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Oggi più che mai, la Didattica Museale ha bisogno del supporto che merita. Intervista a Marco Falciano (Casina di Raffaello)

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L'esterno della Casina di Raffaello, in Villa Borghese, Roma
L’esterno della Casina di Raffaello, in Villa Borghese, Roma

A proposito di didattica museale. Intervista a Marco Falciano, Responsabile della Casina di Raffaello (Villa Borghese, Roma).

C’era una volta, nel cuore di Villa Borghese, a Roma, un bellissimo palazzo Cinquecentesco, aperto a tutti i bambini. Giochi, libri e colori: si narrava che una volta superato l’ingresso, ogni fanciullo si trasformasse in un artista. Due, le parole d’ordine per varcarne la soglia: libertà e creatività. Se questo rappresentasse l’inizio di una fiaba, il lieto fine sarebbe garantito: la Casina di Raffaello esiste davvero.

Poco distante da Piazza di Siena, all’interno dell’ampio parco di Villa Borghese, la Casina è una ludoteca aperta dall’Amministrazione Comunale nel 2006, dedicata a bambini dai 24 mesi ai 14 anni di età. In particolare, la Casina di Raffaello e Technotown a Villa Torlonia -entrambi spazi cittadini pensati per bambini e ragazzi- sono gestiti dalla società Zètema Progetto Cultura, partecipata al 100% da Roma Capitale.

A pochi passi dalla Casa del Cinema (ex Casina delle Rose), amministrata anch’essa da Zètema, la Casina di Raffaello nasce all’interno di un elegante e storico edificio su due piani, in origine “Palazzina dell’Alboreto dei Gelsi”, trasformato intorno al 1791 dall’architetto Asprucci. La ludoteca propone ogni anno un interessante e variegato programma di attività per i più piccoli: laboratori didattici, mostre temporanee, presentazioni di libri, rassegne sull’editoria per l’infanzia, corsi di formazione, centri estivi e molto altro.

“Gianni Rodari. Le parole della fantasia”, mostra temporanea in programmazione dal 29 febbraio al 19 aprile, ha celebrato il centenario della nascita del noto scrittore per l’infanzia. Il progetto espositivo, parallelamente affiancato da numerose attività creative e laboratoriali, ha subìto una brusca ma inevitabile interruzione a seguito della diffusione del Coronavirus e dei consequenziali decreti emessi dal Presidente del Consiglio, per far fronte alla crisi.

Oggi, a due mesi dall’inizio della situazione emergenziale, si sente spesso parlare di “fruizione multimediale”, “spazio virtuale”, “digitalizzazione dell’esperienza culturale”. Intere collezioni sono state digitalizzate e caricate su piattaforme realizzate appositamente, è possibile partecipare a tour museali direttamente online e ancora, numerose istituzioni hanno messo i propri archivi a disposizione dell’esigente, ma talvolta distratto, pubblico del web. Sembra insomma che, seppur faticosamente e non senza imprevisti, il mondo dell’arte (e il suo mercato) stia trovando il suo posto in un universo nuovo dalle possibilità finora sottovalutate.

Ma se in certi casi la digitalizzazione ha saputo rappresentare un valore aggiunto nell’ambito della fruizione culturale, una nuova e più attuale possibilità per allinearsi a standard internazionali, cosa succederà invece nel campo della didattica museale? Un settore di cui l’Italia ha bisogno e su cui deve necessariamente investire, in termini di risorse umane e materiali. Alla luce dell’attuale situazione, in che direzione si deve andare? Potrà un’esperienza virtuale sostituire il bagaglio culturale trasmissibile con il coinvolgimento diretto del bambino?

Lo abbiamo chiesto a Marco Falciano, Responsabile della Casina di Raffaello.

Come sta affrontando questi ultimi mesi la Casina Raffaello? Ha intrapreso iniziative particolari?

“Purtroppo, per effetto dei vari DPCM che si sono succeduti a partire dall’inizio di marzo, l’8 marzo abbiamo chiuso e attendiamo indicazioni circa i tempi e soprattutto le modalità della riapertura. Dopo un iniziale momento di assestamento, abbiamo intrapreso senza esitazioni la strada delle proposte “social” offrendo ai bambini e alle loro famiglie due opportunità: la prima è un “contest”, dal 2 al 19 aprile, intitolato Il giardino nella mia stanza, ispirato alla bellissima poesia di Elvira Battaini; è stato pensato proprio per rendere ai bambini meno noiose e più leggere le giornate trascorse in casa, sollecitando la loro creatività e fantasia e prefigurando quella che sarebbe stata la loro nuova esperienza di fruizione del parco di Villa Borghese, della stessa Casina di Raffaello-che sorge al suo interno- e più in generale delle aree verdi e degli spazi pubblici della nostra città. I “piccoli creativi” hanno risposto con grande entusiasmo e partecipazione, inviando oltre 200 composizioni, tra disegni, dipinti, poesie, collage, fotografie e installazioni. La qualità e varietà dei lavori pervenuti è stata entusiasmante: c’è chi ha pensato con parole e immagini, dando loro la medesima forza espressiva, chi ha realizzato collage con foglie, sassolini e terriccio. Qualcuno ancora ha realizzato delle installazioni con giochi, peluche e oggetti domestici, ed altri ancora, con un intervento di totale metamorfosi, hanno trasformato la propria cameretta dipingendo direttamente su tutte le pareti un bosco/giardino, il sogno di una “seconda natura”.

