Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Dario Carratta
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Sto passando le giornate da solo, vado a letto a notte fonda e mi sveglio tardi. Ho casa-studio sto lavorando su una serie di acquerelli molto intimi incentrati sul tema della profezia e sull’ossessione che ha l’uomo per la fine del tempo .
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Sto cercando di vivere questa situazione nella maniera più tranquilla possibile. La mia quotidianità non è cambiata di molto, ho sempre cercato di schermare la mia vita dal caos imperante della società, pensando che nella vita frenetica che avevamo ci fosse comunque un sottofondo malsano e diffuso di schizofrenia del fare a tutti costi, un bisogno di sfoggiare la competitività come se fosse addirittura un valore. Un modo di vivere che non ho mai tollerato.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Guardo le news dal mondo, scrivo e disegno sogni e incubi. Sto leggendo libri di antropologia che trattano del nostro approccio con il sacro, la superstizione, la magia e cerco di meditare.
Per il resto del tempo osservo ed assimilo. Mi guardo intorno e vedo il silenzio che popola le nostre città, avverto l’angoscia che trova una valvola di sfogo nelle piattaforme digitali.
Ogni giorno ci svegliamo e sembra che siano passati 10 anni dal giorno precedente. Stiamo vivendo probabilmente in una compressione del caos, una babele affamata ed al tempo stesso bulimica. Le informazioni che si leggono nell‘arco di due ore vengono rigettate, confutate e rielaborate, creando così dei corto circuiti cognitivi nelle persone.
Stiamo brancolando nel buio è un dato di fatto. La speranza è che questa situazione diventi un monito per riflettere sulla libertà, in qualsiasi modo essa si manifesti nelle nostre vite. Per libertà non intendo il concetto capitalistico di libertà d’impronta edonista. Lo shock che abbiamo vissuto è appunto il palesarsi della fragilità di questo concetto o “stato” del quale forse si cercherà di creare un nuovo ibrido. Ibridare la libertà con la paura non sarà facile.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Andrò a fare una passeggiata al parco e toccherò la corteccia di un albero.