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Tra fotografia e scienza. Il grido d’aiuto dei ghiacciai in una mostra dedicata al Monte Rosa

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Ricerca scientifica e fotografica si fondono per un viaggio attraverso i ghiacciai, sentinelle del cambiamento climatico. Va in scena nella cornice ideale del Forte di Bard il progetto quadriennale L’audieu des glaciers, che ha preso il via con un focus sul Monte Rosa.

Proprio in questi giorni, giornali e telegiornali parlano di Pine Island e Thwaites, due ghiacciai dell’Antartide che si stanno rompendo, contribuendo con il loro scioglimento a circa il 5 % dell’innalzamento globale delle acque dei mari. Purtroppo, pare che ormai fatti come questi non facciano più notizia: ci siamo (tristemente) assuefatti agli allarmi di scienziati da ogni dove. Forse riuscirà ad attirare la nostra attenzione sul cambiamento climatico il Forte di Bard, che ha scelto di gettare luce su realtà che ci toccano più da vicino: il momento critico della vita dei ghiacciai che circondano la Valle D’Aosta. L’ambizioso progetto quadriennale, dal titolo L’adieu des glaciers, prende il via con una mostra dedicata al Monte Rosa: il massiccio montuoso più esteso delle Alpi, il cui nome deriva proprio dal termine dialettale rouése o rouja, che significa ghiacciaio.

Bene Bizzozero, Accampamento ad Indra con Angelo Mosso, fine ‘800

La ricerca fotografica è affiancata da quella scientifica: testimonianze e documenti contribuiscono a divulgare il messaggio che i ghiacciai ci trasmettono in modo visivo immediato. Per quanto riguarda la parte fotografica, la mostra ripercorre la vita dei ghiacciai del Monte Rosa attraverso le storie di coloro che hanno legato la propria vita alla montagna. 100 fotografie, dalle professionali alle più amatoriali, tracciano la vita dei ghiacciai nel corso degli anni, componendo un (doloroso) confronto tra le epoche, che testimonia il progressivo variare del paesaggio con il rapido scioglimento dei ghiacci. Basti pensare che le Alpi europee hanno perso circa la metà del loro volume dai primi del Novecento, con un’evidente accelerazione a partire dagli anni ’80.

A livello globale, una inequivocabile rappresentazione del dramma è quella nel confronto fotografico tra l’immagine panoramica del ghiacciaio Upsala nella Patagonia argentina, realizzata da Alberto Maria De Agostini nel 1931 e la fotografia realizzata dalla stessa prospettiva da Fabiano Ventura nel 2016. A fare altrettanto con il Gruppo del Monte Rosa è invece il parallelo tra una gelatina ai sali d’argento del 1896 di Francesco Negri e un fotomosaico digitale di Enrico Peyrot del 2019.

Confronto storico-contemporaneo. Francesco Neri, Il Gruppo del Monte Rosa, Ripresa panoramica dalla vetta del Monte Zerbion distante 18 km ca. 1896 – Enrico Peyrot, Il Gruppo del Monte Rosa, Ripresa panoramica dalla vetta del Monte Zerbion distante 18 km ca. 2019

Eppure, le numerose immagini in mostra testimoniano anche un altro fatto: il solido legame tra l’uomo e la montagna, rapporto che custodisce la radice della nostra esistenza. La montagna è sinonimo di ignoto e avventura, conquistarne le vette è una costante sfida, raggiungerle è l’unica via per avvicinarci al cielo. È nostro dovere, dunque, difenderne la conservazione.

Si parte da fine ‘800, con le lastre a gelatina bromuro d’argento che ritraggono lo scienziato-alpinista Angelo Mosso e i collaboratori durante le sue spedizioni sul Monte Rosa, dove portava avanti gli studi sulla fisiologia dell’alta quota. Ci sono, degli anni ’20 e ’30 del Novecento, le fotografie di Umberto Monterin, glaciologo e climatologo che dedicò la propria vita al Monte Rosa: dagli scatti ai ghiacciai principali a quelli che lo ritraggono in momenti di svago con la famiglia. Non mancano i paesaggi montuosi visti da Vittorio Sella, Ernesto Curtaz e altri autori che della montagna s’erano innamorati. O ancora, le stereofotografie realizzate a cavallo tra Ottocento e Novecento dall’appassionato fotografo dilettante Egon Beck Peccoz. Infine, un focus su quattro generazioni di fotografi legati a Gressoney-Saint-Jean, e un altro sul Trofeo Mezzalama, che dal 1935 si è affermata quale una delle massime competizioni sci-alpinistiche mondiali.

Luogotenente Stefano Jeantet, XX edizione del Trofeo Mezzalama, 2 maggio 2015

 

Informazioni

Fino al 6 gennaio 2021

Forte di Bard, Valle d’Aosta

Orario feriale 10.00-18.00

Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00

Lunedì chiuso

 

*Autore non identificato Gressoney-La-Trinité, Ghiacciaio Indren. Operazioni all’ablatografo e al carotatore, 1933

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