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A proposito di niente: l’autobiografia in cui Woody Allen si racconta, gioie e dolori

Woody Allen, A proposito di niente

Woody Allen, A proposito di niente

Woody Allen, A proposito di niente: è uscita l’attesissima autobiografia in cui il regista di Manhattan e Match Point racconta la sua vita

«Il mio rimpianto più grande? Che ho avuto milioni per fare film in totale libertà, e non ho mai girato un capolavoro» (Woody Allen)

Dopo gran trambusto è uscita in Italia l’attessima autobiografia di Woody Allen, A proposito di niente (Apropos of Nothing). Negli Stati Uniti il libro doveva essere pubblicato da Hachette, ma la casa editrice all’ultimo ci ha ripensato e ha riconsegnato testo e diritti al mittente. È uscito quindi per Arcade, che ha deciso di approfittare delle polemiche in corso per anticiparne l’uscita. Da noi invece è uscito come programmato per La Nave di Teseo.

Allen scrive col tono con cui dirige i propri film, i suoi fan apprezzeranno molto. I detrattori non cambieranno schieramento. A suo solito è brillante, talvolta cinico. Pagina dopo pagina, sembra di ascoltare la voce narrante di Radio Days.

Il regista ne approfitta per renderci partecipi dei suoi gusti e per mettere i puntini sulle i (una volta per tutte?) allo scandalo che lo ha travolto negli anni passati. La ruota delle meraviglie – dice – tra i suoi è il film che più ama, assieme a Misterioso omicidio a Manhattan, La rosa purpurea del Cairo, Match Point e Mariti e mogli. Proprio durante le riprese di quest’ultimo Mia Farrow scopre la relazione del regista con Soon-Yi (una delle figlie adottive di Mia). Da lì il finimondo. Una storia da Forum.

In Apropos of Nothing, Woody Allen fa chiarezza sugli scandali che lo hanno travolto negli anni ’90 e che ancora oggi non sembravo volersi placare: in pieno periodo #metoo il regista ha visto prima Amazon rifiutare di distribuire un suo film (Un giorno di pioggia a New York) e ora i problemi con l’autobiografia. Racconta così della sua relazione con Mia Farrow, della sua relazione con Soon-Yi e dell’accusa di molestie nei confronti della figlia adottiva, Dylan Farrow contro di lui.

«Sapevo che Mia si compiaceva di dire che avevo molestato sua figlia minorenne, quando Soon-Yi di anni ne aveva ventidue e non si era trattato di molestie ma di amore, come prova il fatto che siamo sposati da oltre vent’anni. All’epoca, però, Mia non mi aveva ancora accusato di altro. Stava cominciando a preparare la sua trappola?»

La rabbia di Mia Farrow dopo aver scoperto della relazione con la figlia adottiva è stata la causa di tutto quando arrivato in seguito. Allen ribadisce nuovamente quanto racconta da oltre vent’anni: il suo rapporto con Mia gli ha permesso di vivere come scapolo (i due non si sono mai sposati e non hanno mai convissuto, se non per brevi periodi), non era interessato ai figli adottivi di Mia fino a quando non ha stretto amicizia con Soon-Yi (quando già frequentava il college), e che l’accusa di Dylan è il risultato dell’influenza e della rabbia di sua madre.

«Ci sono ancora dei mentecatti che pensano che io abbia sposato mia figlia, che Mia fosse mia moglie, che io avessi adottato Soon-Yi e che Obama non fosse americano. Ma non c’è mai stato alcun processo. Non sono mai stato accusato di nulla perché, com’è stato chiaro agli inquirenti, non è mai successo nulla»

La sua storia con Soon-Yi è nata durante le riprese di Mariti e Mogli. Mia Farrow ha recitato in 12 film di Woody Allen, Husbands and Wives (1992) è stata la loro ultima collaborazione. Il regista racconta che Mia Farrow ha scoperto il suo rapporto con Soon-Yi verso la fine delle produzione della pellicola, cosa che ha reso l’ultima settimana di riprese particolarmente difficile.

Woody Allen, A proposito di niente
Husbands and Wives (1992)

Woody Allen dice che Mia Farrow ha inventato l’accusa di molestie per vendicarsi della sua relazione con Soon-Yi: «Con il senno di poi (cosa di cui sono ampiamente fornito) è chiaro che c’era solo una cosa peggiore di uccidermi: accusarmi falsamente di molestie». Il regista riporta anche come una volta Mia gli avesse fatto recapitare un biglietto di San Valentino con un cuore infilzato da un vero coltello da cucina.

La Farrow avrebbe manipolato sua figlia, Dylan, sostenendo che Woody Allen l’avesse molestata, e l’avrebbe istruita per testimoniare a dovere: «Siamo davanti a una totale invenzione dall’inizio alla fine, in ogni minimo dettaglio […] non c’è motivo per cui un uomo di cinquantasette anni con la fedina immacolata, nel bel mezzo di una causa per l’affidamento dei suoi figli, […] scelga proprio questo luogo e questo momento per abusare della sua amata figlia di sette anni. È un insulto al buon senso». Dylan Farrow ha accusato Allen di averla molestata all’età di sette anni in una lettera aperta del New York Times nel 2014. Nel 2018, in pieno #metoo, ha poi nuovamente raccontato le accuse alla CBS. A supporto di quanto dichiarato da Allen anche le testimonianze di Moses Farrow, altro figlio adottivo di Mia – che ha accusato la madre di maltrattamenti: «Era il suo metodo: ci diceva quello che dovevamo dire e ce lo ficcava in testa facendocelo ripetere fino alla nausea – un vero e proprio lavaggio del cervello».

Nel libro ovviamente Woody Allen parla molto di cinema, di musica (il suo amore per il jazz) e della sua carriera, come regista e come autore. Condivide con i lettori i propri gusti sulle pellicole del suo cuore e su quelle che, al contrario, non lo hanno mai convinto.

«A qualcuno piace caldo e Susanna!: non mi hanno mai divertito. E non mi piace La vita è meravigliosa, che mi fa venire voglia di strozzare quel melenso angelo di seconda classe. Ho adorato Hitchcock, ma non La donna che visse due volte. Lubitsch mi fa impazzire, ma Vogliamo vivere! non mi ha mai fatto ridere. Mancia competente invece mi stende, è perfetto».

 

Woody Allen, A proposito di niente

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