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Cosa significa essere neri? Il racconto di Deana Lawson partendo dagli stereotipi occidentali, a Basilea

Deana Lawson, Chief, 2019 Kunsthalle Basel Deana Lawson, Chief, 2019
Deana Lawson, Chief, 2019 Kunsthalle Basel
Deana Lawson, Chief, 2019

Diaspora e identità africana. Alla Kunsthalle di Basilea arriva Centropy (fino all’11 ottobre 2020), personale della fotografa americana Deana Lawson. Un’indagine su cosa significa essere neri e come ciò viene rappresentato, in collaborazione con la Biennale di San Paolo.

Originariamente programmata per essere esposta alla Biennale di São Paulo, Centropy nasce da un viaggio in Bahia, stato nel nord del Brasile che vanta una tra le maggiori concentrazioni di cultura africana fuori dall’Africa. Musica, riti e tradizioni della terra natia hanno viaggiato fin qui insieme a generazioni di migranti, substrato permanente figlio della diaspora africana. Lo spostamento che ha condizionato la storia di un continente per anni permea i luoghi e le persone immortalati da Deana Lawson, che indaga ciascuno di questi cercando di coglierne le più intime sfaccettature.

Partendo da stereotipi tipicamente occidentali, la fotografa si è interrogata su temi come la fisicità, l’identità, il genere e la famiglia, cercando di raccontare cosa voglia dire essere nero in un altro paese. Prime e seconde generazioni di cittadini sono passate sotto l’obbiettivo della Lawson, che ha dato vita a scatti di grande intimità, realizzati per la maggior parte in spazi interni, domestici, che fanno entrare il visitatore nell’intima quotidianità del soggetto.

Stanze trasformate in scenografie dalla minuziosa cura per il dettaglio dell’artista, per cui nessun elemento è casuale. Tutto risponde a una specifica funzione, così come ogni fotografia racconta una storia diversa, e lo fa con un’atmosfera ambigua, a tratti voyeuristica.

Deana Lawson, Daenare, 2020 Kunsthalle Basel
Deana Lawson, Daenare, 2020

La mostra raccoglie 20 fotografie su larga scala, opere più piccole e video, tra cui alcuni pezzi mai esposte prima. La collaborazione tra la Kunsthalle di Basilea e la Fundação Bienal de São Paulo evidenzia il carattere aperto della manifestazione brasiliana, sempre volta a favorire la nascita di dialogo e relazioni. Alcune delle opere esposte in Svizzera andranno a confluire nell’esposizione collettiva organizzata dalla Biennale in sostituzione della personale che avrebbe dovuto essere dedicata alla fotografa.

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