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Musica d’avanguardia e quiz televisivi: perché John Cage andò da Mike Bongiorno?

John Cage
John Cage

Era il 1959 quando il celebre compositore partecipò a Lascia o raddoppia?. Si presentò come esperto micologo, ma ne approfittò anche per esibirsi in una delle sue celebri performance musicali.

… stasera dovremmmo vedere davanti alle telecamere alcuni di questi candidati: la signorina Antonietta Raule di Rovigo che risponde sul Don Chisciotte di Cervantes, il compositore americano John Cage, che ha scelto di parlare sui funghi…

 

Corriere della Sera, pag 6, 22 gennaio 1959

Non è facile condensare in un pensiero la sensazione di forte idiosincrasia che si percepisce osservando una delle figure più controverse e concettuali della storia della musica (e dell’arte) alle prese con un quiz televisivo. Sentimento che si fa ancora più confuso nel momento in cui il quiz si tiene in Italia, si chiama Lascia o raddoppia? e a condurlo è Mike Bongiorno. La vicenda appare talmente surreale che anche la documentazione video sembra andata perduta e quella fotografica si conta sulle dita di una mano, così da ammantare la vicenda di un’aura di mistero. Non c’è però dubbio: John Cage ha partecipato al celebre quiz televisivo. Cinque le sue apparizioni: la prima fu il 29 gennaio 1959, seguita dalle puntate del 5, 12, 19 e 26 febbraio.

Ma cosa ci azzecca un artista estremamente concettuale e complesso, sostanzialmente nullatenente, impregnato di un sistema valoriale lontano da qualsiasi atteggiamento borghese, allergico alle consuetudini e a un approccio utilitaristico alla vita, in un quiz televisivo incentrato sulla divulgazione leggera e rivolto ad un pubblico non certo avvezzo alle sperimentazioni del compositore americano? Alla domanda non si può che rispondere per deduzioni (alcuni addirittura hanno provato a sostenere che tutto fosse stato organizzato dai vertici della RAI, dove figuravano anche alcune conoscenze di Cage, per destinare il montepremi al non certo facoltoso compositore), ma è sicuramente interessante approfondire l’argomento dal momento che l’artista partecipò negli anni successivi, questa volta negli Stati Uniti, anche a un altro programma di questo tipo: I’ve got a secret nel 1960.

Ufficialmente a Lascia o raddoppia? Cage si presentò in qualità di micologo, ovvero un esperto di funghi. Proprio da qui si potrebbe partire nel costruire una struttura concettuale che giustifichi la partecipazione di Cage, sottolineando la forte analogia tramite cui l’artista legava i termini fungo e musica. Secondo Cage, infatti, i due termini non condividono solo una discreta vicinanza nel vocabolario inglese (mushroom e music), ma anche una certa affinità semantica tra i due concetti, un’intima relazione non meglio specificata. La criptica relazione musica-funghi, che sarebbe interessante approfondire, potrebbe essere quindi il grimaldello logico utile ad aprire a Cage le porte del quiz televisivo come occasione per infittire ancora di più un paesaggio concettuale già piuttosto complesso.

John Cage a Lascia o Raddoppia? (Radiocorriere-Tv n°7, 15-21 febbraio 1959)

Durante questi episodi Cage ha infatti la possibilità di esibirsi in performance musicali tanto audaci quanto bizzarre, esponendosi di buon grado all’ironia di Mike Bongiorno e alle perplesse risate del pubblico. Mettendo in scena per la prima volta Water walk – composizione realizzata con alcuni strumenti del tutto particolari, come per esempio una vasca da bagno, un innaffiatoio, cinque radio, un pianoforte, dei cubetti di ghiaccio, una pentola a vapore, un vaso di fiori – in Italia, durante un quiz televisivo, sembra voler scompaginare ulteriormente le carte, scardinando gli ultimi legami che la sua arte conservava con il consueto panorama musicale.

M.B.“Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo, bravo Cage. Beh, il signor Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se ne intendeva di funghi… quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Lo sapevo perché mi ricordo che ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate e raccogliere funghi”.
J.C.“Un ringraziamento a… funghi, e alla Rai e a tutti genti d’Italia”.
M.B.“A tutta la gente d’Italia. Bravo signor Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?”.
J.C.“Mia musica resta”.
M.B.“Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio il contrario: che la sua musica andasse via e lei restasse qui”.

Con estrema autoironia e senso dell’umorismo John Cage si concede a un gioco dove la sua musica, sul momento, viene scherzosamente denigrata, ma in un’ottica più lungimirante è andato a guadagnarsi uno spazio promozionale unico, ancora più valido perché grottesco. In fondo, per un personaggio che alle interviste rispondeva spesso con risposte (preparate in anticipo) elaborate ma sconnesse dalle domande, non potevamo certo aspettarci che seguisse un iter classico di diffusione del proprio pensiero. Così tra saggi illuminanti e concerti rivoluzionari, Cage ha prestato la propria figura anche a contesti molto meno istituzionali, dove difficilmente la sua arte sarebbe stata intesa nel modo corretto. Del resto non è mai saggio prendersi troppo sul serio.

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