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I cimiteri come musei a cielo aperto. La storia di André Chabot, passeggiatore necropolitano

Père-Lachaise, Parigi

C’è spazio per l’arte dopo la sepoltura? Molte più persone di quante crediamo amano passeggiare tra tombe e mausolei, leggendo epitaffi e ammirando monumenti funebri. Il video della web serie di Arte in italiano, Ginnastica Culturale racconta la tafofilia.

La tafofilia, opposta alla tafofobia, indica un interesse morboso (e patoligico) per le tombe e i cimiteri. Eppure, non è così raro incontrare chi si interessa ai sepolcri per il loro valore artistico-culturale. Non a caso l’arte funeraria, nata ancora prima dei cimiteri con diverse funzioni culturali, esiste fin dall’alba dei secoli. Se il Père-Lachaise di Parigi è il cimitero più visitato al mondo, anche in Italia non mancano attrazioni turistiche nella categoria “campisanti”. Basti pensare al Cimitero Monumentale di Milano, in cui i visitatori fotografano i monumenti sepolcrali di note famiglie della grande borghesia industriale milanese, oltre alle tombe di personalità note del mondo dello spettacolo. O ancora, il Cimitero Acattolico di Roma, noto come degli artisti e dei poeti, che conserva i resti di John Keats e Percy Bysshe Shelley.

André Chabot, ad esempio, fotografo e designer di monumenti funebri, da oltre trent’anni dedica la propria opera alla morte. Colleziona fotografie in bianco e nero di tombe, mausolei, ipogei, catacombe e cenotafi, con cui ha costituito un archivio di oltre 195mila scatti. Tre delle sue creazioni funerarie si trovano al cimitero Père-Lachaise. Tra le sue pubblicazioni, Érotique du cimetière (1991) esplora il rapporto tra amore e morte.

Père-Lachaise, Parigi

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