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Nuove visioni per il futuro. La nuova direzione di Bruno Racine e la centralità di Palazzo Grassi e Punta della Dogana

Youssef Nabil - Self Portrait with Botticelli, Florence 2009 Hand coloredgelatinsilverprint Courtesy of the Artist Youssef Nabil - Self Portrait with Botticelli, Florence 2009 Hand coloredgelatinsilverprint Courtesy of the Artist
Youssef Nabil - Self Portrait with Botticelli, Florence 2009 Hand coloredgelatinsilverprint Courtesy of the Artist
Youssef Nabil – Self Portrait with Botticelli, Florence 2009
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Nella cornice splendida e deserta dell’atrio di Palazzo Grassi a Venezia, Bruno Racine, il nuovo direttore delle sedi  veneziane della Fondazione Pinault, Palazzo Grassi e Punta della Dogana, ha incontrato la stampa per raccontare dei progetti futuri per il suo mandato, della tanto attesa riapertura delle sedi espositive, ma anche delle nuove sfide che le istituzioni culturali si sono trovate a fronteggiare a causa della pandemia da Covid-19.

Risale a gennaio 2020 la nomina di Bruno Racine, che, nato a Parigi nel 1951, ha rivestito in passato il ruolo direttore di importanti istituzioni culturali quali il Centre Georges Pompidou, la Bibliothèque nationale de France e l’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, dal 1997 al 2002. Il suo arrivo a Venezia (colpito, afferma, dalla vista della città semideserta) e l’effettiva presa di servizio sono state possibili però soltanto a fine maggio; qui ha preso il posto di Martin Bethenod, che è passato invece alla direzione della futura Bourse de Commerce a Parigi, la cui apertura, prevista per questo giugno, slitterà invece alla primavera 2021, e che assieme alle due sedi lagunari costituirà il terzo museo della Fondazione Pinault.

Tra i propositi di Racine per la sua direzione, quello di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, in certi casi vista con più sospetto e giudicata meno comprensibile rispetto all’arte di epoche antecedenti. “L’arte di oggi parla a tutti, non solo a un pubblico di conoscitori”, afferma il direttore: gli artisti contemporanei, infatti, si pongono questioni spesso simili a quelle che sollevate dai grandi nomi del passato, dandosi però altre risposte, figlie dei loro tempi. Ecco allora la voglia di fare di più, di cambiare le carte in tavola, con l’idea di dar vita in futuro a mostre dove la collezione d’arte contemporanea privata del magnate francese Francois Pinault − un corpus di più di tremila pezzi, che spaziano dal XX al XXI secolo − verrà messa in dialogo con opere del passato, per renderne visibili gli elementi di continuità e di rottura.

Henri Cartier-Bresson Dimanche sur les bords de Seine, France, 1938, épreuve gélatino-argentique de 1973 © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos
Henri Cartier-Bresson Dimanche sur les bords de Seine, France, 1938, épreuve gélatino-argentique de 1973 © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Venezia e le sue due sedi espositive, sottolinea Racine, hanno un ruolo strategico, nient’affatto secondario o di satellite rispetto alla sede parigina, bensì di pari importanza. Altro desiderio espresso inoltre dal direttore è quello di lavorare in sinergia ancor maggiore con altre realtà culturali veneziane, per affermare l’importanza del ruolo locale della Fondazione Pinault, e della sua presenza in città non soltanto in qualità di istituzione internazionale. Dopo la situazione inedita generata dalla pandemia globale, è ora più che mai necessario, per  tutte le istituzioni culturali ripensare alla propria attività e  immaginare un nuovo rapporto con il pubblico, ripartendo in primis da quello locale. L’intenzione, commenta Racine, è pertanto quella di rendere ancora più stretto il legame della collezione con la città, rafforzandone la connessione con il tessuto sociale e il suo senso di appartenenza a Venezia.

L’apertura delle nuove mostre in laguna, come già annunciato, è fissata per l’11 luglio: secondo le nuove misure di sicurezza, l’ingresso del pubblico sarà contingentato, con una capienza massima consentita che con ogni probabilità sarà di circa 250-300 visitatori  in contemporanea per sede, e con la prenotazione online consigliata per una migliore gestione dei flussi.

La stagione espositiva 2020 sarà all’insegna della fotografia l’offerta di Palazzo Grassi, con “Le Grand Jeu”, la mostra di Henri Cartier-Bresson (con  una selezione di 385 immagini individuate da lui stesso, agli inizi degli Settanta, come le più significative della sua opera), e “Once upon a Dream”, l’esposizione monografica dedicata all’artista egiziano Youssef Nabil e ai suoi scatti che ritraggono un Egitto leggendario e suggestivo. Negli spazi di Punta della Dogana saranno rappresentati invece ai tanti media dell’arte contemporanea, con la mostra collettiva “Untitled, 2020. Tre sguardi sull’arte di oggi”, con oltre 60 opere di artisti di diverse generazioni.

Sono attese per il mese di luglio ulteriori comunicazioni riguardanti le nuove linee guida per la gestione dei visitatori e  per i  programmi futuri delle sedi veneziane, incluso il programma culturale del Teatrino di Palazzo Grassi − con la sua programmazione culturale della quale Venezia in questi mesi ha di certo sentito la mancanza − per la cui riapertura si punta a settembre.

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