Gli anni amari, dal 12 marzo al cinema il film su Mario Mieli, intellettuale e attivista del movimento di liberazione omosessuale
Dal 12 marzo a cinema il film su Mario Mieli, Gli anni amari. Non è un giorno a caso il 12 marzo, quello stesso giorno nel 1983 Mieli si toglie la vita.
Morto suicida prima dei trentun anni, Mieli è stato intellettuale, scrittore e attivista del movimento omosessuale italiano. Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto complicato con il padre Walter e la madre Liderica. Gli anni amari ne segue le vicende a partire dall’adolescenza al liceo classico (il Parini di Milano).
Quella di Mario Mieli è stata un’esistenza fugace ma significativa. La gioventù e la vita notturna sfrenata nella “Fossa” della Triennale e nei locali gay, quando ancora omosessualità era sinonimo di disturbo mentale e depravazione; il viaggio a Londra e l’incontro con l’attivismo inglese del Gay Liberation Front; il ritorno in patria e l’adesione al “Fuori!”, prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, e poi la fondazione dei “Collettivi Omosessuali Milanesi”; poi ancora la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale.
Mario Mieli è protagonista assoluto, attorno a lui gravitano nomi e volti di amici e compagni che hanno contribuito a cambiare la storia, come Corrado Levi, Piero Fassoni, Ivan Cattaneo e Umberto Pasti (scrittore e botanico, qui ancora giovanissimo studente con cui Mario ha una storia d’amore). Senza dimenticare Angelo Pezzana (il fondatore “Fuori!”), Fernanda Pivano, Milo De Angelis, Franco Buffoni e Francesco Siniscalchi (massone che denunciò Licio Gelli e la P2).
Il film vede alla regia Andrea Adriatico (Torri, checche e tortellini, All’amore assente), affiancato nella sceneggiatura da Stefano Casi e Grazia Varasani (l’autrice di Quo vadis, baby?). Nei panni del protagonista troviamo Nicola Di Bendetto, qui al suo debutto sul grande schermo.
«Non è il semplice racconto ardimentoso di una stagione di lotta per i diritti LGBT – scrive il regista – c’è lo sguardo su un ragazzo insofferente all’omologazione, sia quella – come avrebbe detto lui – “eteronormativa”, sia quella di un movimento omosessuale che dopo i primi atti rivoluzionari cercava forme di normalizzazione».
Gli anni amari è anche un salto nei rivoluzionari anni Settanta, tra la contestazione politica e sociale, l’emancipazione femminile e sessuale, le droghe psichedeliche, il rock alternativo e progressivo. È il racconto di un’intera generazione che fa sentire la propria voce nelle strade, nelle piazze e nei giornali, con le rivendicazioni di neri, donne e omosessuali. Nell’aria è ancora viva l’eco degli anni di piombo, dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini e di Francesco Lorusso, del sequestro di Aldo Moro.
Mario Mieli nel corso della sua vita diventa un’icona, un fenomeno mediatico, ma ad accompagnarlo sempre c’è una profonda solitudine, quella di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere. Non riuscendoci.
Il film di Adriatico è così l’attraversamento di un’epoca, di quegli anni incredibilmente vitali, difficili, creativi, dolorosi e – spesso – rimossi. È anche la rievocazione del movimento di liberazione omosessuale, nato attorno al ritratto di un ragazzo in sospeso tra genio e tragedia. Gli anni amari sono quelli dove tutto sembrava possibile, fervidi di illusioni e disillusioni.