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Arte balsamo della psiche. La quarantena degli artisti, Chiara Enzo

Chiara Enzo, 2018, Fondazione Il Lazzaretto, fotografia di Silvia Gottardi Chiara Enzo, 2018, Fondazione Il Lazzaretto, fotografia di Silvia Gottardi
Chiara Enzo, Senza titolo, 2019, tempera, pastello, matite colorate su cartoncino incollato su tavola, cm 17,7x14,8
Chiara Enzo, Senza titolo, 2019, tempera, pastello, matite colorate su cartoncino incollato su tavola, cm 17,7×14,8

Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?

L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.

I tempi di Chiara Enzo

Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?

Qui a Venezia le misure di distanziamento sociale sono state attivate prima che in altre città, e ormai, complici alcuni problemi di salute, sono a casa dal 20 febbraio. Passo le mie giornate principalmente a lavorare nello studio che ho ricavato a casa. Convivo con altri tre inquilini, perciò quello spazio non è a mia totale disposizione, ma da quando è iniziato il periodo di isolamento siamo rimasti solo in due e posso permettermi di allargarmi un po’. Per me questa è un’occasione forzata per dedicarmi appieno al lavoro, per riassestare la pratica e la ricerca. Per poterlo fare è necessario liberare la mente e mettere da parte le preoccupazioni per il futuro, e all’inizio è stata davvero dura, ma adesso va molto meglio. Il mio rapporto con l’arte è sempre primariamente terapeutico e formativo, e in questi giorni si è rivelato fondamentale.

Per ora il mio approccio non è cambiato, sto elaborando una serie di materiali e progetti raccolti durante l’inverno. Lavoro quasi esclusivamente con il piccolo formato, quindi non credo che soffrirò mai problemi di spazio. L’unica cosa che mi manca
veramente è la luce, scarsa in tutti gli ambienti di questa casa che sarebbe altrimenti molto ospitale.

Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…

La zona di Venezia dove vivo, Sant’Elena, a pochi passi dai giardini della Biennale, è una delle poche aree strettamente residenziali della città, ed è conosciuta per essere estremamente tranquilla, silenziosa e circondata da una vasta area verde. Molte delle persone qui tendono a fare una vita ritirata, perciò apparentemente non è cambiato un granché. Ho sempre amato osservare la vita che si svolge al di fuori dalle finestre di casa, che si affacciano sulla strada da un lato, e dall’altro su una serie di giardini e cortili chiusi da una cintura di palazzine. Ho avuto modo di notare lo spostamento della vita dalla strada, ora completamente vuota, alle case, che viceversa mi danno l’idea di essere più colme e vissute.

Le persone si affacciano più spesso alle finestre, e riorganizzano le loro giornate tra gli interni delle case, le terrazze e i giardini. C’è una strana calma che pervade tutti gli spazi, un rallentamento condito di paura e senso di attesa. Noto anche che alcuni dei vicini che ero abituata a vedere più spesso nei rispettivi giardini o terrazzi hanno invece limitato quasi del tutto anche questo tipo di uscite.

Chiara Enzo, 2018, Fondazione Il Lazzaretto, fotografia di Silvia Gottardi
Chiara Enzo, 2018, Fondazione Il Lazzaretto, fotografia di Silvia Gottardi
Leggere, scrivere, riflettere, altro…

Negli ultimi tempi avevo subìto una sofferta riduzione dello spazio e del tempo che potevo dedicare alla pittura, quindi per ora me lo sto prendendo proprio tutto per dipingere, disegnare e progettare. Solo alla sera tardi mi ritaglio del tempo per staccare un po’, guardare dei film e per leggere, preferibilmente contenuti lontani dai miei temi. Al momento sto terminando City di Clifford Simak, un bellissimo romanzo di fantascienza degli anni ’50; in seguito credo passerò al Don Chisciotte della Mancia di Cervantes, un libro che mi sono a lungo rimproverata di non aver ancora letto.

Riflessioni articolate per ora mi rifiuto di farne. Ciò che sta accadendo sta generando un condizionamento talmente forte e pervasivo che credo sia prematuro, almeno per quanto mi riguarda, tentare di rifletterci e lavorarci sopra. Non mi sento per niente pronta a farlo, manca quella distanza emotiva che permette una rielaborazione efficace. Per adesso mi limito ad accogliere gli stimoli che recepisco, e incanalare quelle energie senza tentare di dare loro una lettura o una direzione. Gradualmente, secondo necessità, ne nascerà sicuramente qualcosa più avanti nel tempo.

Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?

Camminerò moltissimo, andrò a trovare la mia famiglia e i miei amici, tornerò a vedere una mostra.

Studio a Venezia, 2020
Studio a Venezia, 2020
Chiara Enzo, Claustrale (particolare), 2018, 7 disegni su carta Repap applicati su pannelli di tessuto e struttura in alluminio, dim. complessive cm 180 x 200 x 150
Chiara Enzo, Claustrale (particolare), 2018, 7 disegni su carta Repap applicati su pannelli di tessuto e struttura in alluminio, dim. complessive cm 180 x 200 x 150

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