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Riattivare Videografie. Speculare il Caos. A Roma una mostra e una riflessione sull’arte

Antoni Abad. “Money Honey, *Euro”, 2019, courtesy, l’artista Antoni Abad. “Money Honey, *Euro”, 2019, courtesy, l’artista
Laramascoto, “1001. Archeologia futura”. 2019 © courtesy l’artista
Laramascoto, “1001. Archeologia futura”. 2019 © courtesy l’artista

La Real Academia de España en Roma presenta una doppia mostra con artisti spagnoli e italiani

Dalla sfida nel giocare con i due linguaggi dissimili, simmetria e caos, che riflettono in particolar modo epoche diverse nel corso della Storia dell’Arte, nasce l’idea di mettere a confronto tre artisti che utilizzano il video come mezzo per creare un intreccio di linguaggi lontani dalla sola immagine da osservare”.

Anita Calà, di Villam, così introduce il doppio progetto espositivo nato prima del lockdown e che, finalmente, può accogliere il pubblico negli spazi della Reale Accademia di Spagna a Roma. Sei artisti, tre iberici già borsisti residenti in Accademia e tre italiani scelti da Villam che, in una ideale architettura effimera visuale, hanno delineato un percorso attraverso l’immagine video. Un missaggio concettuale in grado di dialogare con lo spazio e con il pubblico secondo “il gioco serio dell’arte”, quello composto da rebus secolari che trovano nel discorso sul contemporaneo un modus operandi afferente all’ordine del tempo ed alla ironia (della sorte).

Riattivare Videografie è il titolo del progetto curato da Estibaliz Sádaba Murguía che ha per protagonisti Antoni Abad, Miriam Isasi e Laramascoto e le loro opere video. È la curatrice spagnola a porre la prima riflessione riguardo a come la video arte sia considerata ancora scissa da altre forme creative seppur “paradossalmente il video come supporto narrativo ci appare quotidianamente in tutti i momenti del giorno“.

Antoni Abad. “Money Honey, *Euro”, 2019, courtesy, l’artista
Antoni Abad. “Money Honey, *Euro”, 2019, courtesy, l’artista

Ed è così che Riattivare Videografie sin dal titolo definisce una lettura curatoriale e di concetto ben più ampia del risultato finale, giacché prende avvio da quello che Estibaliz Sádaba Murguía afferma essere il “problema di adeguamento temporale dei lavori a base tecnologica e/ o audiovisiva (Time Based Arts) ai dispositivi espositivi propri della sala o della galleria, statici per definizione”, in tal modo, la mostra ha costruito il proprio status mediante opere “la cui concezione narrativa si adattasse alle caratteristiche espositive della sala” a partire dalle indagini di alcuni artisti già residenti in passato sì da generare una alimentazione reciproca.

Antoni Abad con Money Honey, *Euro del 2019 pone il proprio focus sulle pressoché infinite combinazioni simboliche e loro significato, nell’universo dell’aleatorio. A tale opera segue l’installazione audiovisiva 1001.Archeologia Futura di Laramascoto, realizzata nel 2019, che, rigettando qualsivoglia riferimento al concetto di progresso genera una dimensione fantascientifica prettamente paradossale; la terza opera di matrice ispanica è Doppler Eco Tac, del 2016 di Miriam Isasi la quale, da avvenimenti esperiti, decodifica stimoli fisici e neurologici nell’ambito di una ricerca che indaga la diarchia azione/situazione.

Miriam Isasi, “Doppler Eco Tac”, 32¨, 2016, courtesy, l’artista
Miriam Isasi, “Doppler Eco Tac”, 32¨, 2016, courtesy, l’artista

Concentrandosi sulle opere e sulle parole dei due curatori, si avanza tra i video, inanellando un continuum di esperienze percettive in grado di animare la percezione che, nel concetto espresso dal titolo “Riattivare Videografie” dà origine ad un più ampia serie di ragionamenti che spinge a definire il ruolo del linguaggio video non più a latere, bensì, appunto, “riattivato” in una dimensione intellettuale ed immaginifica che è quella preferita da chi vuole pensare e che per l’arte, sappiamo bene, non è solo uno spazio puramente e staticamente fisico ma che riguarda qualcosa che afferisce a dimensioni non del tutto sondabili ma estremamente significative, nell’intera esplorazione esistenziale attraverso l’arte.

