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“Solo il disegno conta”. La straordinaria padronanza delle tecniche grafiche di Giacometti, a Chiasso

Alberto Giacometti Portraits René Wehrli (esquisses) / Portraitskizzen René Wehrli, 1964 Penna a sfera su busta 22 x 26,5 cm Kunsthaus Zürich, Grafische Sammlung, Alberto Giacometti-Stiftung, Zürich (©ProLitteris) Alberto Giacometti Portraits René Wehrli (esquisses) / Portraitskizzen René Wehrli, 1964 Penna a sfera su busta 22 x 26,5 cm Kunsthaus Zürich, Grafische Sammlung, Alberto Giacometti-Stiftung, Zürich (©ProLitteris)
Alberto Giacometti Portraits René Wehrli (esquisses) / Portraitskizzen René Wehrli, 1964 Penna a sfera su busta 22 x 26,5 cm Kunsthaus Zürich, Grafische Sammlung, Alberto Giacometti-Stiftung, Zürich (©ProLitteris)
Alberto Giacometti Portraits René Wehrli (esquisses) / Portraitskizzen René Wehrli, 1964 Penna a sfera su busta 22 x 26,5 cm Kunsthaus Zürich, Grafische Sammlung, Alberto Giacometti-Stiftung, Zürich (©ProLitteris)

La stagione espositiva 2020 (posticipata) del m.a.x. museo di Chiasso si apre nel segno di Alberto Giacometti (1901-1966). Dopo la sosta forzata a causa dell’emergenza Coronavirus, ha aperto una “prima” per il gigante esistenzialista del Novecento, curata da Jean Soldini e Nicoletta Ossanna Cavadini. Fino al 10 gennaio 2021, infatti, viene presentato il corpus grafico dell’artista svizzero: oltre quattrocento fogli e numerosi libri d’artista, provenienti dalle principali istituzioni internazionali che conservano le opere di Alberto Giacometti e da importanti collezionisti privati.

L’ambiente creativo dell’artista e dell’uomo è inoltre restituito dalle suggestive fotografie realizzate dall’amico Ernst Scheidegger che, dal 1943, ha documentato con immagini e filmati l’attività artistica e la vita privata di Giacometti. La rassegna documenta la straordinaria padronanza di Giacometti delle varie tecniche grafiche, dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla puntasecca. Sebbene sia conosciuto soprattutto come scultore e pittore, Giacometti realizzò, nondimeno, molte incisioni, espressione di una profonda ricerca artistica.

Alberto Giacometti Portrait de Maurice Lefebvre-Foinet,, 1964 Olio su tela 55 x 46 cm Kunsthaus Zürich, Alberto Giacometti-Stiftung (dono dell’artista), Zürich (©ProLitteris)
Alberto Giacometti Portrait de Maurice Lefebvre-Foinet,, 1964 Olio su tela 55 x 46 cm Kunsthaus Zürich, Alberto Giacometti-Stiftung (dono dell’artista), Zürich (©ProLitteris)
Giacometti, infatti, vedeva nel disegno e nella sua trasposizione sulla matrice, il fondamento estetico e concettuale su cui costruire le sue opere pittoriche e plastiche. Com’ebbe modo di affermare lo stesso artista, “di qualsiasi cosa si tratti, di scultura o di pittura, è solo il disegno che conta”.

È noto che egli disegnava dappertutto, sulle buste e lettere ricevute, su giornali e riviste, sull’interno del pacchetto di sigarette, al bar sui tovaglioli o sulle tovagliette di carta, sulle pareti intonacate dell’atelier e sui pannelli di legno tavolato, e più normalmente sul suo inseparabile taccuino e sull’album per gli schizzi.

Alberto Giacometti compie la sue prime esperienze di tecnica grafica in età adolescenziale seguendo i consigli del padre Giovanni, esperto xilografo. Le sue prime opere, come i ritratti di due compagni di classe (Deux camarades de classe) o quello di Lucas Lichtenhan, risalgono al 1917, in cui l’arte dell’intaglio del legno era sempre preceduta dal necessario disegno preparatorio. Dopo queste primi esercizi, l’incontro con la grafica avverrà solo quindici anni dopo, tra il 1933 e il 1935, quando, trasferitosi a Parigi ed entrato nella cerchia del Surrealismo, si dedica alla tecnica tradizionale a bulino, dimostrando grande perizia tecnica. Tra i lavori più riusciti si ricorda quella per Les pieds dans le plat di René Crevel e le quattro incisioni concepite per L’air de l’eau di André Breton, una raccolta di poesie che lo scrittore e teorico del movimento aveva composto in occasione del proprio matrimonio nell’agosto 1934 con la pittrice Jacqueline Lamba.

