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Arte come asset class, trend 2019, scenari post-Covid: presentato il report sul mercato dell’arte di Deloitte

 

Ugo Nespolo, Andy Dandy (1981) | Acrilici e nitro
su legno, 153×182 cm

La presentazione del report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private era prevista per lo scorso 26 febbraio. Poi l’esplosione del Covid-19 ha cambiato molte cose. E anche questo evento, come molti altri nel mondo dell’arte in questi mesi, è stato trasferito online.

Ieri sera, 3 giugno, è stato organizzato un webinar -una conferenza web- articolato in tre momenti. Innanzitutto la presentazione della 6° edizione del report internazionale Art & Finance di Deloitte e ArtTactic, che da oltre 10 anni analizza i bisogni dei collezionisti e i servizi di Art Wealth Management. Successivamente è stata presentata l’analisi dei trend 2019 del mercato dell’arte e dei beni da collezione e infine la conferenza si è chiusa con un dibattito dei rappresentanti di vari settori del sistema dell’arte sugli scenari post-Covid.

Tra gli ospiti della tavola rotonda: Cristiano De Lorenzo (direttore di Christie’s Italia) Maurizio Piumatti (general manager di Wannenes),  Pierluigi Sacco (professore di economia della cultura all’Università IULM di Milano),  Antonio Addamiano (delegato ANGAMC Lombardia), Arturo Galansino (direttore generale della fondazione Palazzo Strozzi Firenze),  Elena Croci (docente di comunicazione e marketing culturale all’Accademia di Brera) e l’artista Ugo Nespolo che realizzato per Deloitte un’opera dedicata, utilizzata come immagine di copertina. Sue anche le immagini che corredano il report.

Il report è stato realizzato nei mesi precedenti la pandemia. Da inizio 2020 il mondo dell’arte, della cultura e dei beni da collezione ha pesantemente subito gli effetti della crisi, richiedendo a tutti gli operatori del settore di pianificare e implementare nella fase pandemica nuove strategie per mantenere viva la propria offerta e gestire la propria attività, nonché di iniziare a figurare nuove modalità operative per affrontare il “new normal” post-COVID.

I diversi contributi del report mirano ad accrescere la disponibilità di strumenti informativi utili a chi si interessa di beni da collezione, come gli operatori del settore, semplici appassionati, collezionisti, investitori, private banker e family office che diversificano le asset class dei propri clienti.

1.  “Collezionisti, operatori di settore e Wealth Management

Il primo capitolo “Collezionisti, operatori di settore e Wealth Management“, a cura di Deloitte (Adriano Picinati di Torcello e Barbara Tagliaferri), presenta i principali risultati e trend emersi dalla sesta edizione dell’Art & Finance report di Deloitte e ArtTactic, con un approfondimento sul ruolo della tecnologia per affrontare le principali sfide di mercato.

Ciò che è emerso con forza è che l’arte è sempre più parte integrante della gestione patrimoniale.

I fattori scatenanti nell’acquisto di opere d’arte da parte dei collezionisti sono principalmente quello emotivo e quello sociale. Tuttavia, anche il fattore finanziario sta diventando sempre più importante e ciò rende il collezionista un cliente ideale per il settore del Wealth Management.

Ciò porta a un incremento di domanda e bisogno di questa tipologia di servizi professionali relativi alla gestione e alla protezione del valore investito in arte. Una grande maggioranza di collezionisti compra arte per passione, ma con una visione d’investimento.  Alla luce del monitoraggio effettuato negli ultimi dieci anni, questo trend appare ora definitivamente consolidato.

La crescita dell’attenzione al valore finanziario dell’acquisto di opere d’arte porta con sé, come trend a lungo termine,  una sempre più stretta interconnessione tra arte e gestione patrimoniale. Alla domanda “Ritiene che arte e oggetti da Collezione debbano costituire parte integrante della gestione patrimoniale?” gli intervistati hanno risposto in maniera allineata:

Il settore del Wealth Management sta assumendo un approccio sempre più olistico nei confronti dell’arte intesa come asset class distintiva, in grado di generare e rafforzare le relazioni con i clienti nell’ambito di un contesto di mercato estremamente competitivo. Il 67% dei gestori patrimoniali intervistati ha dichiarato di aspettarsi che i propri clienti vogliano includere l’arte e gli altri beni da collezione nei loro wealth report.

