Birds of Prey: Margot Robbie porta in città una nuova Harley Quinn in città, alla faccia dei Batman e dei Joker
Gotham sembra aver perso il suo problematico e testosteronico eroe mascherato da pipistrello ma nella culla metropolitana della follia a far notizia è l’assenza del principe del crimine: quel Joker che ha assoggettato criminali e forze dell’ordine con la sua agghiacciante e parossistica violenza. Violenza che al cinema abbiamo percepito solo in parte rispetto alle innominabili torture che sia i sodali che i nemici del clown di Gotham hanno dovuto sopportare fra le pagine dei fumetti DC Comics. Prima fra tutte Harley Quinn, nata Harleen Frances Quinzel, psichiatra dell’Arkham Asylum sedotta e manipolata dal supercriminale: costretta a gettarsi nella stessa vasca di agenti chimici della Ace Chemicals che diede origine alla sua maschera bianca e soggiogata al Joker – cos’è un Arlecchino senza il suo padrone? – tramite atroci torture fisiche e psicologiche.
Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn di Cathy Yan muove proprio da qui: Batman sembra aver lasciato la città e Joker ha rotto con Harley Quinn che adesso deve cavarsela da sola in una città che non l’ha ancora divorata solo per la protezione garantita finora dal suo partner criminale.
È in un arco temporale di passaggio come questo che è possibile sperimentare liberamente e soprattutto divertirsi, lo ha capito Margot Robbie (Tonya, Maria regina di Scozia, C’era una volta a… Hollywood), a capo del progetto con la sua LuckyChap Entertainment, dall’idea iniziale sino alla revisione dei costumi di Harley Quinn, rispetto alla prima incarnazione di Suicide Squad più glam punk che sexy.
In fase di produzione il nome segreto di Birds of Prey era Fox Force Five, mutuato dalla serie TV citata in Pulp Fiction da Mia Wallace (Uma Thurman).
Scelta azzeccatissima se si pensa al manipolo di eroine strampalate che coagula intorno alla (ri)genesi di Harley Quinn: la detective Renee Montoya (Rosie Perez) che ha visto rubarsi sotto al naso la promozione da un collega, ha rotto con la fidanzata procuratore e si ritrova a essere rimproverata proprio dall’ex collega ora suo capo mentre è ricoperta di immondizia e indossa una maglietta con la scritta I SHAVE MY BALL FOR THIS; poi abbiamo la Cacciatrice/Helena Bertinelli (Mary Elizabeth Winstead), spiritata e continuamente presa in giro per il suo cipiglio dark, ha visto trucidare la sua famiglia mafiosa dal capo di un clan rivale trovando salvezza grazie a uno dei sicari che mosso a compassione l’ha nascosta (come il Cacciatore di Biancaneve) in Sicilia, addestrandola all’arte della balestra e della violenza più spietata; e ancora Dinah Lance/Black Canary, la chanteuse pop soul che fa lo stesso giochetto con la voce di Mariah Carey (ricordate il meme con il tappo che vola della #bottletopchallenge?); e Cassandra Cain, personaggio attesissimo dai fan DC Comics, che qui perde il suo appeal algido e diventa una ladruncola serafica e adolescente col volto da Generazione Z di Ella Jay Basco.
Il gruppo si ritroverà a essere braccato dal sadico e frustrato Roman Sionis/Black Mask (Ewan McGregor) che aspira a diventare il principe del crimine di Gotham recuperando un certo diamante ingoiato da una delle birds of prey (!).
Birds of Prey riesce laddove riscrive con spassosa irriverenza le eroine DC Comics, spegne l’ultimo barlume di aura superomistica e machista dell’uomo pipistrello e abbraccia la lezione di Corpi da Reato (The Heath, 2013). Le protagoniste si trovano a sostenere il felice ritmo della commedia picaresca: dai nemici di Harley Quinn che sbucano a ogni angolo di strada (descritti per nome, cognome e torto subito durante le scorribande con il Joker), alle frustrazioni sul lavoro di Montoya (che finirà inguainata in un bustino antiproiettile sul modello di quello indossato da Wonder Woman), dalla nevrastenia della Cacciatrice che ha difficoltà a mantenere la sua allure dark alle botte da orbi che Black Canary dispensa come note delfino.
Ci auguriamo che il DC Extended Universe continui a battere strade sempre più lontane dal canone Marvel, come ha fatto con il Joker di Todd Phillips e con questo Birds of Prey, dove non si lesinano schizzi di sangue (banditissimi in casa Marvel), botte da orbi, lustrini, tacchi letali e dove giganteggia l’ormai iconico ghigno dell’Harley Quinn di Margot Robbie, che sbiadisce il ricordo di qualunque incarnazione precedente abbia avuto il Joker.