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L’alba di un mito. I disegni del giovane Le Corbusier nella mostra di Mendrisio

“Scultura su legno del museo di Cluny”, 1909, mina e matita su carta, datato "30 juin 1909", coll. privata, Svizzera, fotografia © Éric Gachet
“Scultura su legno del museo di Cluny”, 1909, mina e matita su carta, datato “30 juin 1909”, coll. privata, Svizzera, fotografia © Éric Gachet

Il giovane Le Corbusier raccontato dal Teatro dell’architettura di Mendrisio. La mostra I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916 si concentra sul periodo iniziale della carriera dell’architetto. Curata da Danièle Pauly, l’esposizione è visitabile dal 19 settembre 2020 al 24 gennaio 2021.

C’è sempre quel momento appena prima. Quando ancora i destini non sembrano segnati e i successi niente affatto scontati. Nella vita di un uomo questo momento può rappresentare addirittura un decennio. Può essere, nel caso di un artista, il periodo di formazione dove il suo talento suscita attesa e curiosità, senza però la certezza che questo debba inevitabilmente tradursi in un successo sicuro.

Cogliendo il fascino di questo momento iniziale, di promessa che si accompagna a incertezza, il Teatro dell’architettura Mendrisio dedica un’esposizione al giovane Le Corbusier. Nell’arco di tempo preso in considerazione dalla mostra – 1902-1916 – il grande architetto era ancora Charles-Edouard Jeanneret. Un ragazzo in procinto di entrare all’Ecole d’arts appliqués di La Chaux-de-Fonds, sua città natale, e che successivamente si trasferirà in Francia, dove avvierà il proprio studio d’architettura a Parigi. Sono più di 80 i disegni originali, molte dei quali inediti, che raccontano l’alba del mito di Le Corbusier.

Si parte dunque con gli anni scolastici – 1902-1907 – dove il giovane Charles-Edouard Jeanneret utilizza il disegno come forma di comprensione e integrazione con il mondo. Durante gli studi di arti applicate ha la possibilità di spaziare tra discipline distanti come l’orologeria e l’architettura, affondando idealmente nei meccanismi che reggono il mondo: il tempo e lo spazio. La componente poetica la trovava nei musei della Francia e non solo, dove si recava per disegnarne le opere.

Mostra “I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916” | © Enrico Cano Teatro dell’architettura Mendrisio, interno, Università della Svizzera italiana | Architetto: Mario Botta

Per Le Corbusier il disegno è dunque analisi, ma anche espressione lirica e strumento al servizio della memoria.

Come per esempio gli schizzi realizzati nel corso dei suoi viaggi, come quello intrapreso tra il 1907 e il 1911. Incoraggiato dal suo mentore William Ritter, intraprende una serie di viaggi di studio una volta conclusa l’università: in Italia nel 1907 per lo studio del Medioevo e della pittura della scuola ‘primitiva’ italiana; il soggiorno a Parigi nel 1908-1909 con l’apprendistato nell’atelier dei fratelli Perret, gli studi su Notre-Dame e i disegni realizzati nei numerosi musei della città; nel 1910 in Germania, con un periodo da apprendista nell’atelier berlinese di Peter Behrens e un tour che tocca diverse città tedesche. Questi si concludono nel 1909 con la lunga peregrinazione in Oriente, un’esperienza che influenzerà profondamente i suoi progetti negli anni a venire.

Come detto nella mente razionale di Le Corbusier trovava spazio anche un approccio più intimistico all’arte. L’ultima sezione della mostra racconta così del ritorno a La Chaux-de-Fonds (1912-1916), dove Le Corbusier insegna, intraprende l’attività di architetto e si dedica alla pittura e al disegno di una serie di paesaggi, ritratti, scene di famiglia, di nudi femminili e di nature morte, che già preannunciano i soggetti della seconda fase della sua produzione artistica, dove prevarrà il lavoro di ispirazione purista.

Notre-Dame de Paris, galleria superiore, 1908 , mina, carboncino e inchiostro diluito su carta color bistro, datato “juin 08”, coll. privata, Svizzera, fotografia © Éric Gachet
Paesaggio con montagne azzurre, 1910, mina, acquerello e gouache su carta vergata, firmato e datato “Ch. E. Jt./A Munich 1910”, coll. Éric Mouchet, Parigi, fotografia © Éric Mouchet

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