimento per chi non è ancora entrato in contatto. Il senso di meraviglia che accompagna queste scoperte è fomentato dallo spazio espositivo, che per l’occasione va a ricreare l’interno di una chiesa francescana ad aula.
In questo ambiente suggestivo sono raccolte 100 tavole del pittore senese, in grado di ricostruire l’intera sua parabola artistica, dalla fine degli anni ottanta del Trecento fino al 1420-22, con prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali, quali il Louvre di Parigi e il Szépművészeti Múzeum di Budapest, e con la decisiva collaborazione di enti e istituti italiani. Particolarmente cara al pittore è l’arte sacra del polittico, di cui è stato grande maestro e su cui verte in modo principale l’esposizione grazie alla presenza di pale complete e di tavole disassemblate che, riaffiancate, consentiranno di ricomporre per la prima volta i complessi di appartenenza.
È stato quindi ricostruito, per esempio, l’imponente apparato figurativo della ormai smembrata pala di San Francesco al Prato di Perugia, di cui la Galleria Nazionale dell’Umbria conserva ben 13 elementi. A questi si aggiungono le parti mancanti, finora individuate, come le sette tavole della predella raffiguranti Storie di san Francesco, conservate tra il Landesmuseum di Hannover (Germania) e il Kasteel Huis Berg a s’-Heerenberg (Paesi Bassi), e il piccolo San Sebastiano del Museo di Capodimonte a Napoli. Dal Palazzo Ducale di Gubbio giungeranno le otto tavolette, dipinte a tempera su fondo oro con figure di Santi, originariamente appartenute al polittico della chiesa eugubina di San Domenico.
Si tratta quindi di una panoramica completa dell’arte di Taddeo di Bartolo (anche attraverso un ricco apparato multimediale, tra cui una ricostruzione video in 3D degli affreschi della cappella del Palazzo Pubblico di Siena), dalla prima opera firmata e datata – alla quale apparteneva l’Annunciazione del Kode Museum di Bergen (Norvegia) (1389) – fino alla Madonna Avvocata del Museo di Arte Sacra di Orte (VT), del 1420, passando attraverso prove capitali della sua carriera quali il polittico di Montepulciano, di cui si espongono le tre cuspidi, e l’imponente polittico della Pinacoteca di Volterra (PI).