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Pittura e figurazione. L’altra individualità, indagine (e mostra) su di una generazione. ELISA BERTAGLIA

Singing over the Bones, 30x23, olio, carboncino e grafite su carta, 2019 Courtesy MARTINASGALLERY. Singing over the Bones, 30x23, olio, carboncino e grafite su carta, 2019 Courtesy MARTINASGALLERY.
Singing over the Bones, 30x23, olio, carboncino e grafite su carta, 2019 Courtesy MARTINASGALLERY.
Singing over the Bones, 30×23, olio, carboncino e grafite su carta, 2019
Courtesy MARTINASGALLERY.

IN ARRIVO A MILANO: L’altra individualità. Pittura e figurazione nell’epoca dell’evanescenza, una mostra che propone una mappatura della nuova pittura figurativa italiana, concentrandosi sulla generazione nata tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta. Una selezione di 23 artisti che, pur nelle loro differenze, guardano alla pittura senza cedere all’informale, riportando al centro dell’attenzione la figura come qualcosa di ritrovato, restituito dopo una lunga assenza. La mostra inaugurerà il 29 ottobre 2020 da State Of Milano (Via Seneca 4, zona Porta Romana), a cura di Domenico Russo Andrea Tinterri e Luca Zuccala.

Parola a Elisa Bertaglia

Cosa significa, oggi, lavorare sulla pittura?

A chi mi chiede “che lavoro fai?”, rispondo che sono una pittrice. Credo che questo termine possa definire complessivamente la mia ricerca. Ma amo l’eclettismo e sperimentare anche materiali e linguaggi differenti; così mi è capitato spesso di realizzare anche video, installazioni o sculture. Le concepisco e progetto ponendo particolare attenzione alla loro ‘pittoricità’: anche quando si tratta di installazioni o sculture vi è una tensione predominante verso l’aspetto pittorico delle forme.

Essere pittrice oggi significa avere la possibilità di espandere i limiti tradizionali della pittura, esplorando liberamente nuovi supporti e materiali. Significa anche confrontarsi con gli andamenti modaioli del mercato dell’arte, dove per periodi brevissimi e incostanti si tende o ad apprezzare solo un genere o a considerare la pittura come un linguaggio troppo accademico e desueto: sicura della potenza e dell’attualità della pittura in quanto linguaggio autonomo, credo che questo non debba né sorprendere né condizionare. Importante è che un artista conduca una ricerca coerente e di qualità, e che continui- anche dentro l’ambito della pittura – a fare ricerca.

5.Singing over the Bones, 154x120 cm, olio, carboncino, grafite su tela e seta, 2019 Courtesy MARTINASGALLERY. Photographer: Cosimo Filippini
Singing over the Bones, 154×120 cm, olio, carboncino, grafite su tela e seta, 2019
Courtesy MARTINASGALLERY. Photographer: Cosimo Filippini

Quali sono i riferimenti culturali che influenzano e definiscono la tua ricerca?

Avendo frequentato il liceo scientifico e non quello artistico, mi sono rimaste attaccate addosso moltissime passioni, come quella per la matematica, la letteratura e il cinema. Così tra le cose che hanno influenzato il mio lavoro sino ad oggi potrei annoverare i classici della letteratura latina e molti romanzi contemporanei(da “Meccanica celeste” di Maggiani a “La vegetariana” o “Atti umani” di Han Kang, a “Piccoli racconti di misoginia” di Highsmith o “BrutalImagination” di Eady); ma anche tutto il cinema di Bertolucci e Patrice Leconte, i film meno noti di Sorrentino, o la ricerca di Luca Bindi sui quasicristalli. Tra gli artisti, ce ne sono davvero tanti che amo moltissimo, tra questi HaoLiang, Li Binyuan, Nicole Eisenman, LizDeschenes e immancabilmente Luc Tuymans.

Cendriers (particolare), 245x123 cm, bambù, carboncino e grafite su carta, 2018 CourtesyGalerie MZ.
Cendriers (particolare), 245×123 cm, bambù, carboncino e grafite su carta, 2018
CourtesyGalerie MZ.

Qual è, dal tuo punto di osservazione, lo stato dell’arte contemporanea italiana (hai tutto il diritto di scavalcare il confine geografico)?

Penso che di artisti italiani eccellenti le Accademie ne abbiano formati tantissimi, ed è anche merito dell’enorme patrimonio culturale che abbiamo nel nostro paese e della fortuna di essere europei. Ma troppo spesso mi è capitato di riscontrare che in Italia l’opinione verso chi fa l’artista è quella di persone senza un vero lavoro, che portano avanti una loro passione a livello hobbistico. Da qui tutto quello che ne consegue: mancati pagamenti, prestazioni gratuite, e il pensiero comune che un artista non sia indispensabile alla società. Questo comporta un’enorme fatica nel fare l’artista in Italia oggi. Ma fare l’artista è soprattutto un lavoro. Ritengo che la cultura sia la materia prima per la ricchezza del nostro paese e degli Italiani. Ritengo inoltre che in Italia manchi un sistema adeguato – anche fiscale – capace di supportare e incentivare gli artisti a continuare la loro ricerca.

Premesso questo, penso che oggi la definizione di ‘arte contemporanea italiana’ sia solo forse un’indicazione biografica di origine. Un artista oggi deve spostarsi, viaggiare per crescere, sperimentare e confrontarsi con il mondo, per poter far avanzare sempre di più la propria ricerca. Trascorro molti mesi all’anno negli Stati Uniti e cerco di viaggiare più che posso, ritengo che sia un confronto fondamentale per la mia formazione e per la sperimentazione, che a mio avviso dovrebbe essere il primo obiettivo di ogni artista sempre.

Singing over the Bones, 30x23, olio, carboncino e grafite su carta, 2019 Courtesy MARTINASGALLERY
Singing over the Bones, 30×23, olio, carboncino e grafite su carta, 2019
Courtesy MARTINASGALLERY

La mostra “l’altra individualità” riunisce venti artisti, due generazioni di ricerca, per far emergere le linee comuni di una nuova pittura figurativa. Che rapporti hai con gli altri protagonisti dell’esposizione e quali sono, dal tuo punto di vista, gli altri legami che possono unire i diversi artisti presenti?

Alcuni degli artisti invitati li conosco di persona, abbiamo studiato insieme in Accademia a Venezia; altri li ho conosciuti in occasione di mostre o fiere, di altri ho avuto modo di apprezzare sinora solo il lavoro. Indubbiamente li stimo molto, e sono felice che ci sia questa opportunità di dialogare insieme. Credo che uno degli elementi che ci accomuna maggiormente sia quello del simbolo: senza sfociare in derive illustrative o fiabesche, con significative differenze e altrettante analogie utilizziamo tutti un linguaggio simbolico e onirico, capace di toccare nelle nostre rappresentazioni elementi che alludono a inquietudini introspettive e memorie collettive, capaci di interrogarsi attivamente sulla nostra contemporaneità.

CONCERTO. Singing over the Bones, mostra personale a cura di Rossella Farinotti, veduta d'allestimento. Courtesy MARTINASGALLERY. Photographer: Cosimo Filippini
CONCERTO. Singing over the Bones, mostra personale a cura di Rossella Farinotti, veduta d’allestimento.
Courtesy MARTINASGALLERY. Photographer: Cosimo Filippini
Foto, Cosimo Filippini 2019

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