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Iperrealismo in atmosfera onirica: i sogni di Dario Maglionico si svegliano in Vietnam

Dario Maglionico, Reificazione #63, oil on canvas, 120 x190 cm, 2020. Dario Maglionico, Reificazione #63, oil on canvas, 120 x190 cm, 2020
Dario Maglionico, Reificazione #63, oil on canvas, 120 x190 cm, 2020.
Dario Maglionico, Reificazione #63, oil on canvas, 120 x190 cm, 2020

Dario Maglionico porta la sua figurazione di sapore narrativo in mostra alla Vin Gallery, Vietnam. In Doppelgänger l’artista propone opere dall’atmosfera surreale ma realizzate con precisione quasi iperrealista, in grado così di aprire riflessioni sulla memoria, sul sogno e sull’influenza che questi hanno sulla nostra esistenza. Dal dal 6 marzo al 20 aprile 2020.

L’altra notte ho sognato di essere nella casa della mia infanzia. Nella mia stanza tutto sembrava nell’ordine in cui l’ho lasciato: il letto rifatto, l’abat jour di fianco, i libri sugli scaffali e i pochi soprammobili al loro posto. Dal locale a fianco mio fratello entra, annunciandomi di stare uscendo. Anche qui nulla di strano. Quello che poteva essere un comune ricordo riemerso dall’oceano onirico ha preso a quel punto una piega sinistra: poco dopo, sorprendendo mio fratello ancora in camera, gli domando come mai non fosse uscito come aveva annunciato; ecco che allora lui mi rivela essere un clone, un replicante creato per occuparsi delle più noiose faccende quotidiane. Incuriosito attendo il ritorno di mio fratello, il quale sembra ben disposto a rivelarmi come ottenere anch’io un clone. Così da quel momento riesco a disporre di un mio sosia, identico ma altro, indipendente ma legato a me. Come forse avrete già immaginato, nel decorso tragico del sogno il sosia guadagna sempre più autonomia, iniziando a creare più problemi che soluzioni. Interrogato mio fratello su come liberarmi di questo clone divenuto ingombrante, lui mi rivela la mia condizione esistenziale che rende impossibile disporre in autonomia del replicante: io stesso sono già sosia di me stesso e, per questo, non in grado di eliminare un sosia. Mentre le pareti della mia vita iniziano a crollare e la mia mente sconvolta si concentra per ricordare dove possa essere la mia reale persona, mi sono improvvisamente svegliato riconciliandomi con me stesso.

Dario Maglionico, Reificazione #60, oil on canvas, 200 x 140 cm, 2019.
Dario Maglionico, Reificazione #60, oil on canvas, 200 x 140 cm, 2019

O almeno così ho creduto. Ma come un profumo che ti insegue mentre cammini, l’idea di un mio doppio e di un distaccamento della mia persona non mi ha lasciato per tutta mattina. Mi ha invece condotto, come in un disegno prestabilito, fino alle opere di Dario Maglionico. L’artista figurativo è solito costruire messe in scena dove il tema del doppio e della dislocazione del sé diventano protagonisti assoluti. All’interno di scenografie casalinghe, all’apparenza intime e familiari – camere, salotti, stanze private – i loro inquilini si trovano (consapevolmente?) frammentati, scomposti in uguali e differenti copie di loro.

I nostri ricordi sono fissati nel nostro cervello dall’unione sincronica dei sensi. Le mie tele sono una trasposizione di questi ricordi, sincronie di una vita che non è altro che il punto d’incontro di ogni singolo momento passato o presente.

 

Dario Maglionico

Dario Maglionico, Reificazione #62, oil on canvas, 110 x 100 cm, 2019
Dario Maglionico, Reificazione #62, oil on canvas, 110 x 100 cm, 2019

Questi luoghi pensati come accoglienti e confortanti, nelle opere di Maglionico si fanno lentamente e silenziosamente destabilizzanti. Addirittura angoscianti quando sopraggiunge l’istinto a tessere una narrazione tra i personaggi, a interrogarsi sulle ragioni delle loro frantumazioni: quella ragazza ai piedi del letto sta fissando se stessa sdraiata con intento giudicante? Un’altra si arrampica ovunque alla ricerca di qualcosa che ha perso? Oppure vuole scovare qualcosa che non ha mai avuto?

Queste e altre suggestioni sono in mostra alla Vin Gallery di Ho Chi Minh City, Vietnam, dove dal 6 marzo al 20 aprile 2020 è visitabile la mostra Doppelgänger. Il termine letteralmente significa “doppio viandante”, nel senso di “bilocato”; tradotto in italiano come “alter ego” o “sosia”) è un termine tedesco, composto da doppel, “doppio”, e Gänger, “che va”, “che passa” (da gehen, “andare”). Il concetto ha trovato spazio in diverse culture o leggende, come quelle che lo identificano alla stregua di uno spirito maligno da scorgere con la coda dell’occhio, forse in un specchio, dietro un muro, nell’ombra.

Dario Maglionico, Reificazione #66, oil on canvas, 60 x 80 cm, 2020.
Dario Maglionico, Reificazione #66, oil on canvas, 60 x 80 cm, 2020

Il doppio di Maglionico non si manifesta tanto nelle sembianze di un fantasma, quanto come il risultato di una sovrapposizione mnemonica ed esperienziale, che torna a farsi presente in un solo colpo. Un attimo, che lascia però una scia di profonda riflessione. Proprio come un sogno. Di fatti l’atmosfera delle sue tele è sospesa e surreale, nonostante la figurazione quasi iperrealista con la quale si costruisce. Questo apparente contrasto è forse la vera cifra distintiva delle sue opere, tramite questa Maglionico esaspera l’irriducibile mistero della conoscenza di sé: tutto appare perfetto, verosimile, comprensibile, accettabile; eppure qualcosa ci sfugge perennemente, lo cerchiamo inesorabili senza raggiungerlo.

Dario Maglionico, Reificazione #64, oil on canvas, 115 x 80 cm, 2020.
Dario Maglionico, Reificazione #64, oil on canvas, 115 x 80 cm, 2020

Immergendomi nelle sue opere ho quasi la sensazione di ritornare nel sogno, ma questa volta posso manovrarne le leggi. Posso muovermi al suo interno, interrogare il mio sosia, andare alla ricerca del me stesso originario. Proprio mentre la consapevolezza di poter ricongiungere i frammenti sparsi della mia coscienza, la realtà mi richiama di nuovo perentoriamente a sé.

Mio fratello è uscito, a me sembra di essere appena rientrato.

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