Breve panoramica sulla scena architettonica di una delle città più dinamiche e interessanti d’Europa, dove si lavora nell’ottica dell’emergenza climatica, attraverso progetti e buone pratiche che permettano di prevenire o comunque arginare nella misura più alta possibile, le possibili catastrofi di un innalzamento delle acque.
Rotterdam. In epoca di emergenza climatica, con i fenomeni naturali estremi che ne conseguono, gli ambienti fortemente antropizzati sono esposti a gravi rischi, che aumentano nel caso si trovino in territori già fragili, o comunque dove gli equilibri con gli elementi della natura sono particolarmente delicati. È la situazione dell’Olanda, in particolare delle sue zone costiere, situate quasi sempre sotto il livello del mare. Una regione dove sorgono città, cittadine, attività industriali, e quindi densamente abitata. Rotterdam è fra le città che più intensamente lavorano per adeguarsi ai previsti cambiamenti climatici, ma anche per concretizzare le buone pratiche del risparmio energetico e della riduzione dell’impatto ambientale di edifici e infrastrutture.
Una città dove la sperimentazione è all’ordine del giorno, sulla spinta dell’emergenza ambientale, emergenza che in Olanda, a differenza di altri Paesi fra cui purtroppo anche l’Italia, ha creata una forte coscienza civile fra quei soggetti che possono intervenire nei processi di sviluppo sostenibile, o comunque apportarvi una discreta influenza. Architetti, artisti e designer lavorano per realizzare le città del futuro. Che in parte potrebbe già essere realtà: dal 2015 è stata progettata la Smog Free Tower, una torre in alluminio alta 7 metri che utilizza solo 1170 watt di elettricità verde e tecnologia di ionizzazione positiva, progettata dallo studio Roosegaarde che utilizza la tecnologia brevettata a ionizzazione positiva per produrre aria senza smog negli spazi pubblici, permettendo alle persone di respirare senza costi esorbitanti per l’amministrazione cittadina. La Smog Free Tower è dotata di tecnologia ecologica, pulisce 30.000 m3 all’ora e utilizza una piccola quantità di elettricità verde, perché ottenuta da pannelli fotovoltaici.
Assieme alla torre è nato lo Smog Free Project, una campagna a lungo termine per l’aria pulita promossa dagli stessi progettisti, che, con la collaborazione delle autorità locali hanno installato la torre anche in Corea del Sud, Cina, Paesi Bassi e Polonia. Come ha affermato il progettista Daan Roosegaarde “la vera bellezza non è una borsa Louis Vuitton o una Ferrari, ma aria pulita ed energia pulita”. Parole che suonano come un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli alti costi ambientali (e sociali) dell’economia dei consumi esasperati. Purtroppo, ad oggi, nessun governo al mondo ha dimostrato interesse a investire nel progetto e realizzarlo su larga scala, e dopo i test temporanei, la torre viene puntualmente smontata. Eppure, nonostante le varie marce per il clima, gli scioperi del venerdì, eccetera, nessuna voce si è levata a favore di questo innovativo, efficace, e poco costoso progetto.
A carattere più artistico, ma comunque strettamente collegata alla realtà, l’installazione site-specific Waterlicht, (esposta, fra i vari luoghi, al Kunsthal Rotterdam, al Jameel Arts Centre di Dubai, alla sede ONU di New York) anche questa progettata dallo Studio Roosegaarde: è una combinazione di LED e lenti che creano un’inondazione virtuale in continuo movimento, influenzata dal vento e dalla pioggia. Nelle intenzioni dei progettisti, deve essere un’ispirazione per il futuro, per costruire quartieri e città galleggianti, e capire come poter ricavare energia dal flusso e deflusso delle acque, così come uno stimolo a prendere coscienza della realtà di vivere in ambienti minacciati. Un’installazione che rientra nel clima di sperimentazione per fare di Rotterdam una città resiliente, in grado di convivere con il previsto innalzamento del livello dei mari, che non risparmierà nemmeno il Mare del Nord. Già dal 2017 si lavora a progetti del genere, e molto è già stato realizzato, come le aree di contenimento delle esondazioni del fiume Rotte, che nei prossimi anni sono previste in aumento per numero e intensità e potrebbero sommergere l’intera area urbana.
L’Eendragtspolder, ad esempio, è un’area di circa 22 ettari solcata da percorsi ciclabili e pedonali realizzati lungo le golene del fiume; aree destinate ad accogliere le inondazioni, dotate degli opportuni canali di scolo per regolare flussi e deflussi, ma anche, nei periodi di normalità destinate alla pubblica utilità. Inoltre, entro il 2025, si prevede la realizzazione di alcuni quartieri galleggianti, allo scopo evitare ulteriore cementificazione e impermeabilizzazione del territorio mentre gli edifici che sorgeranno sulla terraferma dovranno garantire il rispetto dei criteri dell’impatto sostenibile. E ancora, per massimizzare lo stoccaggio dell’acqua piovana e alleggerire la portata di fiumi e canali, saranno realizzati in città ulteriori serbatoi e bacini di raccolta.
In termini di edifici virtuosi, si sta portando a compimento il nuovo Public Art Depot, ovvero il deposito per la collezione permanente del Museo Boijmans Van Beuningen, la cui apertura è prevista per il 2021. Ma intanto si lavora alacremente al cantiere, diretto dallo studio d’architettura MRDV, il quale ha lavorato nell’ottica non soltanto dell’estetica e della funzionalità, ma anche della sostenibilità ambientale. È stato infatti realizzato un ciclo energetico virtuoso, perché gli impianti di climatizzazione manterranno costanti i livelli di temperatura e umidità, limitando al massimo la dispersione del calore; impianti che funzioneranno grazie al sistema geotermico di sfruttamento del calore immagazzinato nel sottosuolo. Inoltre, l’energia elettrica sarà fornita da pannelli fotovoltaici istallati sul tetto.
Pochi esempi, tuttavia sufficienti per comprendere come gli strumenti per combattere e attenuare inquinamento, impatto ambientale, e catastrofi naturali, ci siano. L’utilizzarli o meno è una questione di volontà politica.