Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Giulio Malinverni
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Da fine febbraio sono a Verona, non a Venezia dove vivo e lavoro e né a Vercelli dove sono nato. Prima che fosse imposta la quarantena, ma stava nascendo l’ipotesi, mi sono spostato a Verona dalla mia ragazza, anche lei artista, un po’ nella speranza che il periodo fosse più breve e allo stesso tempo avendo un luogo dove allestire un piccolo atelier temporaneo.
Le prime due settimane ho lavorato soltanto su carta, con tempere ed acquerelli, essendo, non solo le tecniche che prediligo, ma anche quelle più adatte per lavorare lontani dal proprio studio. Quando ho visto che la situazione sarebbe durata più del previsto ho deciso di fare un ordine di pigmenti puri da una ditta che conosco molto bene, che sta qui a Verona, e di supporti, principalmente tavole, su cui dipingere.
In questo ciclo di lavori più recenti mi sono concentrato sulla coesistenza di differenti luoghi, paesaggi e situazioni all’interno di un lavoro. Questa convivenza vuole suggerire una polisemia di significati, legati allo stato d’animo e alle sensazioni che stiamo tutti vivendo tutti quanti in questo periodo storico. Tramite porte, finestre ed altri varchi si possono scorgere altri luoghi e luci che irrompono e dialogano con la quotidianità, con le città deserte, e alcune di queste suggeriscono, in maniera “metafisica”, una giusta via per un incombente “Rinascimento” del quale abbiamo un grande bisogno.
Proprio da questa idea di “rinascimento-ripresa”, in queste settimane è nata l’idea di una mostra collettiva, che inaugurerà non appena possibile alla Galleria A plus A di Venezia, con due miei compagni dell’Atelier F. Per l’occasione sto lavorando a un’opera “inedita”, della quale non voglio svelare molto, se non il fatto che avendo poco spazio a disposizione per dipingere e la voglia di fare un lavoro di grandi dimensioni, mi ha costretto ad ideare un lavoro “componibile”, del quale ne sono soddisfatto e curioso di vedere cosa succederà quando sarà montato in galleria.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Lo spostamento da Venezia, luogo in cui lavoro, mi ha costretto sicuramente a cambiare le mie abitudini. Sto lavorando in una veranda al nono piano, con una splendida vista sulle colline della Valpolicella. L’illuminazione naturale perfetta per dipingere mi ha imposto un ritmo di lavoro più regolare del solito, ma allo stesso tempo il lavoro procede più lentamente, forse perché questa tranquillità, il fatto di non aver scadenze, mi ha spinto a lavorare quasi da amanuense.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Una riflessione che faccio spesso è legata proprio allo sguardo, sulla diversità di visione che avremo quando torneremo ad uscire, e spero davvero in una ripresa positiva ed entusiasmo come c’è stato in questo periodo grazie alle iniziative sui social. Spero che questa visibilità estesa che è venuta a crearsi tramite il web, servano a far riattivare tutto il meccanismo tradizionale del mondo dell’arte perché personalmente niente può sostituire i contatti e la visione diretta dei lavori.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Riprenderò esattamente da dove si è fermato tutto, dovevo inaugurare il 21 di marzo la mia prima mostra personale, Lo sguardo di Giano, curata da Daniele Capra, nella Project Room della galleria Marignana Arte, galleria che mi rappresenta, e allo stesso tempo partecipare alla mostra collettiva I dreamed a dream curata da Domenico De Chirico, sempre alla galleria Marignana.