È deceduto a 55 anni lo scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón. Diventato celebre grazie al romanzo L’ombra del vento, è scomparso nella sua residenza di Los Angeles, dove ha lavorato come sceneggiatore negli ultimi anni della sua vita. Oggi salutiamo tristemente un autore la cui opera rimarrà invece sempre con noi.
Ora che ti ho perso, so di aver perso tutto. Malgrado ciò, non posso permettere che tu scompaia dalla mia vita e mi dimentichi senza sapere che non ti serbo rancore, che fin dall’inizio sentivo che ti avrei perso e che tu non avresti mai visto in me quello che vedevo in te
Riporto questa citazione da L’ombra del vento per diverse ragioni.
La prima, doverosa e tragica, è ricordare il suo autore, Carlos Ruiz Zafón, deceduto quest’oggi a 55 anni nella sua residenza a Los Angeles.
Esordiente nel 1993 con una serie di libri per ragazzi (Il principe della nebbia, Il palazzo della mezzanotte, Le luci di settembre, Marina), arriva al mondo degli adulti nel 2001, raggiungendo un successo planetario con, per l’appunto, L’ombra del vento. Un titolo straordinariamente evocativo che funge da introduzione a una storia coinvolgente, dove l’amore per la letteratura è il vero protagonista del romanzo, costruito su una trama di intrighi fitti tanto quanto la nebbia che avvolge Barcellona, luogo dove le vicende si svolgono. Un successo, come detto, incredibile: 15 milioni di copie vendute, una diffusione costruita quasi interamente sul passaparola. Segno, quest’ultimo, che il romanzo e il suo autore sono riusciti a conquistare l’animo, oltre che la mente, dei suoi lettori. Una classifica redatta nel 2007 da 81 critici e scrittori latinoamericani e spagnoli inserisce l’opera tra le migliori 100 in lingua spagnola degli ultimi 25 anni. Alcune stime si spingono addirittura a ipotizzare che il testo sia il più diffuso al mondo, tra quelli spagnoli, dopo il Don Chisciotte.
Prima di fare lo scrittore, faceva l’insegnante d’asilo. Nell’ultima parte della sua vita, prima che il cancro al colon avesse la meglio, ha lavorato come sceneggiatore a Hollywood. Due dimensioni opposte, agli estremi opposti della vita, che ben evocano il percorso professionale ed esistenziale di Zafón.
La seconda ragione è che anch’io – come Penélope scrive a Juliàn nel frammento riportato in apertura – sento di aver perso, se non tutto, molto alla scomparsa di Zafón. Quando lessi L’ombra del vento ero un ragazzo ignaro della forza della letteratura e del valore impensabile che questa può avere sull’esistenza dell’uomo. “[…] in una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spande sulla rambla” sono stato per la prima travolto dalla sorprendente magia delle storie, dalla loro capacità di trascendere, illuminare e rinnovare la vita. Se sono un lettore, se amo i libri, è indubbiamente merito de L’ombra del vento e di Carlos Ruiz Zafón.
Perciò, la terza ragione è che, nonostante non lo abbia mai conosciuto personalmente, non posso salutarlo prima di averlo ringraziato per tutto ciò che lui, direttamente e indirettamente, mi ha fatto conoscere. Ogni riga della mia vita, letta o scritta, è in qualche modo sua. Ogni volta che entro in una libreria penso a Daniel Sempere e a suo padre, penso al Cimitero dei Libri Dimenticati, penso a Juliàn Carax, penso alla nebbia, penso al cimitero del Montjuïc, penso a Juan Mirò che vi è seppellito, penso a Victor Hugo, penso al passato, penso ai segreti, penso a mio padre, penso all’oblio, penso alle ferite che si sono rimarginate e quelle che non si rimargineranno mai. Ogni volta che stringo un libro sento di nuovo l’entusiasmo di quando da bambino mi sono immerso nella sua storia, la sua storia più grande, senza esserne più uscito; ogni volta sento crescere, rinnovata, la sorpresa, la voglia, la curiosità di vedere cosa le pagine hanno in serbo; ripensare alla sua opera mi dà la forza e la motivazione di procedere quando capita che la letteratura mi deluda o quando io, abbattuto, non trovo la forza per avanzare. Per me in ogni libro c’è qualcosa del suo. Del resto, il vento è dappertutto e con esso la sua invisibile ombra.
Dunque “non posso permettere che tu scompaia dalla mi vita” e sono sicuro che non lo farai; fin dall’inizio sapevo “che ti avrei perso e che tu non avresti mai visto in me quello che vedevo in te” ma non importa: mi hai già regalato tanto e va benissimo così.