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Il Coraggio a caratteri cubitali di Rebecca Moccia ora risuona nel silenzio pandemico dei nostri giorni

Rebecca Moccia, Coraggio, 2017 Rebecca Moccia, Coraggio, 2017
Rebecca Moccia, Coraggio, 2017
Rebecca Moccia, Coraggio, 2017

Coraggio. Compare a caratteri cubitali sul tetto di un palazzo abbandonato di Piazza Piemonte, a Milano, l’opera di Rebecca Moccia. Realizzata nel 2017, la performance da allora muta di valore e risuona nel silenzio pandemico dei nostri giorni.

Lettere maiuscole, in smalto bianco, sul tetto di un palazzo abbandonato di Piazza Piemonte, a Milano, nel 2017 Rebecca Moccia scrive a caratteri cubitali Coraggio. L’arpeggio di valori che hanno animato l’opera a oggi muta. Dal sentimento del singolo, che si pone solo nella sua volontà generazionale di gridare per la giovinezza e la bellezza umana, inesorabile passeggera, il Coraggio, ora, è collettiva resistenza.

L’opera si riscopre quanto più attuale, invariato il significante, modificato il significato. E il passaggio così sembra rientrare nella sperimentazione che la giovanissima Moccia (Napoli, 1992) conduce in ambito linguistico. Vari medium, infatti, disegno e video, passando per fotografia, scultura e performance, caratterizzano una ricerca che simultaneamente si muove nelle due direzioni opposte di passato e contemporaneo. Così le parole, dalla semiotica al contesto online dei social, sono soggetti, immagini, veri e propri racconti. Si vedano, per esempio, lavori come Un linguaggio inaudito (2018) o Da qui tutto bene (2019), realizzato per il Museo del Novecento di Firenze.

Rebecca Moccia | Photo credit: Leonardo Morfini
Rebecca Moccia | Photo credit: Leonardo Morfini

Coraggio, avere cuore, le etimologie ci rivelano, sempre con viva meraviglia, la profondità della lingua italiana. E l’avere cuore nel 2017 per Rebecca Moccia significava più specificatamente resistere, nel quotidiano, all’apparente inutilità dell’arte, che si rivelava invece “custode dei tempi e dei modi del fare improduttivo, arricchente, poetico e dissidente”. Nella simmetria con cui ritorna a questi giorni, l’opera site-specific, caricata di valori forse dimenticati, da parola scritta diventa voce, viva, della città e dell’Italia. Si possono vedere solo dall’alto, questi segni dai contorni sbavati, di una risonanza silenziosa, che si appellano al sentimento comune di agire in modo pieno di significato, non più solo per noi stessi.

Coraggio di Rebecca Moccia mantiene l’incanto e l’intimità di quello slancio generazionale, ma la carica attuale che lo investe amplifica la lettura del suo messaggio, che si rinnova e rivive, qui e ora.

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