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Igor Levit, 15 ore al pianoforte per gli artisti dimenticati

Nessuno ci era mai riuscito: Igor Levit ha completato una performance lunga 15 ore e mezzo nella quale il musicista russo-tedesco ha suonato Vexations, interminabile brano ottocentesco del compositore Erik Satie. È proprio di vessazioni che Igor Levit voleva parlare evocando la crisi degli artisti duramente colpiti dalla pandemia. Il suo concerto, estremamente provante dal punto di vista fisico e mentale, è stato visualizzato in streaming da quasi 150 mila persone in un atto di autoflagellazione musicale davvero senza precedenti.

I just let my self go – “mi sono solo lasciato andare”. Queste sono state le parole di Igor Levit per spiegare la performance di un’opera strana e misteriosa, composta principalmente da un assolo ripetuto 840 volte. Vexations di Satie fu suonata l’ultima volta nel 2017 al Museo di Guggenheim a New York. 20 pianisti si diedero il cambio per una maratona di 19 ore. Levit ci è riuscito da solo in un studio di Berlino, dalle 14.00 di sabato 30 maggio fino alle 5.30 di domenica mattina. Il pezzo è seducente e ridondante. La disperazione del pianista si esprime attraverso il viso e le dita, quasi sempre sul punto di fermarsi, sfinite.

Ci sono stati anche lampi di esasperazione, rabbiosi e frenetici in cui Levit ha fatto cadere qualche nota per la strada. “Ero così stanco che ad un certo punto le mie dita avevano smesso di muoversi. Forse qualche accordo è arrivato leggermente in ritardo, ma anche questo faceva parte della performance”, ha detto Igor Levit in un’intervista.

Nel 1970 ci aveva provato Peter Evans. Ma smise dopo 549 ripetizioni affermando che ebbe delle visioni e pensieri malvagi. “Chi esegue Vexations, lo fa a proprio rischio e pericolo”, aggiunse in seguito. Queste dichiarazioni crearono attorno alla composizione di Erik Satie un alone di mistero. In effetti è apparso anche nell’espressione di Levit qualcosa di disturbante e affascinante allo stesso tempo. Il pianista spesso si è accovacciato fissando nel vuoto, quasi come se avesse delle allucinazioni. Il palmo sulla fronte arrossata in segno di disperazione e la ciondolante posa nei momenti di maggior stanchezza hanno reso la diretta streaming un viaggio inquietante in un crisi di fede.

Levit ha dormito solo poche ore prima di riprendere a suonare la domenica successiva. Ha confessato di non essersi preparato fisicamente per uno sforzo così perché sarebbe stato noioso. Ciò che rimarrà nella storia però sarà sì la perfomance di 15 ore, ma anche lo scopo per il concerto è stata organizzato. Gli spartiti, lanciati alle spalle da Igor Levit durante la prova, verranno messi all’asta e venduti. I proventi verranno devoluti ad una raccolta fondi per gli artisti in difficoltà economica.

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