La luce, la traccia, la forma. Dal 12 settembre, la Fondazione Modena Arti Visive diventa teatro di una riflessione sulle diverse forme del linguaggio firmata Mario Cresci.
Per l’occasione, le sale di Palazzo Santa Margherita verranno riempite con opere realizzate con i mezzi più vari e tecniche sperimentali, frutto di una ricerca iniziata negli anni ’70 e ancora oggi in corso. L’arte di Mario Cresci, ligure classe ’42, si esprime da sempre attraverso una molteplicità di forme espressive. Dai video al disegno, dalle installazioni site-specific alla fotografia (questo il suo mezzo prediletto), l’artista ha portato avanti un’indagine sul reale a 360 gradi, interrogandosi in ogni modo sulla natura del linguaggio visivo.
La FMAV lo invita ora a confrontarsi con la nascita e lo sviluppo del processo fotografico. Il pretesto è fornito da L’impronta del reale. W. H. Fox Talbot alle origini della fotografia, in corso alle vicine Gallerie Estensi. Ispirandosi all’inventore della fotografia, Cresci propone una serie di opere in cui luce e segno la fanno da protagonisti.
Il segno, da sempre elemento centrale delle opere grafiche di Mario Cresci, funge in questo caso da collegamento con le incisioni ad acquaforte e bulino che, prima dell’avvento della fotografia, venivano praticate su lastre di rame per dar vita alle calcografie. Con l’evoluzione della tecnica, la mano dell’artista è venuta meno, e a sostituirla è arrivata la luce, altra grande protagonista della personale modenese.
Riallacciandosi a un lavoro concepito per l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma nel 2011, Cresci usa fotografie e video per avviare una rilettura delle opere grafiche di tre grandi artisti del passato. I segni di Giovanni Battista Piranesi, Annibale Carracci e Luigi Calamatta sono studiati da vicino e riletti in chiave nuova, in opere che diventano riproduzioni di riproduzioni della realtà.
Alla serie “Geometria non euclidea” (1964) appartiene invece Alterazione del quadrato, una riflessione sullo spostamento del punto di vista e sull’ambiguità dell’esperienza percettiva. Autoritratto è invece il ribaltamento del processo di produzione fotografica, in cui è la foto stessa a incidere la lastra di rame.
Mario Cresci sarà inoltre docente del Master sull’immagine contemporanea della Scuola di alta formazione di Fondazione Modena Arti Visive, in cui giovani artisti avranno la possibilità di formarsi con i grandi artisti protagonisti delle esposizioni della FMAV.
Informazioni utili
Mario Cresci. La luce, la traccia, la forma
12 settembre 2020 – 10 gennaio 2021
Fondazione Modena Arti Visive