Sergej Ščukin. Un collezionista visionario nella Russia degli zar di Natalia Semënova e André Delocque (Traduzione di Ximena Rodríguez Bradford) è in arrivo in libreria per Johan & Levi.
Sergej Ščukin ha radunato una importante collezione d’arte moderna del XX secolo fra cui spicca una serie di Matisse e Picasso. Caduto nell’oblio dopo la rivoluzione bolscevica, questa biografia ne racconta la vita segnata da colpi di scena e lutti. Una saga familiare che intreccia la storia della Russia a cavallo tra XIX e XX secolo con la rivoluzione artistica che negli stessi anni scuote l’Europa.
Nato a Mosca nel 1854, Sergej Ščukin arriverà a guidare un impero tessile con interessi fino al Caucaso, all’Asia Minore e alla Persia. L’ossessione familiare condivisa è il collezionismo. A toccare i vertici di quest’arte sarà però Sergej, che si dimostra il più visionario di tutti di fratelli. Grazie a lui approderanno in Russia i pittori più d’avanguardia, che egli difende e impone anche a prezzo di battaglie clamorose e violente. La sua raccolta annovera dipinti di Monet, Degas, Cézanne, Gauguin, Van Gogh, Matisse e Picasso. E non opere minori.
L’arte della collezione
E’ dotato di una sensibilità straordinaria per il colore, di cui percepisce ogni sfumatura con lo stesso fiuto di un maestro profumiere. Un viaggio a Parigi nella primavera del 1898 gli cambierà la vita. Comincia a frequentare le gallerie di Paul Durand-Ruel, Ambroise Vollard e Daniel-Henry Kahnweiler, non manca di fare un salto ai salon, visita gli atelier dei pittori. Il suo colpo d’occhio è infallibile. La sua fame di opere insaziabile. Come dirà lui stesso, «l’arte della collezione si fonda su due momenti chiave. Il primo è l’impulso irresistibile a comprare. Quando si acquista non bisogna riflettere, ma aprirsi all’emozione, come una pianta che schiude i propri petali alla luce». A quel punto inizia la seconda fase, «innescata dal contatto diretto con l’opera: provare a capire la ragione nascosta dietro l’impulso irrazionale che ha scatenato l’acquisto».
I Matisse di palazzo Trubeckoj
Quel fremito, quella vibrazione interiore che attrae in modo irresistibile come il suono di un violino, è all’origine del fecondo sodalizio con Henri Matisse, foriero di capolavori come La Danse e La Musique (e che porterà il pittore fino a Mosca). Collocati lungo le pareti dello scalone di palazzo Trubeckoj, i due enormi pannelli alimentano la sua fama di “eccentrico” e scatenano le critiche della buona società moscovita, che accusa Ščukin di voler corrompere la gioventù esponendo sotto gli occhi di tutti la sua ennesima infatuazione. Se le malelingue arrivano a insinuare il sospetto di un suo presunto squilibrio mentale, quel che è certo è che gli ospiti al numero 8 di vicolo Znamenskij sperimentano, senza eccezioni, uno choc culturale, ritrovandosi di colpo nella Parigi più moderna e anticonformista. Nella sala della musica gli impressionisti con le loro dominanti verdi, rosa perla e blu dai toni freddi; nella sala da pranzo l’iconostasi di Gauguin e, nel salone rosa, i Matisse. Nell’ultima sala, una carrellata di Picasso dal soffitto al pavimento.
«Quell’uomo ha fiuto», scriverà di lui Vasilij Kandinskij: impossibile resistere al suo vitalismo, alla sua voce potente, alle sue sonore risate. Amico dei nuovi idoli dell’arte, la sua rivoluzionaria collezione influenzerà profondamente le future generazioni di artisti russi dando il via all’ondata delle avanguardie.
In esilio a Parigi e dopo una lunga vita che non gli ha certo risparmiato dolori, il visionario Ščukin muore nel 1936, ormai ultraottantenne. Nel 1948 tutta la sua eredità viene smembrata tra il Museo statale di Belle Arti Puškin e l’Ermitage. È Stalin stesso a firmare il decreto. Relegate nei depositi dei due musei, le opere possono essere viste dietro il rilascio di un’autorizzazione speciale e nessuno sembra più ricordare o azzardarsi a pronunciare il nome del vecchio proprietario. Sarà solo con il disgelo, alla fine degli anni cinquanta, che la Russia inizierà a riscoprire, poco a poco, il tesoro inestimabile sepolto nei suoi musei.
Gli autori
Natalia Semënova è una storica dell’arte, scrittrice e giornalista, specializzata nella saga dei grandi collezionisti russi di arte antica e moderna. Durante la Perestrojka ha fondato una delle prime case editrici indipendenti d’arte. Tra i libri di cui è coautrice, Matisse et la Russie (1993) e Selling Russia’s Treasures. The Soviet Trade in Nationalized Art, 1917-1938 (2014). André Delocque, attivamente impegnato in ambito culturale in qualità di curatore e direttore di diversi musei e istituzioni, è nipote di Sergej Ščukin e custode della sua eredità artistica e morale.
SERGEJ ŠČUKIN. UN COLLEZIONISTA VISIONARIO NELLA RUSSIA DEGLI ZAR
A BREVE IN LIBRERIA
Autori: Natalia Semënova e André Delocque
Traduzione: Ximena Rodríguez Bradford
Collana: Biografie
ISBN: 978-88-6010-237-9
Pagine: 335
Prezzo: 32,00 €
Johan & Levi