Assemblaggio di rovine contemporanee. Alle collezioni dei Musei Reali di Torino si aggiunge The ballad of forgotten places, una riflessione firmata Botto&Bruno sulla natura e il significato che i luoghi marginali rivestono nella mondo di oggi.
Nonostante l’originaria valenza neutra, nel corso del tempo il termine “periferia” si è progressivamente caricato di un significato negativo, arrivando ad assumere quella che oggi è -quasi sempre- la sua accezione di uso comune, cioè luogo di degrado, esteticamente infelice, socialmente basso. Zone al limite, abbandonate a se stesse e al passare del tempo senza che chi di dovere si curi del loro stato. La generale estraneità a queste aree fa si che le uniche persone in grado di sviluppare una riflessione consapevole su di esse siano quelle che le abitano, che le conoscono per quello che sono e non attraverso preconcetti diffusi. Così è stato per il duo artistico Botto&Bruno (Gianfranco Botto e Roberta Bruno), i cui lavori muovono dalla quotidianità vissuta alla periferia di Torino.
All’interno della Galleria Sabauda si staglia una struttura sintesi dei problemi e delle contraddizioni che la periferia porta con sè. The ballad of forgotten places è una stratificazione di luoghi e tempi differenti, saldati insieme a cristallizzare l’immagine di una realtà abbandonata al fluire delle stagioni. Le pareti interne sono ricoperte da fotografie di paesaggi suburbani interrotti da macchie, segni e graffi, simbolo di una continua modifica della realtà ad opera del tempo e delle genti. Al centro dello spazio, un podio ospita 300 pagine di riproduzioni fotografiche di luoghi scomparsi, alterati o dimenticati.
La struttura di Botto&Bruno dialoga con la Sala degli Stucchi in un gioco di opposizioni e rimandi che ne esalta ancora di più la forte carica simbolica. Alle decorazioni barocche della sala si oppongono le architetture moderniste che ricoprono le pareti esterne dell’installazione, segno del naufragio dell’utopia di riqualificazione delle periferie attraverso l’edilizia. I Musei Reali diventano quindi il luogo deputato alla necessaria protezione di questa semi-architettura ferita, perché «i luoghi marginali hanno bisogno di essere protetti e curati e soprattutto hanno bisogno che le persone si attivino a conservarne la memoria».
Il progetto, promosso dalla Fondazione Merz, dopo essere stato esposto ad Atene, Lisbona e Nizza, è arrivato a Torino lo scorso 20 febbraio ed è ora parte della collezione permanente dei Musei.
In un momento storico come questo, dove le Vele di Scampia vengono abbattute ma si è ben lontani dall’elaborazione di un’alternativa, il discorso introdotto da Botta&Bruno si carica ancora di più di significato, gettando le basi per una riflessione che, anche se obbligata, è in ritardo di anni.