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Come il metallo assorbe la musica: la prima italiana di Kennedy Yanko, a Milano

Kennedy Yanko. Photo Michele Sereni
Kennedy Yanko. Photo Michele Sereni

Il metallo si fonde con la musica in Because it’s in my blood. Per la sua prima mostra italiana, Kennedy Yanko propone sette opere ispirate alla cantante e attivista Betty Davis. Appuntamento alla Galleria Poggiali, Milano, dal 24 settembre al 20 novembre 2020.

Il metallo fonde trovando sempre forme nuove e imprevedibili. Può accadere anche che una strana combinazione di metallo di riuso e lattice dipinto si unisca alle note di una canzone risalente al 1975. Parliamo di F.U.N.K., singolo di Betty Davis contenuto in Nasty Gal, che per arbitrario volere dell’arte si cristallizza nelle opere astratte di Kennedy Yanko (St. Louis, 1988).

L’artificio è reso possibile dall’artista newyorchese, che ha dedicato la sua nuova serie di opere alla cantante simbolo di una generazione. Celebre la sua lotta per l’emancipazione sia del genere femminile che della comunità afroamericana. Sentimenti che uniscono tutti, non solo le minoranze in questione. Una battaglia ancora attuale che tutti possiamo combattere. Per questo la Galleria Poggiali dà spazio nella sua sede di Milano a Because it’s in my blood, prima personale italiana di Kennedy Yanko. Il legame con Betty Davis emerge dunque fin dal principio, dal momento che il titolo dell’esposizione prende ispirazione proprio da F.U.N.K.. La canzone raccoglie tutte le istanze libertarie della cantante e attivista, insofferente verso le ingiuste regole imposte dalla società e veemente nel gridare i propri diritti.

Kennedy Yanko, Crow, June 2020. Paint skin, copper 67 x 51 x 25 in/ 170 x 129,5 x 63,5 cm. Foto Martin Parsekian. Courtesy l’artista

Kennedy Yanko, colma delle idee di Betty Davis, le ha plasmate in modo del tutto personale nelle 7 nuove opere che presenta in mostra. Opere di dimensioni variabili, dalle più piccole, Jimmie e Space che possono essere osservate nella loro interezza, alla più grande Crow, che occupa una parete intera. Tutte, come detto, realizzate in metallo. Un materiale dal sapore inevitabilmente industriale, che l’artista però rivendica nella sua personalissima visione.

Il metallo è composto di atomi come il resto della materia e ha la capacità di mutare, trasformarsi e cambiare.

E così muta anche l’essenza delle canzoni e delle parole usate da Davis, che trovano nuova vita nei titoli delle opere di Yanko. Un tributo che allaccia ulteriormente le due forme d’arte, rafforzando quel rapporto di suggestione reciproca che il progetto intende evocare.

Proprio su questa tensione fra il riferimento dichiarato a Davis e la cripticità delle opere, totalmente astratte e perciò prive di appigli simbolici, si gioca la poesia della mostra. Because it’s in my blood vuole attivare un certo spirito sovversivo, invitando l’osservatore a mettere in discussione ciò che vede. Come connettere l’ambiguità delle sculture al messaggio diretto di Betty Davis?

Allo spettatore dunque il compito di esaminarle e riesaminarle, affinando quel senso critico a cui la cantante inneggiava con la sua voce. Il libero pensiero, l’assenza di censure, il diritto d’espressione. Niente di questo sarebbe possibile senza la disponibilità a comprendere quel che ancora non si conosce. Un passaggio difficile, ma fondamentale nell’ottica di una crescita individuale e collettiva.

Kennedy Yanko, Disappear, 2020, Paint skin, copper 76x23x15in/193×58,5x38cm. Foto Martin Parsekian. Courtesy l’artista

Informazioni utili

Kennedy Yanko – Because it’s in my blood

Dal 24 settembre al 20 novembre 2020

Galleria Poggiali, Milano, Foro Buonaparte, 52

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