Le sfide del mercato

Il problema principale oggi rimane la sensazione diffusa che il mondo del mercato dell’arte sia fumoso e opaco e questo comporta che non si riesca ancora ad arrivare a una piena applicazione degli strumenti finanziari disponibili.

I problemi che continuino a essere dannosi per la reputazione del mercato dell’arte sono principalmente la mancanza di fiducia da parte dell’acquirente e la mancanza di trasparenza del mercato stesso. Per far fronte a queste sfide, oltre agli strumenti finanziari, la tecnologia può  offrire soluzioni efficaci e concrete.

Le ArtTech

La prima generazione di ArtTech (prima del 2018) era basata tendenzialmente sulla vendita online.  La seconda generazione di ArtTech, ovvero quella nata dopo il 2018, si sta invece focalizzando su servizi più verticali, in particolare: servizi di logistica, assicurazioni, dati e analytics, educazione, scoperta di nuovi artisti. Ma il dato più interessante è che l’80% delle Start-up di questa seconda generazione si è focalizzato sull’utilizzo della blockchain. Questo riflette un importante e positivo bisogno di raccogliere e condividere dati.

2.  “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione nel 2019

Il secondo capitolo  “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione nel 2019“, a cura di Pietro Ripa, Roberta Ghilardi e Nicola Maggi, presenta indici di investimento utili a orientare gli interessati nelle scelte d’acquisto, con approfondimenti dedicati ai trend delle principali piazze globali, alla pittura e ai Passion Assets (antichità, orologi, gioielli, vini da collezione, fotografia e design). Si pone  l’obiettivo di contribuire a colmare l’attuale “bisogno strumentale ed informativo”, proponendo indici utili a comprendere i trend che caratterizzavano i diversi segmenti del mercato dell’arte e dei beni da collezione prima della pandemia COVID 19.

Dal report risulta chiaro come il mercato dell’arte e dei beni da collezione nel 2019 abbia subìto gli effetti dell’incertezza che ha caratterizzato il panorama politico e in parte economico a livello internazionale, dimostrando tuttavia la propria resilienza. Si è infatti mantenuto elevato l’interesse per i lotti top quality, la cui disponibilità si è tuttavia ridotta rispetto al biennio 2017-2018, con un conseguente calo dei fatturati complessivi. La scarsità, caratteristica tipica delle opere di grande qualità, è stata infatti uno dei fattori che ha maggiormente contribuito alla riduzione dei volumi d’affari. A tale scarsità ha contribuito il clima di cautela generato dalle guerre sui dazi e dalle turbolenze relative ai regimi fiscali di alcune aree di grande importanza per il settore. Il mercato dei beni da collezione si è infatti dimostrato maggiormente cauto e riflessivo, sia nell’acquisto, sia nella vendita.

Un esempio di indice

3.  La circolazione nazionale ed internazionale delle opere d’arte

Infine il terzo capito si occupa de La circolazione nazionale ed internazionale delle opere d’arte, a cura di Davide Bleve, Ida Palombella e Diego Piovan. Vuole inquadrare i principali aspetti legali della circolazione delle opere d’arte, con focus dedicati alle imposte successorie e alle nuove normative introdotte per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, che interessano anche il mercato delle opere d’arte.  Il Report si chiude con le interviste realizzate agli specialisti ed operatori del settore negli ultimi mesi del 2019, prima dello sviluppo della pandemia COVID-19, che hanno rappresentato una fondamentale fonte informativa per la realizzazione del presente studio.

