Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Marta Naturale
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Già da qualche anno lavoro in una piccola stanza di casa. Sono abbastanza sedentaria e amo la tranquillità, e con il mio studio in casa riesco a gestire al meglio ritmi e concentrazione. Per questo il mio modo di lavorare ora non è cambiato, e sono sicuramente fortunata a poter condurre la mia ricerca in modo (quasi) indisturbato.
Sebbene un certo senso di straniamento e di solitudine ci accomuni sicuramente tutti, non sto vivendo la quarantena come una prigionia. La ripetitività delle giornate, la monotonia della quotidianità, il ripresentarsi indolente delle medesime situazioni e la cadenza delle ore sono, anzi, componente feconda e punto di avvio della mia ricerca. Alterno come sempre la pittura ai pasti, diversi tè, alcune passeggiate nel vicinato. Il limite di spostamento di 200 metri mi ha dato modo di esplorare una volta di più i dintorni della mia abitazione, che ho mappato con numerose foto; alcune di esse mi serviranno forse da appunti per un nuovo lavoro. Le strade deserte, il senso di sospensione che ho riscontrato camminando all’esterno sembrano fare eco alla mia pittura. Anche la sensazione di incombenza dell’ignoto diventa quanto mai disturbante, e fomenta la riflessione sul rapporto tra uomo e natura, molto accesa proprio in questi giorni.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Con spazio e tempo ho sempre avuto un rapporto abbastanza personale. Non amo molto spostarmi, né viaggiare; generalmente non sopporto gli impegni che spezzano la mia giornata e detesto le scadenze, per questo direi che ora mi sento abbastanza a mio agio. La pittura ha un suo tempo interno, legato indissolubilmente all’atto del fare, e non può accelerarsi, piegarsi all’utilitaristico, al mondano, ai meccanismi del mercato. Penso che chi sceglie questa pratica lo faccia per il bisogno di sfuggire alle leggi della necessità, e non dovrebbe tollerare il sottostare a tempi estranei e predeterminati. Certo, la realtà non sempre lo permette, ma dovremmo sempre tenere ben presente ciò che del nostro lavoro è essenziale e questo periodo libero da impegni può aiutarci a farlo. Si sente purtroppo già tutta l’impazienza di ripartire esattamente come prima e dimenticare ogni buon proposito.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Sto riuscendo a dedicare più tempo alla lettura e alla visione di film, ed anche a qualche dolce. Se non fosse per la drammaticità della situazione, direi che questi sono i ritmi adatti ad un essere umano, o quantomeno più vicini ad esserlo. Volendo trovare il lato positivo, una pausa dalle incombenze e dall’ammassarsi degli eventi di ogni tipo può forse renderci più consapevoli dei nostri reali bisogni e di ciò di cui si compone la nostra identità.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Rivedrò le persone a me care.