“L’arte è buona ed essenziale. Come il pane. Abbiamo bisogno dell’arte, così come abbiamo bisogno del cibo.” Per questo Giuseppina Giordano l’ideatrice di #10cents – Art at the supermarket ha pensato di mettere l’arte dove di solito andiamo a comprare il cibo.
Il 23 maggio ha inaugurato la Zero Editon, al Migros (che non è il Tigros di Massimo Pericolo) di Mazara del Vallo, la mostra è letteralmente parte integrante del supermercato, le opere sono disseminate nello spazio, quasi nascoste. Il progetto di sostegno filantropico è pubblicizzato come fosse l’offerta del giorno: tutto è in equilibrio tra ordinario e straordinario, tra il quotidiano e l’eccezione. Così invece della classica musica di sottofondo c’è un audio realizzato da Cose Cosmiche, sul bancone della macelleria troviamo i Limoni da Tennis di Domenico Laterza, tra i pacchi di pasta c’è un’opera di Matteo Pizzolante che ha quasi lo stesso formato della scatola delle trofie, mentre alla cassa, vicino a dove si trovano di solito le mentine, un video di Federica di Pietrantonio intrattiene gli acquirenti in coda. E sempre in cassa alla fine della spesa è possibile fare un’offerta anche solo di 10 centesimi per supportare l’arte, mettendo una monetina nella scatola gialla del progetto.
L’edizione zero terminerà il 1 giugno, ma ne seguiranno molte altre sparse in tutto il mondo. #10cents project è format condiviso, aperto, internazionale e democratico che vuole diffondere l’idea che l’arte è un bene essenziale e come tale va trattata. Ogni 10 giorni, il 10% dell’importo totale di tutti i proventi di ogni edizione costituirà il 10cents – ART AT THE SUPERMARKET GRANT e sarà devoluto a un artista o un operatore culturale che versa in difficoltà economica, fisica o sociale, o che proviene da un paese in cui vengono negati i diritti fondamentali dell’uomo.
Questo progetto è la risposta più creativa, originale e ideale nata da questo periodo di difficoltà: si innesta negli unici luoghi in cui siamo sempre stati legittimati ad entrare senza restrizioni o stigmatizzazioni di sorta; fuoriesce dalle dinamiche istituzionali e dagli spazi consueti dell’arte, molti dei quali ancora chiusi o in difficoltà, per avvicinarsi fisicamente e non solo idealmente a tutte le persone, inoltre il fine ultimo è quello di aiutare il complesso e variegato mondo dell’arte sostanzialmente dimenticato dai provvedimenti governativi italiani e di molti altri stati. Si innesta così la produzione di un nuovo immaginario, quello di ridurre lo scollamento tra arte contemporanea e cultura generale, emersa così palesamente in questo periodo (vedasi la notizia della morte di Germano Celant, completamente ignorata dai media mainstream). Un riavvicinamento necessario per la sopravvivenza di tutti perchè “l’arte è buona ed essenziale. Come il pane. Abbiamo bisogno dell’arte, così come abbiamo bisogno del cibo.