Chiudiamo con alcuni commenti che sono stati rilasciati ieri durante il webinar che sembrano confermare che il collezionismo non subisca più di tanto l’incertezza dei tempi

Maurizio Piumatti (general manager Wannenes)

L’emergenza non ci ha trovato impreparati. Ma questo discorso vale per tutte le case d’aste internazionali che negli anni passati hanno messo in moto quei meccanismi strutturali di trasformazione che hanno reso le maison quello che sono ora.  Avevamo chiuso un 2019 ottimo, con un +25%. Iniziamo il 2020 con un trimestre del +60% sul quello dell’anno precedente. Quindi molto positivo. Durante le settimane di blocco abbiamo riorganizzato il calendario e  a maggio abbiamo fatto un’asta solo online di Design che ha visto ottimi risultati, con moltissimi clienti stranieri. Chi conosce questo mondo sa che le case d’asta si sono trasformate ma non nel corso degli ultimi mesi. E’ un processo che si è svolto nel corso degli ultimi 10 anni. E le maison sono andate verso un tipo di fruizione diverso. Al catalogo cartaceo si è sostituito quello digitale. La stessa partecipazione in asta è stata affiancata da quella online e da diversi anni ormai ci sono aste organizzate direttamente online.  Secondo noi l’emergenza Covid non ha cambiato il nostro modello di Business, sicuramente ha creato un’accelerazione. Quindi alcune aste che sarebbero state pensate in sala adesso diventeranno totalmente a porte chiuse. Chi era più abituato alla partecipazione live dopo due mesi e mezzo di lockdown ha imparato a usare le tecnologie e parlo anche della fascia più alta di età dei collezionisti. L’emergenza non ha fatto altro che accelerare una trasformazione che era già in corso da diversi anni. L’arte non si frena. Anzi.

Cristiano De Lorenzo (direttore di Christie’s Italia)

Ci sono state varie fasi all’interno di questo lockdown. Si sta tornando ora verso la normalità. Nella prima fase tutti abbiamo dovuto riorganizzare le vendite che erano già programmate, nel nostro caso ad esempio in Italia organizziamo una vendita annuale sull’arte italiana in aprile che per forza di cosa abbiamo dovuto rimandare e che abbiamo deciso di spostare alla prima settimana di novembre. Questo ha comportato una riorganizzazione non solo pratica ma anche legale e contrattuale. L’azienda ha possibilità di muoversi su tanti piani e in tante parti del mondo, questo penso sia il grande vantaggio che ha una casa d’aste come Christie’s. In particolare vorrei segnalare due punti. Il primo: abbiamo fatto un esame di coscienza e valutato tutto quello che poteva essere  cambiato per modificare e  rinnovare il nostro modo di lavorare. Nel fare questo ci siamo resi conto  che in moltissimi hanno usato l’online. Si sono registrati online anche per le aste dal vivo. O hanno lasciato offerte scritte. O tramite internet. In realtà  ci siamo resi conto che il numero di utilizzatori della piattaforma online era già fortissimo in tutto il mondo e anche per diverse generazioni, anche per i collezionisti più âgée. La seconda considerazione è che per l’online ovviamente è più agevole vendere lotti a cifre più abbordabili, come gioielli, orologi, vino, piuttosto che vendere i grandi capolavori. L’online è sicuramente il futuro. L’unica preoccupazione è che le opere d’arte vanno viste dal vivo. A volte un cliente viene a vedere l’opera di un determinato artista in esposizione e finisce per comprarne un’altra. Perché quando la vede dal vivo rimane meno colpito da quella che lo aveva affascinato inizialmente  mentre rimane colpito da quella accanto che non aveva neanche notato sul catalogo online. Stiamo lavorando per rendere l’esperienza online ancora più facile e interessante e per dare la possibilità a chi voglia visualizzare un’opera online di cercare di leggere la texture se è un dipinto, di vedere la patina se è un oggetto. E’ più facile comprare un paio di scarpe online che un Picasso!

 

PER SCARICARE IL REPORT CLICCA QUI

 

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