Francesca Arri, “Self Portrait” (2012), 3’59’’, video still, courtesy, l’artista
Francesca Arri, “Self Portrait” (2012), 3’59’’, video still, courtesy, l’artista

Quello Speculare il Caos, nome del secondo progetto della mostra, la parte italiana, per così dire, a cura di Anita Calà, che invita ad una seconda ed ancor più profonda azione di pensiero; infatti, la locuzione ‘Speculare il Caos’ è di per sé un rebus intellettuale che oltrepassa l’hic et nunc per abbracciare una fascinazione per l’ossimoro, nutrendosi della bellezza degli opposti, dei contrari ,che pure dialogano, senza più soffocazioni disciplinari, stilistiche, ma nella libertà ma dello scompiglio, casuale e causale. I tre artisti scelti per indagare questo abisso sono Francesca Arri con la video performance del 2012 Self Portrait, ove il corpo d’artista, nudo al centro della scena, affida alla perdita della propria unicità e fragilità un ruolo principe.

Segue Non-physical Entities, di Lamberto Teotino, realizzata tra il 2018 ed il 2020, destrutturazione caleidoscopica e compulsiva della geometrizzazione dello spazio che scardina le certezze percettive per giungere ad una inusitata veste del reale. Chiude la mostra un’opera inedita di Matteo Attruia, All I Need Is All I Need Is All, del 2020, video che attraverso il loop propone lo strumento della parola come azione e riflessione per la soddisfazione di sogni e desideri, in un non sense letterario teso all’infinito.

Lamberto Teotino, “Non-physical Entities” (2018-2020), 27’17’’, video still, courtesy, l’artista
Lamberto Teotino, “Non-physical Entities” (2018-2020), 27’17’’, video still, courtesy, l’artista

Per dirla con Nietzsche “Ciò che contraddistingue le menti veramente originali non è l’essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto e trascurato da tutti”. In tal senso, l’immaginifica cosmogonia definita dal doppio progetto ospitato dall‘Accademia Reale di Spagna a Roma apre ad una trasfigurazione reale e surreale della realtà, del già noto, di quanto la Storia dell’Arte insegna da sempre. Nella risolutezza e nel pragmatismo della simmetria armonica che cristallizzava la scena narrativa ed il fluire della visione in passato, qui si intende osservare il contemporaneo mediante quei processi di destrutturazione e scomposizione derivanti da una volontaria ricerca di destabilità, di mancata simmetria, di rivalsa contro ogni equilibrio: è in tale scardinamento che è racchiuso il caos di nietzschiana memoria.

Riattivare Videografie & Speculare il Caos, parole che indicano una via da seguire, un itinerario sì estetico ma anche concettuale tramite cui ricostruire paesaggi ideali dell’osservazione del mondo, ove l’attivazione procede con la metafora dello “speculare”, da intendersi come superficie riflettente, azione riflessiva dell’intelletto, indagine meditativa delle passioni umane e l’approfittare di una favorevole situazione – come una mostra – ; sarà poi il caos a generare nuovo equilibrio, tramite lo scambio, attraverso una grafia ideale che agisce sull’immaginario emotivo singolo e collettivo, per afferrare dettagli altrimenti fuggevoli.

Matteo Attruia, “All I Need Is All I Need Is All” (2020), 3’44’’, video still, courtesy, l’artista
Matteo Attruia, “All I Need Is All I Need Is All” (2020), 3’44’’, video still, courtesy, l’artista

La mostra, riaperta al pubblico dal 2 giugno 2020, segue le norme e le direttive di sicurezza interalmente consultabili al sito dell’Accademia.

Azzurra Immediato

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