Rimandata la scenografica perfomance di Christo. Parigi dovrà attendere il 2021 per celare sotto le lunghe metrature di telo dell’artista bulgaro le forme neoclassiche dell’Arco di Trionfo (1806-36).
Sebbene la Francia, come anche l’Italia, il Belgio e la Germania si stiano preparando alla riapertura, fra le altre cose, di musei e luoghi della cultura (in Francia prevista per l’11 maggio 2020), l’artista bulgaro Christo (Gabrovo, 1935), noto per le sue monumentali opere di Land Art che solitamente prevedono letteralmente l’impacchettamento di grandi monumenti, edifici, persino isole, ha dichiarato di voler posticipare al 2021 la maestosa vestizione in tessuto blu e argento (25mila metri quadrati di tessuto, rigorosamente riciclabile) dell’Arc de Triomphe.
L’opera, dal titolo “Arc de Triomphe, Wrapped” (Arco di Trionfo confezionato), attesissima dal 19 settembre al 4 ottobre 2020, è stata rinviata per volontà dell’artista a causa della pandemia da Covid-19. Concepita nel 1962 con la moglie Jeanne-Claude (Casablanca 1935-New York 2009), la performance sarà realizzata con la collaborazione del Centre Pompidou e del Centre des Monuments Nationaux. Resta invece confermata la retrospettiva dedicata ai primi anni di produzione di Christo e della moglie presso il Centre Pompidou (prima in calendario dal 18 marzo), che slitterà a data da destinarsi.
La pratica dell’impacchettamento, che fonda le sue radici nelle correnti artistiche del Dadaismo (Zurigo, 1916) e del Nouveau Réalisme (1960-70) cela l’oggetto alla vista, ma così facendo l’artista non fa che risaltarne la sua presenza o assenza. L’oggetto dunque, nascosto e privato delle sue originali fattezze dal rivestimento, comunque esiste e lo spettatore percepisce tutto il vuoto del suo non esserci, osservandolo.