I dettagli trapelati sono al momento pochissimi, e come accade in questi casi il riserbo è elevato. Ma la redazione di ArtsLife apprende che a causa del Coronavirus è morto nelle scorse ore Germano Celant, 80 anni, il celebre storico e critico d’arte, figura centrale nel lancio a livello internazionale dell’Arte Povera, attualmente direttore artistico della Fondazione Prada di Milano. Da circa un mese era ricoverato all’Ospedale San Raffaele di Milano, positivo al COVID19, ma ora un aggravamento delle sue condizioni si è rivelato fatale.
Nato a Genova nel 1940, ha una carriera precocissima che lo porta a distinguersi sulla scena internazionale. Negli anni Ottanta inizia a collaborare col Museo Guggenheim di New York, del quale diviene in seguito senior curator.
Al Guggenheim allestisce nel 1994 la mostra Italian Metamorphosis 1943-1968, proponendo un avvicinamento e una contestualizzazione dell’arte italiana sulla scena internazionale, come aveva già fatto con storiche mostre al Centre Pompidou di Parigi (1981), a Londra (1989) e a Palazzo Grassi a Venezia (1989).
Nel 1997 era stato nominato direttore della 47ª Biennale d’Arte di Venezia. In occasione di Expo 2015 aveva curato la mostra Art & Food alla Triennale di Milano. Attualmente ricopriva i ruoli di direttore della Fondazione Prada a Milano e curatore della Fondazione Vedova a Venezia.
ARTE POVERA
Ma resta la nascita dell’Arte Povera il tema che gli ha dato maggiore popolarità e prestigio. Fu lui nel 1967 a coniare la definizione di “arte povera” per designare un gruppo di artisti italiani esposti nella prima mostra alla Galleria La Bertesca di Genova. Da Alighiero Boetti a Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali, Emilio Prini.
Una primazia nell’esordio del movimento che negli anni è stata tuttavia messa in discussione da diversi personaggi. Fra i quali il celebre gallerista Fabio Sargentini, che in un’intervista di qualche anno fa ricordava: “Nella mostra Fuoco immagine acqua terra, del giugno 1967 all’Attico, Pascali e Kounellis posero per primi l’attenzione ai materiali. L’Arte Povera non è fatta di fascine o di pagine di giornali o di carbone: è fatta di materiali, di elementi primordiali, esplosivi. Poi, chi ha tirato fuori il termine Arte Povera è stato Celant…”.
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