Ogni dipinto di Liu Ye è composto di strati, non fisici, né materici ma culturali e interpretativi. Ogni sua opera è un autoritratto: non perché possiamo ritrovarci i lineamenti dell’artista, i suoi dipinti sono una sintesi intima del suo background, della sua complessa e sfaccettata cultura.
Liu Ye arriva in Europa, precisamente a Berlino Est, proprio l’anno della caduta del muro, e per i successivi quattro anni si confronta con i grandi maestri occidentali girovagando per diverse città e studiando su manuali e libri artisti censurati dal regime cinese. Questo periodo di incubazione lo permea di un immaginario completamente diverso da quello appreso durante il periodo passato all’Accademia di Pechino. La profondità di questa sedimentazione e contaminazione culturale è radicale: i due mondi si uniscono e prendono forma nei suoi dipinti.
La mostra della Fondazione Prada racconta questo, un progetto espositivo che raccoglie trentacinque dipinti a partire dal 1992: un percorso seminale, tanto quanto l’artista. È proprio questo infatti il periodo in cui la cultura Occidentale e Orientale cominciano un vero processo di contaminazione, ne è un altro esempio la produzione di Chen Zhen, che quasi contemporaneamente a Liu Ye, sviluppa il proprio linguaggio artistico in un’altra capitale europea, Parigi. Quello che viene fuori è tanto un versus quando un armonico incontro, come spiega Udo Kittelmann: “La sua pratica pittorica si fonda in egual misura sulle correnti di pensiero e i movimenti artistici orientali e occidentali, e unisce i punti di forza del passato e del futuro. Oggi come allora, colgo la stessa sensibilità acuta del suo immaginario incentrato sulla dimensione personale che Liu Ye immortala, sia pure declinandola in una molteplicità di temi e soggetti, nelle sue espressioni più alte e più basse“.
Passeggiando in mostra, frammenti pittorici riflettono lo sguardo e la propria appartenenza culturale, ma c’è un enigma, c’è un celato: è il processo artistico che viene prodotto sulla tela da Liu Ye. Il suo mondo è sognante in tutte le sfumature che un sogno può assumere. Lui pensa e quindi crea attraversando barriere culturali che parlano lingue diverse negli occhi di chi guarda. Il trait d’union alla fine rimane solo lui, non a caso lui stesso ha affermato: “ogni opera è un mio autoritratto”.
Storytelling
Liu Ye
a cura di Udo Kittelman
30.01 – 28.09.2020
Fondazione Prada
www.fondazioneprada.org
info@fondazioneprada.org