Alberto Giacometti Femme nue debout II, 1960-1961 Manifesto dell’esposizione Alberto Giacometti alla Galerie Maeght, 1961 Litografia 35,5 x 7,5 cm, parte litografata
Alberto Giacometti Femme nue debout II, 1960-1961 Manifesto dell’esposizione Alberto Giacometti alla Galerie Maeght, 1961 Litografia 35,5 x 7,5 cm, parte litografata

Nello stesso anno lavorò alle sue prime illustrazioni per una raccolta di poesie e incise quattro stampe calcografiche per L’air de l’eau di André Breton, intitolate La main e La fée du sel, quindi Le chevalier de paille, assieme ad Animal I e Animal II e Le serpent I e Le serpent II.

Abbandonato il Surrealismo, a causa di un litigio con lo stesso Breton, Giacometti sospende la sua produzione grafica per dieci anni. Tornerà nel 1946-47 con le illustrazioni per l’Histoire de rats di Georges Bataille, seguita nel 1949 dalla sua prima litografia, un ritratto di Tristan Tzara.

L’inizio degli anni cinquanta vede Giacometti nuovamente intento a realizzare opere grafiche, adottando la litografia come modus più vicino al risultato ottenuto col disegno. Dalla metà degli anni cinquanta in poi Giacometti incrementò molto la produzione, che arrivò a essere nel 1956 addirittura più importante e numerosa di quella plastica e pittorica. Sempre affascinato dalla scrittura e dalla poesia, era disponibile alle richieste di artisti, intellettuali e galleristi che gli commissionavano illustrazioni e frontespizi per pubblicazioni d’arte.

La ricerca di Giacometti sulla figura umana diventò progressivamente sempre più presente, trattata in maniera tematica nel 1957 nelle stampe realizzate per la rivista “Derrière le Miroir”, promossa dal gallerista-editore Maeght. Questo orientamento rifletteva le nuove preoccupazioni formali dell’artista, portandolo nelle sue sculture ad abbandonare i gruppi a favore di figure isolate e spesso di grandi dimensioni, per esprimere il profondo senso di disagio esistenziale.

Alberto Giacometti André du Bouchet I, 1955-1956 Illustrazione per il frontespizio di André du Bouchet, Dans la chaleur vacante, Paris 1961 Acquaforte 16,7 x 12,2 cm, matrice
Alberto Giacometti André du Bouchet I, 1955-1956 Illustrazione per il frontespizio di André du Bouchet, Dans la chaleur vacante, Paris 1961 Acquaforte 16,7 x 12,2 cm, matrice

In questo periodo, l’artista decide di focalizzare la sua attenzione sul ritratto per indagare il senso dell’essere umano. Giacometti ritraeva solo gli amici o chi aveva un’affinità elettiva con lui: molti di loro erano scrittori, filosofi o intellettuali. Le sessioni di posa diventavano veri e propri dialoghi fra l’artista e il soggetto e ne favorivano l’intimità e la conoscenza per la buona riuscita del ritratto stesso. La figura femminile più frequentemente ritratta fin dall’adolescenza fu la madre Annetta, mentre cuciva, sotto la lampada, in posa, o immortalata in momenti di vita quotidiana. Poi, dal 1946, la sua principale modella femminile fu Annette, sua compagna di vita e poi moglie dal 1949, soggetto privilegiato per ritratti in primo piano, ma anche per nudi femminili. Con il 1964 apparve nelle incisioni anche la sua amante Caroline, il cui ritratto è inserito nell’ultima grande campagna litografica di Paris sans fin, progetto incompiuto di un libro stampato che lo occuperà ininterrottamente dal 1958 al 1965.

Paris sans fin era la metafora visiva della vita e della città che egli amava profondamente, e che gli appariva tutto d’un colpo distante e lontana. Nella stupefacente consequenzialità delle 150 tavole litografiche Giacometti riporta la vita frenetica della metropoli, il fascino dei suoi monumenti, i bar frequentati, i musei, con visioni riprese all’esterno nelle strade, ma anche negli intimi momenti d’amore per Caroline.

ALBERTO GIACOMETTI (1901-1966).

Grafica al confine fra arte e pensiero

Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo (via Dante Alighieri 6)

9 giugno 2020 – 10 gennaio 2021

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