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Fotografare il silenzio. Lucca nel lavoro di Maurizio Galimberti in tempi di Covid-19

Maurizio Galimberti

“Succede pure che, rasentando i compatti muri di Marozia, quando meno t’aspetti vedi aprirsi uno spiraglio e apparire una città diversa, che dopo un istante è già sparita. Forse tutto sta a sapere quali parole pronunciare, quali gesti compiere, e in quale ordine e ritmo, oppure basta lo sguardo la risposta il cenno di qualcuno, basta che qualcuno faccia qualcosa per il solo piacere di farla, e perché il suo piacere diventi piacere altrui: in quel momento tutti gli spazi cambiano, le altezze, le distanze, la città si trasfigura, diventa cristallina, trasparente come una libellula”.
Da Le Città invisibili di Italo Calvino.

Un grande cerchio macchia la facciata di una chiesa e rianima una piazza deserta. Griglie colorate scompongono il paesaggio urbano e illuminano lo scenario dove la presenza umana è completamente assente. Maurizio Galimberti, in tempi di Covid 19, ha rivisitato Lucca con la sua personale visione d’artista.

“Il mio intento era fotografare il silenzio. Ho attraversato le strade, percepito le ombre e le luci ritrovandomi in una piena atmosfera surreale, molto insolita ma avvincente nello stesso tempo. E questa volta ho cercato i segni di una nuova realtà nelle sue infinite diversità”. Ne è nata una serie di scatti singoli, istantanee sospese come tele incompiute da rileggere e reinterpretare.

Maurizio Galimberti
“Le macchie di colore hanno sostituito la presenza umana per infondere un ritmo dinamico e la vitalità mancante”, spiega l’artista. A questo punto gli interventi sulle immagini disegnano una sequenza artistica e, come quinte improvvisate, allungano, innalzano e moltiplicano il palcoscenico cittadino.

Sono ampie pennellate nei toni di rosso, di verde, di giallo o di azzurro, incastonate in forme geometriche, cerchi e rettangoli, e poi lunghe righe e riquadri perfetti reiterati sui monumenti, sugli edifici e sulle pavimentazioni urbane.


Il silenzio risuona nella sua nuova armonia cromatica. “Quella botta di colore conferisce una presenza di vita e non di morte. Perché la sensazione che si prova in una città così deserta come Lucca in questo periodo, è quella di una città morta. Invece è viva, inserendo questi elementi geometrici punteggiati di colore. Ho cercato di immedesimarmi in un writer che dipinge le persone sui muri in una città vuota. E, alla street art, ho sostituito gli elementi della città che io rileggo creando un movimento ossessivo accompagnato anche da un cromatismo piacevole, intriso di positività. C’erano giornate bellissime, molti contrasti e ho narrato l’asfalto che brillava di luci e le ombre che si muovevano con il movimento del sole. Cerchi, tondi colorati che entrano e escono”. La configurazione del mosaico si rinnova.


“Avverti il mosaico ma non vedi la griglia bianca, volevo cercare una sinfonia, un insieme di musicalità che facesse suonare lo spazio cosmico delle ombre e degli asfalti. E il colore conferisce ritmo e pathos alle opere”.

www.mauriziogalimberti.it

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