Come oggi, 500 anni fa imperversava un virus che costrinse molti alla fuga o all’isolamento nella speranza di salvarsi. Così fece il pittore toscano Pontormo, che trovò rifugio nella Certosa del Galluzzo. Qui dipinse uno dei suoi capolavori, la Cena in Emmaus, conservata agli Uffizi. Il video-racconto di Corriere Tv.
Cena in Emmaus (1525) era destinata al refettorio della foresteria o alla dispensa della Certosa del Galluzzo, a pochi km da Firenze. Il tema della cena, infatti, era particolarmente indicato per il luogo in cui si accoglievano e si rifocillavano gli ospiti. Il pittore di scuola fiorentina Pontormo si era rifugiato qui nel 1523 per sfuggire alla peste. Introverso e solitario, trovò nella vita monacale la sua dimensione ideale: lavorava per i monaci, meditava e sperimentava una nuova maniera arrivata da Oltralpe.
La Cena in Emmaus rappresenta un momento legato alla Pasqua: Gesù risorto incontra due discepoli che non lo riconoscono. Lo invitano a cena e lui, spezzando il pane, rivela la sua identità. In questo modo riporta la speranza in un momento in cui tutto sembrava perduto: proprio come noi, ormai confinati in casa da settimane a causa del Covid-19, siamo in attesa di vedere una luce in fondo al tunnel.