La Casorati, neodirettrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, scrive ad ArtsLife per puntualizzare le sue dichiarazioni che hanno aperto un dibattito sul tema arte-lavoro
Che la presa di posizione fosse da prendere con il beneficio di inventario, anche se proveniente da un documento ufficiale, ora intuibile, e noi stessi nell’articolo per certi versi lo suggerivamo. Quando precisavamo che avveniva “senza ulteriormente contestualizzare l’affermazione”. Ma comunque la questione – come era prevedibile – ha dato il là ad un articolato dibattito, ovviamente amplificato dai social network.
Parliamo della notizia dell’elezione di Cecilia Casorati a direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, che noi di ArtsLife abbiamo data il 19 settembre, riportando contestualmente alcune affermazioni della storica e critica d’arte nella riunione in cui i candidati presentavano i propri programmi. In particolare un passaggio, nel quale la Casorati rispondeva a una professoressa. Che aveva chiesto opinioni sul ruolo dell’Accademia rispetto alla “formazione di persone che possano essere inserite nel mondo del lavoro”. Affermando – risulta dal verbale della riunione – che “la vera vocazione dell’Accademia è l’arte, che non è propriamente un lavoro”.
Ora la nuova direttrice sceglie di contestualizzarle, quelle parole: e scrive ad ArtsLife chiedendo di ospitare le sue precisazioni. Lo facciamo con piacere…
L’articolo sulla mia elezione a direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma mi da la possibilità di chiarire le dichiarazioni fatte durante il Collegio dei Docenti. Riassunte in un verbale che, per ovvi motivi di sintesi, riporta parzialmente quanto è stato detto. Per mancanza di tempo e soprattutto per un vago senso di noia, frequento raramente i social network e, dunque, non ho potuto partecipare al dibattito provocato dalle mie parole su Facebook.
Durante il Collegio, affrontando l’argomento formazione e lavoro, ho voluto esporre le diverse possibilità che offre l’ampia offerta formativa dell’Accademia. E ho sottolineato l’esigenza di sviluppare l’ufficio Placement e di aumentare le convenzioni con le imprese e le aziende. In modo da agevolare gli studenti a trovare una collocazione produttiva alla fine del corso di studi.
Non ho ritenuto opportuno, pur conoscendo la complessità dell’argomento, evitare di parlare di chi s’iscrive in Accademia per fare l’artista. Continuo a pensare che per queste ragazze e per questi ragazzi, che frequentano l’Accademia perché credono che l’arte possa diventare la propria vita, non esistano convenzioni e uffici Placement e neppure messaggi che possano fornire delle indicazioni certe.Noi docenti possiamo dar loro una metodologia della pratica artistica, una consapevolezza dei linguaggi, una conoscenza della storia e del sistema dell’arte, poi esiste la passione degli studenti e su questa e con questa si può lavorare.
L’arte è un lavoro? Per me lo è stato e continua a esserlo, ma come ho detto in quel Collegio dei Docenti e ripeto ora: a questa domanda non so rispondere! È un argomento complesso che non può esaurirsi nelle poche battute di replica a un articolo. Credo che sia un tema importante e di grande attualità, come dimostra l’interesse suscitato da una mia frase “decontestualizzata”, che merita un approfondimento. È mia intenzione organizzare un talk per discutere e analizzare il grande potenziale produttivo dell’offerta formativa dell’Accademia di Belle Arti.
Cecilia Casorati