La seconda iniziativa che abbiamo intrapreso, dal 15 al 25 aprile, è Casina di Raffaello entra nelle case e legge le fiabe e le filastrocche di Gianni Rodari in cui lo spazio Arte e Creatività, in collaborazione con EmonsLibri&Audiolibri e gli Eredi Rodari, ha proposto sul sito e sui propri canali social Facebook ed Instagram, una serie di letture online (a cui hanno dato voce gli attori Lunetta Savino, Claudio Bisio e Neri Marcorè) delle fiabe e filastrocche del grande maestro della parola e della fantasia, Gianni Rodari, del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita.”

Laboratorio creativo tematico
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Qual è il ruolo dell’educatore museale oggi? Come è cambiato rispetto al passato?

“Le risposte alle due domande sono estremamente complesse, c’è sempre il rischio di “banalizzare” quando si affronta un argomento così delicato; tuttavia, penso che il ruolo dell’educatore oggi sia ancora più importante di quanto lo fosse in passato, forse proprio perché deve essere ripensato alla luce di quanto sta accadendo e accadrà ancora. La pandemia ha generato una situazione di pericolosa chiusura e isolamento, che alcune fasce sociali vivono sempre: mi riferisco alla “povertà educativa”, che va di pari passo con la povertà economica; secondo recenti rapporti di diverse organizzazioni tra cui Save The Children, la povertà economica è spesso causa e conseguenza della povertà educativa, due fenomeni che si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione.”

Il settore educativo, in ambito museale e non, gioca un ruolo fondamentale nella creazione di basi solide per il futuro culturale del paese. Quali sono le principali criticità del settore educativo museale in Italia? Che impatto avrà la pandemia e su cosa si deve puntare per superarne gli effetti?

“Sono domande complesse e le risposte non sono da meno, si rischia di tralasciare qualche aspetto fondamentale. Ad ogni modo, gli studi di settore più avanzati e i dibattiti in corso, evidenziano tra le figure professionali più importanti quella del comunicatore museale. Gioca infatti un ruolo di valenza strategica, necessario sia per presentare efficacemente le collezioni ai vari pubblici, sia per comunicare il Museo all’esterno, evidenziandone il suo ruolo sociale. È proprio questo ruolo che dovrebbe essere ulteriormente rafforzato, non mortificato. Secondo la mia personale opinione bisognerebbe puntare maggiormente su:

  • La formazione; è necessario ragionare sulla certificazione delle competenze del comunicatore, al fine di garantire una collaborazione ottimale con le altre figure professionali museali;
  • La cura del rapporto con il Responsabile dei servizi educativi e della mediazione, con cui il comunicatore collabora strettamente;
  • L’attenzione alla strategia di comunicazione, che deve necessariamente essere definita con il direttore;
  • La differenziazione tra la figura del comunicatore museale e coloro che si occupano di fundraising e marketing, e la conseguente interpretazione dei termini “promozione e valorizzazione”, a volte troppo legati ad una idea di commercializzazione dei beni culturali, piuttosto che a far emergere e costruire significati e senso;
  • L’importanza di relazionare il Museo al territorio di riferimento, e quindi agli uffici di comunicazione territoriali (comunali, regionali…);
  • L’attenzione ai temi dell’accessibilità, che implicitamente ricadono nelle competenze del comunicatore;
  • La cura dei rapporti con altre figure professionali, come addetto stampa, web designer, grafici e social media manager;

In sostanza, il consolidamento del gioco di squadra del museo, di cui il comunicatore museale deve essere snodo fondamentale, è la strada maestra per l’uscita dalla crisi.”

Concorso di arte e creatività "Il giardino nella mia stanza
Concorso di arte e creatività “Il giardino nella mia stanza

Crede che il mondo della didattica museale saprà prontamente “adattarsi” all’universo del digitale e del virtuale?

“Nella definizione della -o delle- figure professionali che si occupano di digitale nei musei e nei beni culturali si devono tenere presenti le differenti competenze digitali individuate anche in altri ambiti lavorativi, ed in continuo aggiornamento; la liquidità delle tecnologie implica anche una liquidità delle competenze ad esse legate, che sono in continuo aumento e rendono necessaria la nascita di nuove figure professionali. L’organizzazione della maggior parte delle strutture museali nazionali impone una minore frammentazione delle competenze e una sintesi della rosa dei professionisti digitali, mentre nelle grandi realtà culturali internazionali non solo queste figure sono presenti, ma sono parte dello staff di un intero dipartimento e, in alcuni casi, di centri di ricerca dedicati al digitale.”

Quanto è importante la partecipazione diretta ed il coinvolgimento fisico e sensoriale del bambino nelle attività didattiche?

“A partire da quanto detto sopra rispetto all’adattamento della didattica museale al mondo digitale e al web, la partecipazione diretta ed il coinvolgimento fisico e sensoriale del bambino nelle attività didattiche resta fondamentale e imprescindibile; da questo fattore dipende il processoevolutivo dell’infanzia. L’agire educativo dell’operatore didattico deve rappresentare per cosi dire, “l’isola che non c’è”: un luogo immaginario dove l’apprendimento del fanciullo può prendersi il tempo che vuole. I bambini devono essere invitati a fare, osservare e raccogliere materiali, disegnare, dipingere, modellare, costruire oggetti. In sostanza lavorare “direttamente sulla realtà” in situazioni concrete, in un ambiente di vita rispondente e quindi denso di significati esistenziali, possibilmente in coerenza con il contesto sociale, e come superamento del “sapere formale”.”

Progetti per il futuro?

“Si, tanti e tutti “in embrione”, nell’intenzione di far convivere la didattica “in presenza”, che è la nostra specialità, con progetti digitali che abbiano allo stesso tempo un forte connotato di sperimentazione.”

Il bookshop della Casina di Raffaello
Il bookshop della Casina di Raffaello

 

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