Doveva essere ieri il fatidico giorno della nomina del nuovo direttore del Piccolo Teatro di Milano dopo l’ultra-ventennale mandato di Sergio Escobar, eppure così non è stato. Il consiglio d’amministrazione è stato boicottato dai due rappresentanti della regione che con la loro assenza hanno bloccato tutte le procedure.
La verità è che si tratta di uno scontro politico, da un parte Ministero e Comune appartenenti alla stessa coalizione, dall’altra la Regione in quota Lega. Perchè il nome, o meglio l’accoppiata, su cui convergere Milano e Roma la avevano trovato: Rosanna Purchia che si sarebbe portata Umberto Angelini come consulente artistico. Nulla da fare, la quota di minoranza del C.d.a ha voluta fare la voce grossa e mettere i bastoni fra le ruote. Il loro nome è Antonio Calbi che si porterebbe appresso il regista Mario Martone. In finale ci è arrivato anche Filippo Fonsatti con consulente artistico Massimo Popolizio, mentre fuori gioco sembrerebbe il quarto nome, Marco Giorgetti. Angelo Crespi ha motivato la scelta di non presentarsi come atto dovuto dopo troppe forzature: “per l’ennesima volta si sarebbe votato senza alcuna discussione, né verbalizzazione, coi voti di 4 membri del consiglio che, già si sapeva, sarebbero convogliati verso un candidato“.
Eppure l’accoppiata Purchia/Angelini sembra sulla carta realmente la migliore: una ex Piccolo Teatro quando ancora c’era Giorgio Strehler e poi direttrice del San Carlo di Napoli e il direttore artistico del Triennale Teatro d’Arte la cui programmazione è ormai da anni molto attenta alle nuove proposte e a un pubblico giovane. Che tra i due litiganti la spunti Fonsatti? Bisognerà vedere quanto terranno duro dal Ministero. Stando alle voci il Comune è stato richiamato all’ordine proprio da Roma ma l’interesse di Beppe Sala per quanto riguarda la nomina del nuovo direttore del Piccolo Teatro di Milano sembra essere davvero scarsa. Del resto stiamo parlando di un manager. L’unica certezza è che a partire dal 29 la seduta potrà essere aggiornata, dalla minoranza fanno sapere che hanno intenzione di trascinare la questione fino a settembre. Pare che l’unico modo di risolvere la questione sia una telefonata a tre tra i vertici, o chi ne fa le feci, che nel consiglio d’amministrazione sono rappresentati. Del resto è sempre una questione di poltrone, piccole o grandi sono sempre comode.